JASON BOURNE di Paul Greengrass (2016)

 

L’ex agente segreto e sicario della CIA Jason Bourne (Matt Damon) vive da fuggitivo in giro per il mondo, mentre l’agenzia governativa non ha ancora smesso di dargli la caccia per eliminarlo. Grazie all’aiuto dell’amica Nicky Parsons (Julia Stiles), Bourne scopre un ulteriore verità sul suo conto di cui la CIA potrebbe essere responsabile e con cui sarà costretto a fare nuovamente i conti.

Cinque anni dopo The Bourne Legacy, lo spinoff con protagonista Jeremy Renner, torna la saga cinematografica di Jason Bourne ispirata ai romanzi di Robert Ludlum, con il quinto capitolo della serie e seguito diretto di The Bourne Ultimatum – Il ritorno dello sciacallo del 2007, che vede il ritorno di Matt Damon nei panni di Bourne nove anni dopo l’ultima volta, assieme al ritorno in regia di Paul Greengrass, già dietro la macchina da presa per The Bourne Supremacy e The Bourne Ultimatum.

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I (PRE)GIUDIZI DI SETTEMBRE 2016

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Dopo il calendario del mese, è il turno dei nostri pregiudizi: ogni membro della redazione segnala due titoli in uscita nel mese, uno su cui si sente di mettere la mano sul fuoco per un esito positivo (segnalato come “Per me è sì”) e l’altro su cui invece ripone pochissime o nessuna speranza (“Per me è no”). Naturalmente sono (quasi sempre) film che non abbiamo ancora visto, si tratta solo di sensazioni in attesa di conferme.

Come sempre, vi invitiamo a giocare con noi (valutando tutte le uscite mensili) facendoci sapere cosa ne pensate e quali sono le vostre scelte. D’altronde… si tratta soltanto di pregiudizi. Ecco le scelte di ognuno di noi:

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LA FAMIGLIA FANG di Jason Bateman (2015)

 

Ci sono milioni di banali genitori al mondo che riversano le proprie ambizioni frustrate sui figli, pretendendo che realizzino quei sogni perduti di diventare calciatore o ballerina. E poi ci sono i Fang, che trasformano la propria famiglia in un’installazione artistica a tempo pieno, causando profondi traumi e disagio nei propri discendenti.

Seconda prova alla regia per l’attore Jason Bateman (dopo Bad Words del 2013, inedito in Italia), La famiglia Fang è un ritratto più amaro che dolce su una disfunzionalità familiare fuori dal comune ma non meno dannosa: spinti dalla forza creativa e distruttrice a un tempo del padre-padrone Caleb (un sardonico e cinico Christopher Walken), i fratelli Baxter (Jason Bateman da adulto) e Annie (Nicole Kidman da adulta) hanno trascorso l’infanzia e l’adolescenza a fingere di essere qualcun altro, improvvisando sorte di candid-camera pubbliche, filmate per il beneficio dei posteri. Una giovinezza sicuramente atipica ma anche anaffettiva, schiacciati da una figura paterna egocentrica totalmente concentrata sulla propria balzana carriera e ignorati sostanzialmente da una madre (Maryann Plunket) troppo succube del marito narcisista per poter dire la propria. Una volta cresciuti, Annie e Baxter si troveranno a confrontarsi con lo scomodo modello familiare, riconoscendo nella egoistica follia del padre la causa dei propri disagi e ritrovandosi, nuovamente, a far fronte agli esperimenti artistici dei genitori.

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IL CALENDARIO DI SETTEMBRE 2016

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Riapre la stagione cinematografica, e lo fa in grande: dal sequel Pixar Alla ricerca di Dory al ritorno di Woody Allen con Café Society, dal nuovo capitolo della saga action con Matt Damon Jason Bourne all’attesissimo Lo and Behold: il futuro è oggi di Werner Herzog. E ancora: remake di vecchi classici (I magnifici 7, Ben-Hur), seguiti che faranno discutere (Bridget Jones’s BabyIndependence Day: Rigenerazione), ritorni d’autore (Ozon, Muccino). Di seguito, tutte le uscite di settembre.

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MA LOUTE di Bruno Dumont (2016)

 

Nell’estate del 1910, tra le bianche spiagge della costa settentrionale francese si verificano improvvise sparizioni di turisti su cui indagano l’ispettore Machin (Didier Després) e il suo assistente Malfoy (Cyril Rigaux), mentre  avviene  il curioso incontro tra due famiglie, gli aristocratici in villeggiatura Van Peteghem e i poveri Brefort. Dopo il passaggio al Festival di Cannes 2016, arriva in sala l’ultimo lavoro dell’autore francese Bruno Dumont, che si fregia della presenza di star quali Juliette Binoche, Fabrice Luchini e Valeria Bruni Tedeschi, affiancati a volti inediti come gli efficaci esordienti Brandon Lavieville e Raph.

