REALITY di Matteo Garrone (2012)

Reality, tra incubo e fiaba con Matteo Garrone - Panorama 

A distanza di quattro anni dal successo  di critica e di pubblico ottenuto con Gomorra, il regista romano Matteo Garrone, classe 1968, torna a vincere il prestigioso Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes, questa volta con un soggetto originale di graffiante attualità.

Reality, titolo quanto mai esemplificativo, chiaro, limpido ma al contempo portatore di un duplice significato (il reality-show massmediale, illusorio, boccaccesco e la dura realtà che sopporta quotidianamente la gente comune), è una lucida analisi, non priva di una pungente ironia, della deriva esistenziale a cui deve far fronte un pescivendolo napoletano, felicemente sposato e padre di tre figli, nel momento in cui realizza di non aver superato le selezioni per partecipare alla prossima edizione del Grande Fratello.

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ELLES di Malgoska Szumowska (2012)

In Francia secondo una statistica, ogni anno 40.000 studenti si prostituiscono per pagarsi gli studi. Una tendenza che coinvolge molti paesi europei, dalla vicina Italia fino alle più prestigiose università inglesi. Nasce proprio da questo spunto di cronaca Elles, film della regista polacca Malgoska Szumowska con Juliette Binoche, Anais Demoustier e Joanna Kulig. La pellicola è stata presentata nella sezione Panorama dell’ultimo Festival Internazionale del cinema di Berlino. Leggi tutto

L’ERA GLACIALE 4 di Steve Martino e Mike Thurmeier (2012)

iceage4 5 1 ff1 poster1Sembra ieri che il piccolo e maldestro Scrat rincorreva la sua prima ghianda, il vero amore della sua vita, dando inizio al primo capitolo dell’Era Glaciale. Era il 2002, e 10 anni dopo siamo arrivati al 4° capitolo delle avventure di Sid, Manny e Diego, alle prese, dopo il disgelo e i dinosauri, con la deriva dei continenti. Ancora una volta, infatti, è Scrat a piantare la sua preziosa ghianda nel punto sbagliato, questa volta arrivando al centro della terra e provocando la scissione delle placche, dando vita alla geografia mondiale che ora conosciamo. E, mentre la famiglia di Sid, dopo aver abbandonato lui, gli lascia anche la nonna in custodia, Manny è alle prese con il suo nuovo ruolo genitoriale, con tanto di irritantissimi mammuth che si esprimono con slang da teenager. Si poteva temere una trama incentrata sul rapporto genitore/adolescente, e invece la frattura del terreno porta i tre protagonisti a vivere una nuova avventura, perché nei mari gelati, i pirati già esistevano.

 

 

 

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THE FIVE-YEAR ENGAGEMENT di Nicholas Stoller (2012)

Da qualche anno, la commedia made in Hollywood appare dominata da un solo, “famigerato”, nome: Judd Apatow. La sua egida produttiva è responsabile di un lungo numero di titoli che vanno da Suxbad – Tre menti sopra il pelo a Molto incinta, da Strafumati a Le amiche della sposa, fino al recente Nudi e felici. Tutti film più o meno di culto, che hanno imposto al genere il dominio di un vero e proprio Apatow’s touch: un mix di comicità e dramma, con dialoghi spesso sboccati ma intelligenti. L’ultima pellicola in ordine di tempo è The Five-Year Engagement (per la regia di Nicholas Stoller), titolo che per qualche strano motivo i distributori italiani non si sono preoccupati di tradurre.

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MAGICAL MYSTERY TOUR dei Beatles e Bernard Knowles (1967)

5454-Magical-Mystery-Tour-film-dei-BeatlesRoll up, roll up for the mystery tour. Roll up, roll up for the mystery tour.
Roll up (and that’s an invitation), roll up for the mystery tour.
Roll up (to make a reservation), roll up for the mystery tour.
The magical mystery tour is waiting to take you away,
Waiting to take you away.

 

 

“Un misterioso, magico viaggio sta venendo a prenderti. E questo è un invito.”

E’ il 1967 quando i Beatles, reduci dalle fatiche del Sgt. Pepper, si lanciano nella realizzazione del Magical Mystery Tour, progetto nato dall’omonimo singolo, che diede origine prima ad un film e poi ad un album. Ideato e strutturato principalmente da Paul McCartney che, dopo la morte per overdose del manager Brian Epstein, si era imposto come guida del gruppo (scatenando non pochi malumori tra gli altri componenti), il Magical Mystery Tour nasce come metafora della vita e della scoperta di se stessi, oltre a rimandare all’idea di trip come viaggio allucinogeno, in linea con il periodo psichedelico beatlesiano: il 1966 e 1967 furono anni densi di sperimentazioni, musicali e non, che diedero vita a capolavori non certo esenti da riferimenti alle droghe usate dai Fab Four (un esempio su tutti, il più celebre: Lucy in the Sky with Diamonds).

