Far East Film Festival 2023, la recensione di Abang Adik

Abang Adik

Dopo una consolidata esperienza in ambito musicale, il malese Jin Ong esordisce alla regia con un lungometraggio sorprendente capace di raccontare le due facce di una metropoli come Kuala Lumpur dove, all’ombra della città moderna e più ricca, si cela la città più povera dove si lotta ogni giorno per sopravvivere. È qui che si svolgono le vicedende dei due protagonisti: Abang è sordomuto e lavora costantemente per mettere da parte quanto basta nella speranza di ottenere prima o poi un documento di identità. Adik, suo fratello, ha un carattere quasi all’opposto e preferisce guadagnare prostituendosi o dedicandosi ad attività illegali.

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Far East Film Festival 2023, la recensione di Deleter

Nadine Lustre in 'Deleter': Watch First Teaser for Mikhail Red's  Techno-Horror Film (EXCLUSIVE)

Si potrebbe commettere un grave errore a sottovalutare Deleter di Mikhail Red riducendolo ad un horror di fascia medio bassa che attinge senza sforzi al sottogenere dei fantasmi vendicativi tipico del cinema asiatico. Forse è troppo scomodare esempi illustri, ma già nei primi anni 2000 Kiyoshi Kurosawa con il suo Kairo predisse dove ci avrebbe condotti internet con la promessa di annullare le distanze tra le persone andando invece ad isolarci ulteriormente creando nuovi fantasmi dietro e davanti allo schermo. Probabilmente non poteva immaginare dove ci avrebbe poi condotti il progresso proseguendo su quella strada, la diffusione di strumenti con i quali accedere a Internet in ogni momento e in ogni luogo, registrare, registrarsi, catturare il momento e condividerlo in differita o i live.

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Far East Film Festival 2023, la recensione di You & Me & Me

You & Me & Me

Si chiamano curiosamente You e Me e sono gemelle: praticamente indistinguibili, se non per un neo sul viso, sono le protagoniste di questa commedia dolceamara proveniente dalla Thailandia e vista al Far East Film Festival 25. Le due adolescenti vivono in simbiosi, escogitano trucchi giocando sulla loro somiglianza e, in un momento particolamente difficile per la loro famiglia (i genitori sulla soglia della separazione), conoscono un coetaneo mentre sono in vacanza nel paesino rurale della nonna. Di chi tra le due Mark s’innamora veramente?

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Far East Film Festival 2023, la recensione di A Light Never Goes Out

A Light Never Goes Out (2022) - IMDb

La morte non è la fine della vita quando la vita resiste nel ricordo. Ed il ricordo è quella traccia che lasciamo di noi nel mondo e nelle vite delle persone. Per Bill quella traccia, luminosa, è rappresentata dalle insegne al neon che nel suo laboratorio fabbrica da una vita e con le quali ha contribuito a rendere unica la sua Hong Kong illuminando le strade e i palazzi. Dopo la sua morte alla moglie non rimane che l’officina, un giovane apprendista e tanti debiti. Ma non può lasciarsi tutto alle spalle se non realizza l’ultimo desiderio del marito, restaurare una vecchia insegna ormai da tempo dismessa.

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Far East Film Festival 2023, la recensione di Sri Asih

Disamping Suksesnya Film Sri Asih, Ada Beberapa Kritik Dari Penonton -  Kulturnativ

Vissuta in orfanotrofio dopo la morte dei genitori naturali, Alana viene adottata e cresciuta dalla madre adottiva che la allena per farla diventare un’esperta lottatrice. Ma in realtà la ragione dei continui allenamenti sono legati al fatto che la ragazza è destinata a diventare l’incarnazione della dea Sri Asih e a contrapporsi alle forze che vogliono risvegliare la dea del fuoco, sua antagonista.

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Beau ha paura di Ari Aster, la recensione del film con Joaquin Phoenix

