Bergamo Film Meeting 2022, i corti d’animazione di Priit e Olga Pärn

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Fin dalle prime edizioni, il Bergamo Film Meeting dedica un’attenzione particolare al cinema d’animazione autoriale. Quest’anno, la camera è puntata sui registi estoni Priit e Olga Pärn, i cui lavori (19 in totale) vengono proiettati quotidianamente fino alla fine del festival. La retrospettiva spazia dai corti d’esordio di Priit (il più anziano tra i due e primo ad avvicinarsi al mondo dell’animazione), fino alle co-produzioni più recenti (il duo è attualmente al lavoro su Luna Rossa, film ispirato a figure note della musica popolare italiana, come Gabriella Ferri, Francesca Schiavo e Renzo Arbore).

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Bergamo Film Meeting 2022, la recensione di Sentinelle Sud

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Sentinelle Sud, lungometraggio d’esordio di Mathieu Gérault, apre la quarantesima edizione del Bergamo Film Meeting. Siamo in Francia, nel 2008. Sopravvissuto a un’imboscata in Afghanistan che ha decimato l’unità di cui fa parte, il giovane soldato Christian Lafayette (Niels Schneider) ritorna in patria. Mentre cerca con difficoltà di reinserirsi nel mondo da cui – complice un passato familiare travagliato – si è sempre allontanato, Christian viene coinvolto dall’ex compagno d’armi Mounir (Sofian Khammes) in un traffico di oppio. Capirà presto che la missione afghana da cui è uscito illeso non ha mai avuto l’obiettivo che credeva.

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Oscar 2022, i vincitori: Coda – I segni del cuore e Dune trionfano agli Academy Awards

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Sono stati assegnati gli Oscar 2022, in una delle cerimonie probabilmente più noiose della storia dei premi cinematografici. A parte l’alterco tra Will Smith e Chris Rock con tanto di pugno da parte di Smith al collega (per via di una battuta sulla moglie), si ricorderà ben poco della serata che ha visto il trionfo assoluto di Dune per quanto riguarda i premi tecnici e l’inattesa vittoria di CODA – I segni del cuore, che ha vinto tre Oscar tra cui quello come miglior pellicola. Il film, storia di una famiglia di sordomuti, è disponibile su Sky.

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Drive My Car di Ryûsuke Hamaguchi, la recensione

La bellezza di Drive My Car, il film che ha battuto Sorrentino ai Golden  Globe • Rivista Studio

Drive My Car, una possibile analisi

È possibile “amplificare il silenzio”? Questa strana espressione è citata all’inizio di Drive My Car, film del regista giapponese Ryusuke Hamaguchi candidato a ben quattro premio Oscar (miglior film, miglior regista, miglior sceneggiatura non originale, miglior film straniero), e rappresenta forse la domanda a cui cerca di rispondere quest’opera complessa. Parlare in poche righe di Drive My Car è impossibile: occorrerebbero non poche pagine per esplicitare tutto ciò che questo film-esperienza riesce a rappresentare in “sole” tre ore, immergendo lo spettatore all’interno dei misteri dell’interpretazione dell’opera d’arte e di tutto ciò che concerne l’umano (il lutto, il senso di colpa, le relazioni familiari, il rapporto finzione-realtà). Di un film che è un infinito gioco di specchi non si può quindi che parlare in modo riduttivo, scegliendo di percorrere solo uno dei molti sentieri che traccia. Quello del silenzio sopra citato non è che uno di questi percorsi.

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Full Time – Al cento per cento di Eric Gravel, la recensione

Full Time - Al cento per cento - Film (2021) - MYmovies.it

Sui media si fa un gran parlare di mamme multitasking, tra stereotipi, luoghi comuni e dosi abbondanti di retorica. Poi c’è chi ne parla in modo realmente efficace come il regista e sceneggiatore Eric Gravel in Full Time – Al cento per cento, storia di una (stra)ordinaria settimana lavorativa di una donna di mezza età, alle prese con un lavoro da cameriera in un hotel di lusso, un colloquio che le potrebbe consentire di svoltare e tornare all’impiego dei suoi sogni, due figli da mantenere. A complicare il tutto in modo esponenziale, un infinito sciopero dei trasporti che trasforma i suoi trasferimenti quotidiani verso il centro di Parigi in un’autentica odissea.

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Aspettando gli Oscar 2022: i pronostici e le nostre preferenze

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Gli Oscar interessano ancora come un tempo? L’attenzione sembra essere scemata negli anni, ma noi siamo sempre affezionati alla torrenziale cerimonia per l’assegnazione degli Academy Awards, che nella 94esima edizione (in onda su Sky dalle 2 tra domenica 27 marzo e lunedì 28) vede Regina Hall, Amy Schumer e Wanda Sykes alla conduzione. Nell’attesa, come ogni anno vi sveliamo i nostri pronostici sui vincitori e chi, secondo la redazione di I-FILMSonline, meriterebbe di vincere (qui tutte le nomination).

