Coprendo un arco temporale di quasi ottant’anni e focalizzando l’attenzione sugli eventi più significativi della storia americana a cavallo tra due secoli, The Butler di Lee Daniels racconta le vicende di Cecil Gaines (Forest Whitaker), il maggiordomo della Casa Bianca che fra il 1957 e il 1986 fu al servizio di ben sette amministrazioni presidenziali.
Sfuggito, nel 1926, ai soprusi dei suoi padroni del Sud degli Stati Uniti, all’epoca ancora fortemente segregazionista e razzista, Cecil riesce a trovare lavoro in un albergo a Washington e in seguito a farsi assumere come maggiordomo presso la Casa Bianca. Qui Cecil diviene testimone diretto delle dinamiche interne dello Studio Ovale durante gli anni del movimento per i diritti civili.
Con The Butler Lee Daniels intende raccontarci il turbolento scenario politico degli Stati Uniti, dagli anni di Dwight Eisenhower all’elezione di Barack Obama, visto con gli occhi di un uomo semplice, gentile e onesto. Ma il problema principale del film sta proprio nell’impossibilità di empatizzare a pieno con il suo protagonista, spettatore fin troppo passivo e inerme di quanto accade intorno a lui: Cecil Gaines è un piacione fin troppo accomodante e osserva sgomento e con disapprovazione le varie fasi della lotta per i diritti civili degli afro-americani. Al contrario i due figli di Cecil e di sua moglie Gloria (Oprah Winfrey) subiscono il fascino dello spirito ribellistico dell’epoca, in particolar modo il maggiore, Louis (David Oyelowo), che partecipa attivamente a sit-in, proteste, fino a entrare a far parte delle Black Panthers.
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