DIE FRAU DES POLIZISTEN (THE POLICE OFFICER’S WIFE) di Philip Gröning (2013)

locandina-film-die-frau-des-polizistenIl cinema tedesco arriva in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia grazie all’affascinante dramma psicologico di Philip Gröning, autore interessato alla medicina e alla filosofia noto principalmente per il documentario sulla vita dei monaci certosini in un convento francese Il grande silenzio del 2005 (di cui curò regia, soggetto, sceneggiatura, fotografia e montaggio) che riscosse un notevole successo di critica, aggiudicandosi il Premio speciale della giuria al Sundance Film Festival, dopo essere stato presentato nella sezione Orizzonti alla kermesse veneziana.

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PHILOMENA di Stephen Frears (2013)

 Quando un prodotto audiovisivo è in grado di mettere in scena una storia di sentimenti primigeni come se fosse una elegia poetica merita sicuramente un plauso speciale. È il caso questo di Philomena, il nuovo film del britannico Stephen Frears, presentato in concorso alla 70esima edizione del Festival di Venezia.

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CHILD OF GOD di James Franco (2013)

 Dopo quel ritratto disperato del mondo redneck visto ieri in Joe, Venezia 70 ospita un altro viaggio nel cuore nero dell’America rurale. A guidarci è stavolta l’incredibilmente eclettico James Franco (attore-regista-artista visivo-più varie ed eventuali) che porta in concorso Child of God, tratto dall’omonimo romanzo scritto nel 1973 da Cormac McCarthy e parte di una trilogia da lui dedicata a grandi scrittori americani, dopo As I Lay Dying (da Faulkner) e prima dell’imminente Bukowski.

Tutto si può dire di Franco, ma non che gli manchi l’ambizione. Se McCarthy è probabilmente uno dei più grandi romanzieri contemporanei (sfruttatissimo al cinema, da Non è un paese per vecchi a The Road), Child of God è materia ardua e difficile da far digerire al grande pubblico: la storia di Lester Ballard, pazzo solitario che vive nei boschi del Tennessee degli anni 50 e diventa un serial killer necrofilo, è interamente basata sulle azioni folli ed estreme del suo protagonista, interpretato dal semisconosciuto Scott Haze che si cimenta in una performance di impressionante potenza (Franco si è ritagliato solo un piccolissimo ruolo).

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THE CANYONS di Paul Schrader (2013)

the-canyonsL’ottusità è la cifra stilistica dell’atteso The Canyons, fuori concorso a Venezia. Esordio alla sceneggiatura dell’ex autore di culto Bret Easton Ellis, ormai lontano dai fasti dei suoi American Psycho e Glamorama, il film, di rara bruttezza, mette in scena un campionario umano di facce attonite e scolorite. Ottusi sono i dialoghi e il pessimo script (sorry about that, Bret), ottuse le espressioni dei protagonisti, ottuso lo sguardo dello spettatore che subisce la noia, l’insensata inutilità e i cliché ritriti senza capire dove The Canyons stia andando.

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VENEZIA 70. Fuori Concorso. Giorni 1, 2 e 3

sion sonoWHY DON’T YOU PLAY IN HELL, di Sion Sono (2013) – Orizzonti


Dopo aver riflettuto riguardo al post Fukushima, Sion Sono si concede una piccolo parentesi più leggera e ludica con questa commedia dalle tinte demenziali e metacinematografiche. Il regista nipponico crea un omaggio a un cinema che non c’è più, un omaggio alla pellicola, all’artigianalità di quest’arte e alla passioni di giovani aspiranti artigiani. Lo fa con quest’opera divertente e leggere ma comunque complessa nella sua struttura narrativa (3 diversi piani, 3 diverse storie con altrettanti protagonisti che si intrecceranno nella seconda parte) e nel suo girato. Il regista nipponico dimostra di saperci fare e soprattutto di sapere dove voler condurre la sua flotta. Il film, oltre a rilfettere in qualche modo su se stesso, ha come filone comune di tutte le storie la ricerca di un obiettivo. Ogni personaggio ha un sogno e vuole portarlo a termine. Sembra una morale un po’ da adolescenti, e forse lo è, viste anche le tinte di cui spesso viene ricoperto il film.

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JOE di David Gordon Green (2013)

locandina-joe“Fuck to this day.”

