GREEN BOOK di Peter Farrelly – La recensione
In tempi in cui il black power e la questione della minoranza di colore sono centrali nel cinema di Hollywood, si è conquistato un posto tra i film più acclamati dell’anno Green Book, candidato a 5 premi Oscar e vincitore di 3 Golden Globe. Curioso che in cabina di regia non ci sia uno dei registi afroamericani emergenti, ma Peter Farrelly, metà del duo di fratelli re della comicità demenziale Usa (da Scemo & più scemo a Tutti pazzi per Mary), che qui dirige in solitaria e cambia del tutto genere. La storia, straordinaria perché vera, è quella di un’amicizia speciale, nata tra Tony Vallelonga, soprannominato Tony Lip (Viggo Mortensen), buttafuori italo-americano del Bronx, e Don Shirley (Mahershala Ali), raffinato pianista nero che lo assunse come autista per un tour nel Profondo Sud degli Usa, razzista e segregazionista, nel 1962.