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MAGIC MIKE di Steven Soderbergh (2012)

“People who live in society have learnt how to see themselves, in mirrors, as they appear to their friends. I have no friends: is that why my flesh is so naked?” Così Sartre sembra parafrasare l’intera storia di Magic Mike, un film spettacolare e crudo grazie al quale Soderbergh sembra ritrovare una vena creativa del tutto affievolitasi negli ultimi anni. Leggi tutto

I BAMBINI DI COLD ROCK di Pascal Laugier (2012)

Il destino per i registi del noveaux horror francese sembra segnato: promettenti risultati in patria all’insegna della violenza postorganica e della lucidità formale, promozione a Hollywood e inevitabile scivolone, forse per l’emozione di avere grossi budget e grossi nomi tra le mani. È successo ad Alexandre Aja che dopo aver firmato l’interessante Alta Tensione (2003) si accontenta di un remake americano del craveniano Le colline hanno gli occhi (2006), a Xavier Gens che passa dallo slasher con nazisti debitore di Tobe Hoope di Frontiers – ai confini dell’inferno al pressoché ignorato post-apocalittico The Divide (2012) e succede anche a Pascal Laugier, autore del sanguinolento e controverso Martyrs (2008).

Lontano anni luce dalle provocazioni, pur criticabili per molti aspetti, del film francese, Laugier si trova a dirigere una pasticciata e a tratti incomprensibile vicenda che vorrebbe, ma non riesce, mescolare horror, thriller e gotico, facendo leva su uno dei grandi spauracchi di sempre: il babau.

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CANDIDATO A SORPRESA di Jay Roach (2012)

L’Italia si sa, sta attraversando un periodo storico in cui comicità e politica per la prima volta tendono a sovrapporsi. In un paese che ha poca voglia di ridere, ci sono politici che raccontano barzellette e comici che fondano movimenti. Dagli Stati Uniti, paese dove questa tendenza non ha ancora bene attecchito, arriva il tentativo cinematografico di fotografare in chiave umoristica la contemporanea campagna elettorale. Candidato a sorpresa (The Campaign), diretto da Jay Roach e interpretato da Will Ferrell e Zach Galifianakis, è una commedia travestita da satira pungente.

Cam Brady (Ferrell) e Marty Huggins (Galifianakis) si sfidano senza esclusioni di colpi in Carolina del Nord. Cam è il vincitore uscente, mentre Marty è lo sfidante sfigato promosso e finanziato da due magnati che vogliono importare manodopera cinese per risparmiare le spese di spedizione. Nonostante i due candidati abbiano uno staff che curi la loro comunicazione, le gaffe caratterizzeranno una campagna all’insegna della lotta verbale e fisica.

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IL ROSSO E IL BLU di Giuseppe Piccioni (2012)

L’interesse del cinema nei confronti dell’istituzione scolastica è ormai un dato di fatto. Basti pensare a La classe di Laurent Cantet, Palma d’Oro a Cannes 2008  o al recente Detachment sul sistema d’istruzione americano, con protagonista Adrien Brody. E anche in Italia si è sentito il bisogno di tornare ad indagare quel micro mondo fatto di aule, banchi e cattedre (uno dei film capostipite del genere scolastico made in Italy  è sicuramente La scuola di Daniele Luchetti, datato 1995) A pensarci stavolta è Giuseppe Piccioni, con la trasposizione del sorprendente romanzo di Marco Lodoli Il rosso e il blu, edito da Einaudi. Sullo sfondo di una scuola romana di periferia si intrecciano le storie e le evoluzioni caratteriali di tre persone.

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WOODY di Robert B. Weide (2012)

Tutto quello che avreste voluto sapere su Woody Allen… ma non avete mai osato chiedere. Dopo la scorpacciata veneziana (da La nave dolce di Daniele Vicari a Bad 25 di Spike Lee) si torna a parlare di cinema documentario con Woody, omaggio al regista di Io e Annie (1977) e Zelig (1983) – questi appaiono oggi i due titoli più importanti della sua carriera – diretto da Robert B. Weide, autore più noto per il piccolo che per il grande schermo. In effetti, Woody è un progetto nato  da un’idea della rete televisiva americana PBS, che l’ha anche prodotto, prima che venisse distribuito nei cinema di diversi paesi del mondo. Più  biopic che documentario, il film segue tutta la vita di Allen, dall’infanzia ai primi ingaggi adolescenziali, come barzellettiere per comici e quotidiani, fino ai successi televisivi e, soprattutto, cinematografici. Infatti, forse non tutti sanno che, Allen è stato anche un autore del piccolo schermo, un cabarattista, un ospite di talk show, prima di esordire alla regia con Che fai, rubi? del 1966.

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È STATO IL FIGLIO di Daniele Ciprì (2012)

419398Primo film italiano ad essere presentato in concorso alla Sessantanovesima edizione della Mostra del cinema di Venezia, E’ stato il figlio è stata una delle rivelazioni di questo Festival. Tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Alajmo, il film diretto da Daniele Ciprì (che firma la regia, per la prima volta, senza Franco Maresco), racconta la deriva di una famiglia palermitana, i Ciraulo, che, dopo la morte della figlioletta uccisa in una sparatoria tra mafiosi, riceve un risarcimento di 220 milioni; l’evento, ancor più del lutto, avrà conseguenze devastanti.  