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IL DIRITTO DI UCCIDERE di Gavin Hood (2015)

 

A Nairobi viene intercettata una pericolosa cellula terroristica che sta organizzando vari attentati. Il colonnello dell’esercito inglese Katherine Powell (Helen Mirren) dirige a distanza un attacco preventivato contro l’abitazione dei terroristi, coadiuvata dal generale Frank Benson (Alan Rickman) e dal pilota di droni americano Steve Watts (Aaron Paul). Quando però si scopre che una bambina potrebbe essere coinvolta negli effetti dell’attacco, politici e soldati si scontrano sul da farsi nonostante la situazione diventi sempre più critica.

A tre anni di distanza dal precedente Ender’s Game, il regista Gavin Hood gira un drama thriller a sfondo bellico chiamando un cast notevole che comprende il Premio Oscar Helen Mirren, il compianto Alan Rickman (in una delle sue ultime interpretazioni) e Aaron Paul. Presentato in anteprima al Festival di Toronto nel 2015, Il diritto di uccidere (Eye in the Sky in originale), si pone l’obiettivo di raccontare la guerra virtuale e asettica del nuovo millennio, dove non si combatte quasi più sul campo di battaglia ma utilizzando droni che colpiscono obiettivi da migliaia di chilometri di distanza.

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IL CLAN di Pablo Trapero (2015)

 

A un anno dalla presentazione in concorso alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia, arriva in sala Il Clan di Pablo Trapero. Raccontando una storia di cronaca argentina in cui una famiglia di malavitosi si specializza nell’arte (se così si può chiamare) dei rapimenti, l’autore costruisce una pellicola dal ritmo serrato e snervante che tiene lo spettatore incollato allo schermo per tutti i suoi minuti. Il cast è in forma e la regia decisamente dinamica aiuta la buona riuscita estetica del prodotto. Ciò che però convince meno è l’apparato tematico trattato con troppa superficialità.

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THE WITCH di Robert Eggers (2015)

 

New England, prima metà del XVII secolo: William (Ralph Ineson) e la sua famiglia vengono allontanati dalla comunità puritana cui appartengono e si trasferiscono in una sperduta fattoria ai margini di un bosco. Mentre si illudono di poter trasformare l’esilio in una nuova opportunità di vita, una terribile tragedia giunge a far vacillare – e progressivamente crollare – la loro sino a quel momento inattaccabile fede: il figlio neonato Samuel, affidato alla custodia della primogenita Thomasin (Anya Taylor-Joy), sparisce nel nulla, rapito dalla strega che abita la foresta.

Con The Witch, regia di Robert Eggers, ci troviamo di fronte a quello che viene meritatamente considerato uno degli horror meglio riusciti (se non il più riuscito) di questi ultimi anni.

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Locarno 2016, tutti i premi. Il Pardo d’Oro va a GODLESS

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Il 69esimo Festival di Locarno ha assegnato tutti i premi del Palmares, attribuiti nella serata di chiusura del 13 agosto in Piazza Grande. Ecco l’elenco completo, con il massimo riconoscimento, il Pardo d’Oro, assegnato a Godless di Ralitza Petrova.

CONCORSO INTERNAZIONALE

Pardo d’oro
GODLESS di Ralitza Petrova, Bulgaria/Danimarca/Francia
 
Premio speciale della giuria
INIMI CICATRIZATE (Scarred Hearts) di Radu Jude, Romania/Germania
 
Pardo per la miglior regia
JOÃO PEDRO RODRIGUES per O ORNITÓLOGO, Portogallo/Francia/Brasile
 
Pardo per la miglior interpretazione femminile
IRENA IVANOVA per GODLESS di Ralitza Petrova, Bulgaria/Danimarca/Francia
 
Pardo per la miglior interpretazione maschile
ANDRZEJ SEWERYN per OSTATNIA RODZINA (The Last Family) di Jan P. Matuszyński, Polonia Menzione speciale MISTER UNIVERSO di Tizza Covi, Rainer Frimmel Austria/Italia
 

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SUICIDE SQUAD di David Ayer (2016)

 

Tra i fan dei cinecomic, ma non solo, l’attesa per Suicide Squad era alle stelle, soprattutto dopo gli splendidi trailer che avevano accompagnato l’ultimo periodo. Eppure, la critica statunitense aveva già messo in allarme sul fatto che il progetto fosse un fallimento quasi totale e purtroppo avevano ragione: Suicide Squad è la delusione più cocente dell’anno o, quantomeno, la più grande occasione sprecata.

La sceneggiatura, se tale può essere chiamata, è la vera nota dolente: alcuni dei supercattivi di Gotham, su cui spiccano Harley Quinn (Margot Robbie) e Deadshot (Will Smith), sono ormai rinchiusi da tempo in carcere di massima sicurezza quando, a causa di una minaccia sovrannaturale, Amanda Waller (Viola Davis), decide di arruolarli promettendo, in cambio, di esaudire le loro richieste.

