RED SPARROW di Francis Lawrence (2018)

Red Sparrow": cast, trama e trailer | TV Sorrisi e Canzoni

Mosca. Dopo un brutto incidente che la costringe a lasciare l’accademia di danza, Dominika Egorova (Jennifer Lawrence) è una bella ragazza candidata, sotto obbligo dovuto a cure per la madre malata da parte dello zio (Matthias Schoenaerts) vicedirettore dell’Svr, a diventare una Sparrow. Essere Sparrow, vuol dire essere un agente segreto specializzato in tecniche di seduzione e inganno dell’avversario. Una volta uscita dall’accademia, Dominika si ritroverà a dover affrontare come incarico quello di seguire Nate Nash (Joel Edgerton), un agente della Cia venuto a conoscenza del nome della talpa che tradisce il governo russo.

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Irish Film Festa 2018, i corti in concorso. Ospite lo scrittore Paul Lynch

 

Torna a Roma, dal 21 al 25 marzo, l’Irish Film Festa, unica rassegna italiana interamente dedicata al cinema irlandese che quest’anno giunge all’11a edizione e si terrà come di consueto alla Casa del Cinema. La kermesse propone film e cortometraggi in anteprima, conferenze e incontri con personalità di spicco del mondo cinematografico e culturale irlandese. Ecco le prime anticipazioni del programma, compresa la presenza come ospite dello scrittore e critico cinematografico Paul Lynch, autore del romanzo Red Sky in Morning (2013).

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I (PRE)GIUDIZI DI MARZO 2018

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Dopo il calendario del mese, è il turno dei nostri pregiudizi: ogni membro della redazione segnala due titoli in uscita nel mese, uno su cui si sente di mettere la mano sul fuoco per un esito positivo (segnalato come “Per me è sì”) e l’altro su cui invece ripone pochissime o nessuna speranza (“Per me è no”). Naturalmente sono (quasi sempre) film che non abbiamo ancora visto, si tratta solo di sensazioni in attesa di conferme. Come sempre, vi invitiamo a giocare con noi (valutando tutte le uscite mensili) facendoci sapere cosa ne pensate e quali sono le vostre scelte. D’altronde… si tratta soltanto di pregiudizi. Ecco le scelte di ognuno di noi:

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IL CALENDARIO DI MARZO 2018
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Amici spettatori, tenetevi pronti, perché marzo sarà un mese ricchissimo quanto a uscite in sala. Partiamo dal film del mese, secondo la nostra redazione: il fantascientifico Ready Player One, che riporta sullo schermo Steven Spielberg a meno di due mesi dall’uscita del suo precedente (e diversissimo) film, The Post. Ci sono però anche Lady Bird, opera prima di Greta Gerwig accolta benissimo in Usa e candidata all’Oscar, il non meno atteso ritorno di Roman Polanski con Quello che non so di lei, il curioso film biblico Maria Maddalena, il reboot di Tomb Raider, il remake de Il giustiziere della notte (di Eli Roth, con Bruce Willis!), il sequel di Pacific Rim e i già premiatissimi Tonya, FoxtrotUn sogno chiamato Florida. Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti. Di seguito, tutte le uscite.

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Berlinale 2018: tutti i premi, l’Orso d’Oro a Touch Me Not di Adina Pintilie

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Si conclude la 68esima edizione del Festival di Berlino, che ha assegnato l’Orso d’oro come miglior film del concorso a Touch Me Not di Adina Pintilie. Niente da fare per Figlia mia della nostra Laura Bispuri. Di seguito l’elenco di tutti i vincitori.

