Se ancora avessimo avuto qualche dubbio sul fatto che i vari progetti Pixar non rispecchino in toto un’autorialità omogenea e coerente, Onward – Oltre la magia (di qui in avanti solamente Onward) ha il compito di darci l’ennesima conferma. Risulta infatti abbastanza evidente che il percorso intrapreso dalla casa di Emeryville a cominciare dal 1995 (anno d’uscita del loro primo lungometraggio, Toy Story – Il mondo dei giocattoli) sia sempre stato teso a raggiungere l’in(de)finito per poi superarlo, andare oltre. All’inizio del viaggio, gli animatori Pixar hanno condotto il pubblico verso i mondi più immaginifici e lontani dal nostro vissuto (universi popolati da mostri, le profondità dell’oceano, le fogne di Parigi, metropoli salvaguardate da supereroi, villaggi popolati da automobili ecc). Nell’ultima decade, invece, l’infinito tanto bramato ha iniziato a rendersi sempre più concreto e vicino, ma non per questo facilmente raggiungibile. Up, Inside Out, Coco e, appunto, Onward, sono film che lavorano e riflettono sul tema del lutto e dell’aldilà, ovvero della vita oltre la morte. La linea sembra tracciata con solchi evidenti.
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