 

Scatenato dopo l’Orso d’Argento per la regia ottenuto a Berlino 2013 con Prince Avalanche, David Gordon Green torna alle atmosfere festivaliere (in questo caso veneziane) presentando in concorso il film Joe, tratto dall’omonimo romanzo del 1991 di Larry Brown. Star della pellicola, Nicolas Cage, atteso al varco dopo una serie di interpretazioni non propriamente riuscite. E il risultato, sorprendentemente, non delude, anzi.

 

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TRACKS di John Curran (2013)

venezia-film-tracksPresentato in concorso alla 70ª edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, prima di approdare anche al Toronto International Film Festival, Tracks è il settimo lungometraggio del regista e sceneggiatore statunitense John Curran, autore versatile capace di muoversi all’interno di un cinema mainstream non privo di velleità autoriali, frutto del suo solido background nelle produzioni indipendenti. In questa sua ultima fatica, però, ricerca formale e spunti personali lasciano il posto ad una vicenda tanto piatta quanto noiosa, studiata con il solo scopo di incontrare i favori di un grande pubblico senza particolari pretese.

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GERONTOPHILIA di Bruce LaBruce (2013)

gerontophilia-il-teaser-poster-del-film-281678Film di apertura delle Giornate degli Autori veneziane è Gerontophilia, opera di un provocatore per eccellenza. Bruce LaBruce, canadese fautore del porno gay-zombie, abbandona il tema a lui caro degli omo-morti viventi scegliendo un racconto di amour fou tra un ragazzino attratto da uomini anziani e l’eccentrico paziente di una casa di riposo.

Lake, ragazzo disadattato in cerca di una motivazione esistenziale, ha una difficile relazione con la ribelle Desireé e un complicato rapporto con la vivace madre Marie. Proprio quando sta ammettendo a se stesso il proprio feticismo verso i corpi maschili in fase di disfacimento, trova lavoro in uno squallido ospizio. All’attrazione erotica per i pazienti si somma la compassione umana verso i degenti, trattati come fastidiosi oggetti e imbottiti di sedativi dall’insensibile personale della struttura.

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GRAVITY di Alfonso Cuarón (2013)

locandina-gravity“I hate space.”

“Gravity è una storia semplice, ma con dietro molti significati.” (Alfonso Cuarón)

Non poteva esserci modo migliore per aprire la 70ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia: Gravity, presentato fuori concorso e scritto e diretto da Alfonso Cuarón (habitué della kermesse, vincitore nel 2001 dell’Osella per la miglior sceneggiatura con Y tu mama también), non smentisce le doti del regista messicano (già ampiamente dimostrate in opere precedenti: vedi alle voci Harry Potter e il prigioniero di Azkaban e I figli degli uomini) e incanta per la tecnica magistrale con cui è girato.

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IN TRANCE di Danny Boyle (2013)

altOgni volta che un regista si avvina alla macchina da presa dovrebbe sempre sentire il peso e la responsabilità della storia ultra centenaria della settima arte. In Trance di Danny Boyle è il progetto di un regista premio Oscar distratto da altre imprese (la direzione della cerimonia di Apertura dei Giochi Olimpici di Londra 2012) che ha relegato il cinema ad attività da svolgere nel tempo libero. Nonostante un cast importante composto da James McAvoy, Rosario Dawson e Vincent Cassel, questa pellicola è un brutto passo falso nella carriera del cineasta britannico.

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ELYSIUM di Neill Blomkamp (2013)

elysiumEsiste un genere  chiamato fantascienza che ha delle potenzialità enormi. Sia in fase autoriale che commerciale. Spesso la fantascienza viene abusata da Hollywood per attrarre le masse al cinema e incassare al botteghino. Basta infatti inserire qualche nave spaziale, qualche mega robot, effetti speciali a non finire e il gioco è fatto. Altre volte invece capita di entrare in contatto con registi più sensibili. Che si appassionano alle regole del genere per sfruttare al meglio le sue potenzialità. Blomkamp si era già rivelato un cultore del genere, uno che ama la sci-fi e la usa per parlare del presente. Elysium eccelle per quanto riguarda questo aspetto, proprio come ci aveva sorpreso 4 anni fa District 9. Entrambi non sono film ambientati in un futuro irraggiungibile, ma molto prossimo, sia come coordinate temporali che come innovazioni tecnologiche: poca fanta, molta scienza, con, al centro dei loro drammi, personaggi comuni che vivono una crisi della società e dei valori molto attuale. 

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