Orso d’oro: Touch Me Not di Adina Pintilie

Orso d’argento, Gran premio della giuria: Mug di Małgorzata Szumowska

Orso d’argento per il miglior regista: Wes Anderson (L’isola dei cani)

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Berlinale 2018: UNSANE di Steven Soderbergh e THE GREEN FOG

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Unsane, di Steven Soderbergh (fuori concorso)

A solo un anno di distanza dal precedente Logan  Lucky (2017), Steven Soderbergh torna dietro la macchina da presa (pardon, dietro al telefonino) per girare un thriller psicologico con il solo ausilio di un… iPhone. Seguendo il classico scheletro narrativo di una spirale di follia alla quale sarà costretta la spaesata protagonista, il film convince per la sua componente più coraggiosa (l’idea di usare un telefono come netto rimando all’arma usata dallo stalker del racconto è sicuramente affascinante), ma deve fare i conti con una seconda parte decisamente frettolosa e per nulla convincente. Soderbergh riesce a creare la tensione giusta e a toccare vette emotive elevate nella prima metà di Unsane, peccato che poi il progetto deragli quasi del tutto per inabissarsi in tinte pulp che non gli rendono giustizia.

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Berlinale 2018: DON’T WORRY di Gus Van Sant e UTØYA 22. JULI di Erik Poppe

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Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot di Gus Van Sant (concorso)

A due anni di distanza dal passo falso de La foresta dei sogni, Gus Van Sant torna dietro la macchina da presa per raccontare la storia di John Callahan (Joaquin Phoenix), un vignettista satirico statunitense costretto a una paralisi dall’età di ventuno anni. Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot è un biopic decisamente lineare e semplice, incentrato del tutto sulla bravura di Joaquin Phoenix che riesce a dare corpo a un personaggio affascinante e funzionale. Il grande assente del progetto però è proprio Gus Van Sant, che non sfrutta l’irriverenza e la scorrettezza delle vignette del suo protagonista per uscire un po’ dagli schemi di un prodotto hollywoodiano sicuramente di buona fattura ma che non regala nulla di più. Il film procede infatti con il pilota automatico e preferisce non rischiare nulla (se non l’ottima trovata di animare le vignette di Callahan) per concludere la sua corsa sui sempre solidi binari della retorica e dei buoni sentimenti. 

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Berlinale 2018: SEASON OF THE DEVIL di Lav Diaz

 

La stagione del diavolo. La stagione della dittatura. La tragedia delle Filippine inizia così. Un brutale leader di nome Narciso e dal doppio volto (il riferimento è a Giano Bifronte e a un nuovo inizio, ma verso il passato non c’è pietà e gli occhi che guardano indietro rimangono chiusi) comanda un gruppo di militari crudeli che uccidono chiunque osi ribellarsi al nuovo regime instaurato. Siamo alla fine degli anni Settanta e il riferimento alla dittatura di Marcos è evidente. Lav  Diaz torna a scrivere per immagini la Storia del suo paese natale, attraverso un malinconico (anti)musical che funge da canto funebre verso un paese che sta morendo.

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OMICIDIO AL CAIRO di Tarik Saleh (2017)

 

Vincitore del World Cinema Grand Jury Prize al Sundance, arriva nelle sale italiane, distribuito da Movies Inspired, l’interessante thriller Omicidio al Cairo, cruda fotografia dell’Egitto corrotto all’alba delle primavere arabe. In realtà, a livello produttivo, il paese africano c’entra ben poco: il film è infatti una coproduzione Svezia, Danimarca, Germania e Francia e il regista Tarik Saleh è egiziano naturalizzato svedese, mentre il protagonista, l’ottimo Fares Fares (visto anche in Zero Dark Thirty e Rogue One), è un attore libanese anch’egli residente in Svezia. La vicenda prende spunto da un vero fatto di cronaca del 2008, l’omicidio della cantante Suzanne Tamim per cui fu accusato un membro del parlamento.

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FIGLIA MIA di Laura Bispuri (2018)

 

A tre anni di distanza da Vergine giurata (2015), Laura Bispuri torna dietro la macchina da presa per raccontare un nuovo dramma al femminile che ha a che fare con la ricerca della propria identità. Figlia mia racconta infatti del rapporto tra due mamme molto diverse (la premurosa Valeria Golino e la problematica Alba Rohrwacher) nei confronti della medesima bimba (Sara Casu): la prima è la madre adottiva, la seconda quella biologica.