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Locarno 2016: I, DANIEL BLAKE di Ken Loach

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Newcastle: Daniel Blake (Dave Johns) è un carpentiere sulla sessantina che a seguito di un infarto viene dichiarato dal suo medico non idoneo a lavorare. Non la pensano allo stesso modo i Servizi Sociali, contro cui l’uomo si trova costretto a combattere per vedersi riconosciuta l’indennità di malattia. Nel corso di questa sfiancante quanto avvilente battaglia i passi di Daniel si incrociano con quelli di Katie (Hayley Squires), giovane ragazza madre con due figli e senza un lavoro. Uno schermo nero, due voci fuori campo che discutono: da un lato una giovane assistente sanitaria, rigida e impostata, seccata nel sentirsi messa in discussione dalle repliche schiette e vivaci di Daniel, di cui conosciamo i problemi ancora prima del volto.

Possiamo dire che questo incipit racchiuda in sé tutto il significato più completo di I, Daniel Blake, il nuovo film di Ken Loach già vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes e presentato anche in Piazza Grande al Festival di Locarno:  l’estenuante lotta delle classi meno abbienti contro un apparato istituzionale sempre più meccanizzato e disumanizzato, incapace di tendere la mano a chi ne ha davvero bisogno e diritto perché votato alle regole ferree ed inviolabili della burocrazia.

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IL DRAGO INVISIBILE di David Lowery (2016)

 

Dopo la rivisitazione live action dei Classici d’animazione, la Disney riporta nelle sale il remake di uno dei suoi titoli più celebri, realizzato in tecnica mista: Elliott il drago invisibile. A distanza di 39 anni, grazie all’apporto visivo offerto dalla Weta (una garanzia), la Disney confeziona un prodotto godibile, pur senza osare eccessivamente.

La trama è infatti molto lineare: Mr. Meacham (Robert Redford) racconta ormai da anni la storia di un drago che vive nella foresta. Sua figlia Grace (Bryce Dallas Howard), guardia forestale, durante una spedizione, incontra il piccolo Pete (Oakes Fegley), che sostiene di vivere ormai da anni con un drago di nome Elliott. Grace, allora, decide di saperne di più e di indagare alla ricerca della verità.

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EL ABRAZO DE LA SERPIENTE di Ciro Guerra (2015)

 

A un anno dalla presentazione al Festival di Cannes 2015 nella sezione Quinzaine des Réalisateurs, arriva in una manciata di sale italiane il colombiano El abrazo de la serpiente di Ciro Guerra, candidato agli ultimi Oscar come miglior film straniero. Viaggio conturbante nel cuore della giungla dell’Amazzonia, tratto dalle memorie degli scienziati Theodor Koch-Grunberg e Richard Evans Schultes, l’opera terza di Guerra si muove su due piani temporali: rispettivamente nel 1909 e nel 1940, due occidentali – il tedesco Koch-Grunberg (Jan Bijvoet) e l’americano Schultes (Brionne Davis), appunto – vanno alla ricerca di una pianta sacra, guidati dallo sciamano Karamakate (interpretato da Nilbio Torres e Antonio Bolivar).

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Locarno 2016: DONALD CRIED di Kris Avedisian, I HAD NOWHERE TO GO di Douglas Gordon e POW WOW di Robinson Devor

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DONALD CRIED di Kris Avedisian (2016) – Concorso Cineasti del presente

God Bless America? In tempi in cui Trump rischia di governare la Casa Bianca per il prossimo quadriennio, sono ben altri gli auguri che viene voglia di indirizzare agli Usa. Una cosa è certa, però: Dio benedica il cinema indipendente americano. Intendiamoci, questo Donald Cried, presentato al Festival di Locarno nella sezione forse più interessante della kermesse (Cineasti del presente, sguardo sui nuovi volti del panorama filmico internazionale) non è nulla di nuovo rispetto all’ormai classico genere della commedia intimista e al buddy movie dal sapore nostalgico cui tanto cinema off Hollywood ci ha abituati negli anni. Ma la delicatezza e l’intelligenza con cui l’esordiente Kris Avedisian adatta a lungo un suo precedente cortometraggio rendono il film una delle sorprese più deliziose della manifestazione elvetica. Regista, sceneggiatore e attore protagonista, Avedisian (nome inequivocabilmente di origine armena, a ribadire ancora una volta come il multiverso cinematografico a stelle e strisce è fatto di infinite radici etnico-culturali) imbastisce un racconto generazionale sul classico “ritorno alle origini” dell’operatore finanziario Peter (Jesse Wakeman), che da Manhattan si ritrova catapultato nella cittadina natale a distanza di 15 anni per la morte della nonna, spaesato tra le nevi del proletario Rhode Island e privato del portafogli. A giungergli in soccorso è il suo passato adolescenziale nelle fattezze del vecchio amico Donald (Avedisian), eterno Peter Pan stralunato e logorroico il cui candore infantile è tanto tenero quanto stramboide. Senza fronzoli, lungaggini e retorica, Donald Cried scivola con leggerezza e delinea un malinconico ritratto di amicizia virile dal retrogusto amaro, che lascia un piccolo ma significativo segno in una cinematografia destinata a restare anni luce lontana dalle sale italiane.

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