31° TORINO FILM FESTIVAL: TUTTI I PREMI

31 TFF coverGiunge al termine anche quest’anno la prestigiosa kermesse cinematografica torinese, confermandosi un festival di altissimo livello qualitativo, non solo per quanto riguarda le opere in concorso. Le lunghe file anche alle proiezioni del primo mattino, il fermento durante tutto il periodo della manifestazione, l’entusiasmo degli addetti ai lavori e, soprattutto, la calorosa risposta del grande pubblico, sono la dimostrazione tangibile di un pieno successo di cui il direttore del festival Paolo Virzì, che quest’anno ha raccolto l’eredità di Gianni Amelio, può sicuramente andare fiero.

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ONLY LOVERS LEFT ALIVE di Jim Jarmusch (2013)

Solo gli amanti sopravvivono - Film (2013) - MYmovies.it

Adam (Tom Hiddleston) è un musicista underground di Detroit che si nasconde dal mondo e conduce una vita prevalentemente notturna. A Tangeri vive sua moglie Eve (Tilda Swinton), con cui ha una relazione romantica che dura da secoli. Trattasi, infatti, di due vampiri, eleganti e bohémien, che cercano nell’isolamento e nelle tenebre la salvezza da un mondo impazzito, che giudicano volgare e giunto al capolinea.

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LA ULTIMA PELICULA di Raya Martin e Mark Peranson (2013)

 Sebbene qualcuno periodicamente si avventuri in apocalittiche affermazioni sulla morte del cinema, l’attuale ottimo stato di salute della settima arte non sembra preludere a decessi imminenti. Il dato storico certo e ineludibile è invece il trapasso della pellicola a favore del digitale. E’ in questo cruciale momento di transito che il filippino Raya Martin e il canadese Mark Peranson hanno girato la loro Ultima Pelicula, titolo di apertura della sezione Onde al 31° Torino Film Festival.

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IL SUPERPAGELLONE DEL TFF 2013

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Alla fine di questo 31° Torino Film Festival, non poteva mancare il nostro superpagellone. Un’edizione complessivamente interessante, con diverse sorprese, alcune delusioni e qualche gustoso colpo di fulmine. Tra i film più amati, il vampiresco Only Lovers Left Alive del grande Jim Jarmusch, il film dei Coen Inside Llewyn Davis e il toccante doc cambogiano L’image manquante. Eccovi tutti i voti della redazione di I-FILMSonline in trasferta!

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CLUB SANDWICH di Fernando Eimbcke (2013)

 Arriva dal Messico Club Sándwich, opera presente in concorso al Torino Film Festival e firmata dal regista Fernando Eimbcke, noto soprattutto per il film del 2008  Sul lago Tahoe.
Al suo terzo lungometraggio (premiato a San Sebastián per la miglior regia), l’autore ci regala un racconto di formazione incentrato sulla scoperta della sessualità (o almeno dei suoi prodromi) da parte di un adolescente nel corso di una vacanza al mare. Il grassoccio e timido Hector (Lucio Giménez Cacho) passa le giornate a bordo piscina con la madre Paloma (Maria Renée Prudencio), con cui ha un rapporto di complicità totale. La donna non prenderà troppo bene la nascita di un’acerba liason tra Hector e la sedicenne Jazmìn (Danae Reynaud).

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LA PLAGA di Neus Ballús (2013)

 Tra tutti i titoli presentati nel concorso torinese, una posizione di rilievo la occupa sicuramente La plaga (la piaga), pellicola d’esordio della regista catalana Neus Ballús (classe 1980). Ritratto sociale di taglio semidocumentaristico composito e sfaccettato che non si presenta come un affresco collettivo bensì come un quadro di esistenze ai margini lineare e toccante, il film mette in scena cinque storie intrecciate nella canicola spagnola di fine estate: un wrestler moldavo che lavora come bracciante, un agricoltore che coltiva cibo organico, una prostituta sola nella campagna alla periferia di Barcellona, un’infermiera filippina e l’anziana Maria (alla cui memoria il film è dedicato), donna con gravi malformazioni fisiche attaccata alla vita e alle proprie radici.