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Bafta 2018, tutti i premi

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Preceduti da un red carpet con tutte le attrici in nero (come ai Golden Globe) per dire no alle molestie, sono andati in scena i Bafta Awards, gli Oscar britannici che premiano il cinema anglosassone (sostanzialmente con nomination molto simili a quelli degli stessi Oscar di quest’anno). Grande vittoria per Chiamami col tuo nome, che ha vinto il premio come miglior adattamento. Ecco tutti i premi.

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Berlinale 2018: TRANSIT di Christian Petzold e EVA di Benoit Jacquot

 

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Transit, di Christian Petzold (Concorso)

Tratto da un romanzo di Anna Seghers del 1948, Transit è un film molto complesso a cavallo tra passato e presente, una metafora convincente e coraggiosa capace di far dialogare la Seconda guerra mondiale con la crisi umanitaria propria del nostro tempo. Christian Petzold sposa lo sguardo di Georg, un fuggiasco clandestino costretto a nascondersi sotto mentite spoglie pur di scappare dalla Francia sotto assedio. I fantasmi di ieri tornano così a invadere la società odierna e il film, con sapienza cinematografica, appassiona e stimola riflessioni ampie e coinvolgenti. Da vedere.

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Berlinale 2018: THE HAPPY PRINCE di Rupert Everett e LAS HEREDERAS di Marcelo Martinessi

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The Happy Prince, di Rupert Everett (Berlinale Special)

Gli ultimi anni di vita di Oscar Wilde, tra la prigionia, l’esilio a Parigi e la parentesi napoletana, raccontati con sguardo cupo e tetro dalla regia di Ruper Everett (che ha anche scritto il film e vi interpreta persino il grande scrittore). Un biopic godibile e coraggioso, girato con mano sicura e calato in atmosfere lugubri e asfissianti per cercare di restituire sul grande schermo la claustrofobia (sociale ed economica) provata dal personaggio. Una materia scottante governata con sapienza da Everett che tuttavia in qualche occasione preferisce rifugiarsi nella retorica dei buoni sentimenti e in una patina estetica più televisiva del dovuto. 

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Berlinale 2018: DAMSEL di David & Nathan Zellner e THE BOOKSHOP di Isabel Coixet

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Damsel, di David & Nathan Zellner (Concorso)

Robert Pattinson e Mia  Wasikowska sono i protagonisti di questa commedia dell’assurdo virata in western. I fratelli Zellner hanno come obiettivo ultimo quello di sorprendere lo spettatore con un’ironia sottile e difficile, ma se lo dimenticano dopo un paio di minuti preferendo imbarcarsi in un’avventura fuori portata che vorrebbe far sposare il tutto con il cinema di frontiera. Perfettamente bipartito, Damsel è un pasticcio discontinuo e privo di veri picchi memorabili per poter lasciare il segno. Fischiato al termine della proiezione (non tanto per la sua fattura, quanto per l’ingiustificabile scelta di presentarlo in concorso).

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Berlinale 2018: ISLE OF DOGS di Wes Anderson

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A quattro anni di distanza da Grand Budapest Hotel (2014), Wes Anderson torna a inaugurare la Berlinale con il suo ultimo lavoro Isle of Dogs, secondo lungometraggio girato in stop motion (dopo il gioiellino Fantastic  Mr.  Fox del 2009) nuovamente alle prese con un gruppo di animali. Il film è un carnevale di immagini e colori, un’altalena sfavillante di trovate cinematografiche non convenzionali mirate a mettere in luce il grande talento visivo del regista americano. Ci troviamo in Giappone, esattamente tra vent’anni, quando un’ordinanza governativa obbliga tutti i cani della città di Megasaki a una quarantena su un’isola destinata alla raccolta dei rifiuti. Il dodicenne Atari però non ci sta e organizza una spedizione per andare a cercare il suo fedele Spots.

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