“Nessun ospite mi aveva mai fatto sentire così in colpa per ciò che ero. Ma d’altronde, nessun altro ospite si era trattenuto per lamentarsi della situazione.”
Era inevitabile.
Dopo l’enorme, planetario successo della Twilight Saga (Twilight, New Moon, Eclipse, Breaking Dawn), un’altra opera della scrittrice statunitense Stephenie Meyer è stata adattata per lo schermo: trattasi di The Host, fedelissima trasposizione dall’omonimo romanzo datato 2008. E francamente non se ne sentiva il bisogno.
In un futuro prossimo venturo la Terra è stata colonizzata da una razza aliena, le “Anime”, il cui scopo primario è eliminare ogni tipo di violenza per far regnare pace e serenità sul pianeta rendendolo un posto migliore. Nobile intento, se non fosse per l’annientamento di migliaia di umani i cui corpi sono stati occupati dagli invasori: tra questi c’è Melanie Stryder (Saoirse Ronan), ribelle facente parte della resistenza insieme al fratello Jamie (Chandler Canterbury) e al fidanzato Jared (Max Irons). L’anima a lei assegnata, Viandante, ha il compito di sondare i ricordi dell’ospite per ottenere informazioni utili a catturare i sopravvissuti ma, ben presto, viene influenzata e plasmata da emozioni e pulsioni umane, schierandosi sul fronte opposto.
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