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Il potere del cane di Jane Campion, la recensione

Il potere del cane - Film (2021) - MYmovies.it

L’ultimo lungometraggio della neozelandese Jane Campion, tratto dal romanzo omonimo di Thomas Savage, s’immerge nelle atmosfere di un drammatico western, con sottili risvolti psicologici thriller. Presentato in concorso a Venezia 2021, dove ha vinto il Leone d’Argento per la miglior regia, da lì vincitore incontrastato ai Golden Globe 2022 e ai Bafta Awards 2022, in nomination agli Oscar per Miglior film, regia, attore protagonista, attrice e attore non protagonisti, sceneggiatura non originale (sempre J. Campion), fotografia (Ari Wegner) e colonna sonora (Johnny Greenwood, non a caso già dietro le musiche de Il petroliere). Distribuito da Netflix.

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Bergamo Film Meeting 2022, il programma

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Dal 26 marzo al 3 aprile torna finalmente in presenza Bergamo Film Meeting, con l’edizione numero 40. Il ricco programma della manifestazione lombarda mescola anteprime a classici e retrospettive. Si parte con la proiezione acusmatica di Stalker di Andrej Tarkovskij. Punti di forza del festival la personale dedicata agli animatori estoni Priit e Olga Pärn (anche protagonisti di una masterclass) e la retrospettiva completa di Costa-Gavras, ospite del festival. La competizione internazionale Mostra Concorso presenta 7 lungometraggi di fiction, inediti in Italia, giudicati dalla giuria guidata da Volker Schlondorff.

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Belfast di Kenneth Branagh, la recensione

Belfast (film) - Wikipedia

Should I stay or should I go? parafrasato attraverso la famosa canzone dei Clash del 1981, è l’interrogativo che attraversa buona parte del film di Kennet Branagh. Questa lirica, anche se non filologicamente correlata al tempo del film, rende perfettamente il quesito principale, in sospeso per buona parte della narrazione.

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Bafta 2022, tutti i vincitori

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Il potere del cane trionfa ai Bafta Awards 2022: gli Oscar britannici incoronano il film di Jane Campion ma anche Dune, che vince diversi premi tecnici. Ecco tutti i premi assegnati dalla British Academy of Film and Television Arts.

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Pasolini, il centenario del profeta terreno

Pier Paolo Pasolini, «era dappertutto con la sua passione di tutto» -  PAGINA21

Avrebbe compiuto cent’anni, lo scorso 5 marzo, l’intellettuale più eclettico, versatile e controverso del secolo scorso. Su Pier Paolo Pasolini è stato detto tanto, tutto. Celebrare il centenario della sua nascita, senza rischiare di glorificarne l’opera omnia cedendo ad un certo manierismo didascalico, è un’impresa delicata e complessa: perché in Pasolini, rispetto ad altri, non vi è ambito che non sia stato profondamente indagato, analizzato, sviscerato. Poeta (scrisse migliaia di versi), romanziere, cineasta (ventiquattro pellicole), teorico, critico, saggista, drammaturgo, pittore. Cosa ci resta da dire, dunque, su Pasolini, che non sia già edito?

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The Batman di Matt Reeves, la recensione

A cura di Francesco Pozzo

Che qualunque cosa Matt Reeves tocchi diventi magicamente oro, non è certo chissà quale rivelazione: che sia la controversa rielaborazione del kaijū eiga, il fantasmatico rifacimento di un caposaldo dell’horror moderno come Lasciami entrare o la rivisitazione solenne, ieratica e meditabonda dell’al tempo logoro e strematissimo franchise del Pianeta delle Scimmie, il nostro ha saputo infondere alla sua proteiforme e sorprendente opera – con lo sguardo di chi del cinema conosce perfettamente i tempi, il linguaggio, le sfumature e i meccanismi più segreti – nuova linfa, profondità, emozione e un crepuscolare afflato fordiano (specialmente nel capitolo conclusivo della saga delle Scimmie) che lasciava presagire solo il meglio per questo tanto agognato e più volte posticipato – causa Covid e altre amenità – reboot dell’Uomo Pipistrello: materiale che, sia detto, dopo la grandiosa trilogia dell’altalenante Nolan e la nefanda parentesi snyderiana con Ben Affleck sulla quale è meglio sorvolare (pur con la bella eccezione di quell’anomalo e statuario oggetto filmico che è Zack Snyder’s Justice League), era, se non difficile rinverdire, quantomeno di complicata maneggiabilità.

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