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IL TRENO VA A MOSCA di Michele Manzolini e Federico Ferrone (2013)

Che sia davvero l’anno del “cinema del reale” di casa nostra? Dopo la polemica vittoria di Sacro Gra alla Mostra di Venezia e quella, altrettanto contestata, di Tir al Festival di Roma, anche Torino potrebbe vedere trionfare un film italiano: Il treno va a Mosca di Michele Manzolini e Federico Ferrone è un documentario vero e proprio che si meriterebbe un riconoscimento importante molto più dei due titoli citati sopra.

Lo spunto nasce ad un evento storico: nell’estate del 1957 a Mosca si tenne il 6° festival mondiale della gioventù, a cui parteciparono più di 30.000 persone provenienti da 131 paesi. Tra questi c’erano anche dei giovani cineamatori provenienti dalla cittadina romagnola di Alfonsine. Il viaggio è raccontato in prima persona da Sauro, barbiere ormai in pensione.

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LA BATAILLE DE SOLFERINO di Justine Triet (2013)

È il 6 maggio 2012, una data epocale nella recente storia francese: François Hollande viene eletto Presidente e l’elettorato socialista, dopo aver atteso il risultato delle votazioni davanti alla roccaforte del partito in Rue De Solférino, esplode in tutta la sua gioia. Ma per Laetitia (Laetitia Dosch), cronista televisiva inviata tra la folla a documentare l’evento, nonché donna e madre incasinatissima, la giornata avrà risvolti personali ben più complicati. Il turbolento ex marito Vincent (Vincent Macaigne) cercherà in tutti modi di far valere il suo diritto a vedere le due figlie, finendo con lo scatenare un guaio dopo l’altro.

La regista Justine Triet, già documentarista e autrice di corti, esordisce con La Bataille de Solférino nel lungometraggio di finzione, mescolando sapientemente la storia di una famiglia in frantumi con la Storia, cosa pubblica e fragilità private. Il risultato è un’opera davvero riuscita, intensa, matura e ben recitata da un cast in stato di grazia.

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PELO MALO di Mariana Rondón (2013)

pelo-malo-posterHa incantato il Festival Internazionale del Cinema di San Sebastiàn portando a casa l’ambita Concha de oro per il miglior film e ha vinto il premio per miglior attrice e miglior sceneggiatura al Torino Film Festival 2013: finalmente arriva nelle nostre sale Pelo malo, il sorprendente terzo lungometraggio della venezuelana Mariana Rondón, a metà tra racconto di formazione e spaccato sociale.

Nella Repubblica Dominicana i capelli ricci (pelo malo) sono considerati una maledizione e chi non li liscia artificialmente diventa oggetto di una vera e propria discriminazione: anche se in Venezuela la situazione non è così tragica, il piccolo Junior (il bellissimo e bravissimo Samuel Lange Zambrano) vive la sua chioma arruffata come un doloroso trauma. La madre, vedova e disoccupata, senza un soldo, non riesce ad accettare quel figlio originale, ossessionato dalla sua pettinatura, canterino, dotato di uno spiccato senso estetico impossibile da mettere a tacere. Lo spettro dell’omosessualità latente la perseguita, insieme alle preoccupazioni quotidiane per la sopravvivenza tra gli squallidi casermoni di cemento più simili a carceri che abitazioni, dove dilagano miseria e violenza. Sullo sfondo del piccolo dramma familiare, un Venezuela apparentemente preoccupato per la salute vacillante del suo leader, più che per la situazione tragica che affligge il Paese, tra corruzione, povertà e mancanza assoluta di speranze per il futuro.

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A WOMAN AND WAR di Junichi Inoue (2013)

Nel Giappone brutalizzato dalla Seconda guerra mondiale tre personaggi incrociano le loro esistenze. Una prostituta frigida cerca il piacere che non ha mai conosciuto; uno scrittore fallito non riesce a concepire la desolazione in cui è precipitato il suo Paese e profetizza la fine della guerra e la sua morte imminente; un reduce mutilato del braccio destro è perseguitato dagli orrori commessi al fronte. Junichi Inoue, dopo svariate collaborazioni in veste di assistente alla regia e un episodio del film antologico A Hole in Underpantsesordisce in concorso al 31 Torino Film Festival con il lungometraggio A woman and war, ritratto di una nazione martoriata e inconsapevole che ha perso i suoi punti di riferimento, identificati dal mondo occidentale nel decoro, nel pudore e nell’adamantino codice d’onore che regola la sfera civile e quella militare.

