
Lungometraggio d’esordio della regista Svizzera Carmen Jaquier, il film, ambientato tra fine Ottocento e primi del Novecento, racconta le vicende di Elisabeth, una novizia di diciassette anni che viene richiamata a casa dei genitori alla morte della sorella Innocence, per aiutare col lavoro nei campi. Come un’ Arminuta ante-litteram, la giovane, dopo anni passati in convento lontano dalla famiglia, si ritrova a casa sulle montagne, in mezzo ad estranei o poco più. Una comunità rurale chiusa e rigida nella quale si sente fuori posto. La sorella Innocence è morta in circostanze oscure e nessuno ne vuole parlare (chi non si conforma, viene inevitabilmente cancellato). Più Elisabeth cerca risposte, più le bocche si cuciono. I familiari non nominano neppure più il nome della sorella, e le sorelline minori (successivamente alleate) non rispondono alle sue domande. Solo i tre amici d’infanzia, dopo un iniziale atteggiamento di condanna e rifiuto, l’aiuteranno a fare luce su cosa sia accaduto ad Innocence e a liberarsi, attraverso l’amore sensuale, dalle repressioni della famiglia, dal bigottismo morale e religioso della piccola comunità montana.
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