 

 

 

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PIETA’ di Kim Ki-duk (2012)

  pietaNon pensi mai, scultore né artefice raro, potere aggiungere di disegno né di grazia, né con fatica poter mai di finezza, pulitezza e di straforare il marmo tanto con arte, quanto Michelagnolo vi fece, perché si scorge in quella tutto il valore et il potere dell’arte

Giorgio Vasari, parlando de La Pietà di Michelangelo

 

Kim Ki-duk è tornato. È tornato davvero. Al suo livello. In pochi l’avrebbero pronosticato dopo l’evento che lo allontanò dal mondo del cinema nel 2008. La storia è cosa nota: durante le riprese di Dream, la quindicesima poesia di Kim, un incidente sul set mise a rischio la vita di un’attrice del cast. Da quel momento, il regista sparì in una sorta di ritiro spirituale, una parentesi catartica raccontata nel documentario autobiografico Arirang, che poco più di un anno fa segnò il ritorno dell’autore coreano sulle scene mondiali. A Cannes, dove vinse il premio della sua categoria. Ma da quel luogo, innevato e surreale, dove l’abbiamo visto, nel documentario sopracitato, piangere, mangiare, soffrire, Kim sembra essere sceso realmente soltanto oggi.        

 

 

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PROMETHEUS di Ridley Scott (2012)

prometheus posterE’ stato il film delle attese. Sono passati trentatré anni prima che Ridley Scott decidesse di riprendere le redini della sua creatura, e ci sono voluti quasi quattro mesi perché in Italia la pellicola uscisse come nel resto del mondo. Ora, dopo cotanta pazienza, ci si chiede: ne è valsa la pena? Prometheus, diretto da Scott e interpretato da Noomi Rapace, Michael Fassbender, Charlize Theron e Logan Mashall-Green, nasce come un prequel di Alien, per poi crescere come progetto assestante.

Dopo aver scoperto un interessante disegno rupestre in Scozia, Elizabeth (Rapace) e Charlie (Marshall-Green) riescono a ottenere i fondi per una missione intergalattica alla ricerca della costellazione rappresentata dagli antenati. L’equipaggio del vascello spaziale Prometheus, composto tra gli altri dall’androide David (Fassbender) e dall’algido capitano Meredith (Theron), resterà sbigottito dalle numerose presenze che abitano l’inesplorato pianeta.

 

 

 

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CHE COSA ASPETTARSI QUANDO SI ASPETTA di Kirk Jones (2012)

Che-cosa-aspettarsi-quando-si-aspetta coverDiventare madre, aspettare quei fatidici 9 mesi per poi poter coccolare il proprio bambino, e amarlo per tutta la vita. Questo il sogno delle coppie felici, un desiderio che, nella maggior parte dei casi, è presente nel cuore di quasi tutte le donne. Eppure la maternità ha diversi lati, e non sempre è l’idilliaca immagine che ci viene donata dal grande schermo. Kirk Jones, attraverso Che cosa aspettarsi quando si aspetta, vuole raccontare questi lati “nascosti” e lo fa attraverso differenti vicende e diversi personaggi: Jules (Cameron Diaz) è una ballerina di successo fidanzata con Evan (Matthew Morrison), Holly (Jennifer Lopez) è una fotografa in perenne situazione di precariato, Wendy (Elizabeth Banks) e Gary (Ben Falcone) sono una coppia di sposini, mentre il padre di Gary, Ramsey (Dennis Quaid), eternamente in competizione con il figlio, è sposato con la giovanissima Skyler (Brooklyn Decker). A queste coppie si aggiungono Marco (Chace Crawford) e Rosie (Anna Kendrick), giovani che si rincontreranno dopo tanti anni.

 

 

 

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L’INTERVALLO di Leonardo Di Costanzo (2012)

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Presentato a Venezia nella sezione Orizzonti, L’Intervallo di Leonardo Di Costanzo è la dimostrazione evidente del buono stato di salute che sta attraversando il cinema italiano (basti pensare all’elevato tasso artistico di opere recenti come Il primo uomo,  Romanzo di una strage, Diaz). Il regista ischitano, dopo un passato di documentari, esordisce con un lungometraggio di finzione mettendo in luce importanti doti registiche e narrative. La trama, solo all’apparenza semplice, prende spunto dalla quotidianità: periferia di Napoli, in un enorme edificio abbandonato, una ragazza e un ragazzo si ritrovano per motivi diversi ad essere prigionieri. Veronica (Francesca Riso), ha commesso uno sgarro al capoclan del suo quartiere. Non viene mostrato che cosa la ragazza abbia combinato. Sappiamo solo che l’hanno rinchiusa in questo luogo fatiscente senza nessun motivo specifico. Salvatore (Alessio Gallo), è un impacciato venditore ambulante di granite, costretto a fare da cane da guardia  alla coetanea.

 

 

 

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