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INSIDE LLEWYN DAVIS di Joel Coen e Ethan Coen (2013)

A proposito di Davis | Film | Recensione | Ondacinema

Siamo nel Greenwich Village all’inizio degli anni sessanta, periodo di straordinario fervore artistico e creativo: Llewyn Davis (Oscar Isaac) si arrabatta come meglio può, suonando la chitarra davanti a pochi spettatori paganti, sostituendo musicisti per squallidi jingle pubblicitari e passando le notti sui divani di amici occasionali o di lunga data.

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BIG BAD WOLVES di Aharon Keshales e Navot Papushado (2013)

 Se Quentin Tarantino definisce il tuo secondo lungometraggio “il miglior film del 2013” i casi sono due: o hai fatto un capolavoro o Quentin vuole provocare, come suo solito.  Ma Aharon Keshales può stare tranquillo: Big Bad Wolves non è certo un’opera immortale, ma nemmeno una “tarantinata” nel senso negativo del termine.

Il regista è famoso per aver girato, insieme a Navot Papushado, il primo horror israeliano della storia, Rabid (2010). A tre anni di distanza dall’esordio, dimostra di avere ben chiari gli ingredienti necessari a creare la suspance e a spaventare lo spettatore, non rinunciando a strizzargli l’occhio e divertirlo al contempo. Forse questo, insieme a un finale moscio che indebolisce il significato di tutta la pellicola, è il limite più grosso di Big Bad Wolves: voler cercare in ogni modo di compiacere i Tarantini di tutto il mondo. Ogni tanto il giochino riesce, ma a volte è un po’ tirato per i capelli. Rimane comunque una visione piacevole, divertente e affatto frivola come si sarebbe potuto pensare.

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KARAOKE GIRL di Visra Vichit-Vadakan (2013)

 Karaoke Girl, presentato in concorso al 31° Torino Film Festival è il ritratto di Sa (interpretata da se stessa) una ragazza che si è trasferita dalla campagna di Bangkok per cercare un lavoro per sostenere la famiglia schiacciata dai debiti e della povertà. Dopo qualche anno di lavoro in fabbrica decide di lavorare in un karaoke, il cui intrattenimento dei clienti va oltre l’interpretazione di qualche canzone.

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DRINKING BUDDIES di Joe Swanberg (2013)

 La teoria per cui in amore gli opposti si attraggono viene demolita a suon di pinte dal regista/sceneggiatore Joe Swanberg in Drinking Buddies, presentato in corso al 31° Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile. La pellicola è un classico walzer sentimentale caratterizzato da scambi di coppia. Luke (Jake Johnson) è fidanzato con Jill (Anna Kendrick) mentre Kate (Olivia Wilde) ha una relazione con Chris (Ron Livingston). Ma tutti provano interesse per l’altro/a, chi sul posto di lavoro (Luke e Kate sono colleghi in un birrificio), chi nel tempo libero (Chris e Jill condividono i propri hobby).

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LA MOGLIE DEL POLIZIOTTO di Philip Gröning (2013)

la-moglie-del-poliziotto-veneziaPremio speciale della giuria alla 70ª edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, La moglie del poliziotto è un affascinante dramma psicologico destinato a definire nel tempo la poetica radicale di Philip Gröning, autore interessato alla medicina e alla filosofia noto principalmente per il documentario sulla vita dei monaci certosini in un convento francese Il grande silenzio del 2005 (di cui curò regia, soggetto, sceneggiatura, fotografia e montaggio) che riscosse un notevole successo di critica, aggiudicandosi il Premio speciale della giuria al Sundance Film Festival, dopo essere stato presentato nella sezione Orizzonti alla kermesse veneziana.

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