A cura di Francesco Pozzo

Ari Aster è un regista che si è fatto notare, facendo il botto, con un horror assai sopravvalutato che partiva benino per poi schiantarsi miseramente: quell’Hereditary rigorosamente targato A24 (sinonimo di cinema lucido, stirato, patinato e fintamente autoriale, e di scelte furbissime congegnate per solleticare il palato e l’immaginazione del fruitore più occasionale e sprovveduto, tralasciando qualche lodevole eccezione come i bellissimi The Lighthouse, First Reformed, Pearl, Diamanti grezzi…) che già era un forte indicatore, se non una vera e propria dichiarazione d’intenti, dell’abissale (e ridicola) pretenziosità connaturata alla poetica – chiamiamola così – di questo giovane filmmaker: un parabola surreal-orrorifica e (naturalmente) ultra-citazionista come ce ne sono tante ammantata però di quell’aura solenne di cinema intimista e rigorosamente dilatato (perché il genere, ricordiamolo sempre, va “nobilitato”: non è accettabile così com’è) che funziona, per l’appunto, per il gusto non particolarmente sofisticato di un pubblico mainstream, ma che non può che far alzare il sopracciglio dello spettatore più allenato e abituato a masticare cinema autentico come quello di Roeg, Kobayashi, Kubrick (perdonali, ché non sanno quello che fanno), Bergman, Polanski, Russell, Żuławski (ma pure dello stesso Rob Zombie dei tempi d’oro, suvvia!) e di tutta quella serie di nomi abusati ed eccessivamente altisonanti da cui Aster attinge costantemente a piene mani (non che ci sia nulla di male, purché lo si sappia fare) credendosi lì, al loro livello, di diritto (è ormai noto che la superbia di quest’uomo non conosce confini, ma è senz’altro in buona compagnia, nel panorama cinematografico attuale), ignorando completamente le coordinate del contegno e del buon senso, e dimenticandosi che Scorsese (il quale si professa fan di Aster: cosa non si deve fare per tenere vivo il cinema…), giusto per dirne uno, è approdato alle tre ore e mezza di The Irishman dopo cinquant’anni di onorato servizio (ma non è questo, o perlomeno non soltanto, il problema nodale: ma ci arriveremo).

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Far East Film Festival 2023, la recensione di Where the Wind Blows

Where the Wind Blows

Trent’anni di storia di Hong Kong, con l’ascesa di due funzionari di polizia dall’occupazione giapponese ai ’70, in un vortice di corruzione e convivenza violenta tra tra forze dell’ordine e Triadi. È il sontuoso e ambiziosissimo affresco di Philip Yung che non poteva mancare al Far East Film Festival, certamente tra i film più attesi dell’edizione anche per il duo di protagonisti al centro di questa carrellata storica: Aaron Kwok (attore per Andrew Lau, Johnnie To e altri) e soprattutto l’iconico Tony Leung Chiu-wai, che sarà investito del Leone alla carriera alla prossima Mostra di Venezia.

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Far East Film Festival 2023, la recensione di The Sunny Side of the Street

The Sunny Side of the Street (白日青春, Lau Kok-rui, 2022) – Windows on Worlds

Hong Kong è grande protagonista di questa 25esima edizione del Far East Film Festival, con ben otto pellicole presenti di cui sei inserite nella sezione New Waves, nell’ottica di promuovere una cultura e una cinematografia che cerca di restare autonoma dalla Cina. Non tutto ciò che viene dall’ex colonia è di alta qualità, ma se già la presenza del grande Anthony Wong vale il prezzo del biglietto questo The Sunny Side of the Street è di per sé una delle cose più piacevoli e toccanti viste nei primi giorni del festival.

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Far East Film Festival 2023, la recensione di A Guilty Conscience

A Guilty Conscience

Un legal drama con punte di commedia è una carta vincente, come ci ha insegnato il recente e bellissimo Argentina, 1985. Il film di Jake Ng A Guilty Conscience presentato al Far East Film Festival 25 non è così ambizioso e non racconta fatti storici, ma più semplicemente la parabola di riscatto di Adrian Lam, magistratucolo che non ha mai fatto carriera, alle prese con il nuovo ruolo di difensore di una donna accusata dell’omicidio della figlioletta. Inizialmente troppo pigro e incapace per farla assolvere, riprenderà in mano il caso mettendosi contro una ricca e potentissima famiglia che ha insabbiato la verità.

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Far East Film Festival 2023, la recensione di Phantom

Phantom, un remake che punta tutto sul lato glamour e action, a scapito  della credibilità storica - MYmovies.it

Prendete una variazione sul tema al meccanismo del “whodunit” di Agatha Christie con un tot di personaggi “in trappola” in un’unità di luogo e di tempo, un bel cast corale, affascinanti costumi d’epoca da period drama, un po’ di Storia (l’occupazione giapponese in Corea) riadattata ai ritmi di un action movie e avrete Phantom, spy story coreana diretta da Lee Hae-young presentato al 25esimo Far East Film Festival.

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Far East Film Festival 2023, la recensione di She Is Me, I Am Her

She is Me, I Am Her

Quattro episodi per raccontare la vita ai tempi del Covid, ma soprattutto quattro storie sulla solitudine, i rimpianti, il bisogno d’amore, le fragilità umane che la pandemia non ha fatto che enfatizzare e rendere più difficili da affrontare. La regista Nakamura Mayu si inserisce nel solco del recente cinema giapponese più intenso e intimista che sta raccogliendo grandi risultati a livello internazionale, da Hirokazu Kore’eda a Ryusuke Hamaguchi. Questo She Is Me, I Am Her, presentato al Far East Film Festival 25, nasce da un cortometraggio cui se ne sono aggiunti altri tre, per formare un film antologico dalla durata risicata (solo 69 minuti, che appaiono quasi una scelta controcorrente in un momento in cui nel cinema pare che il minutaggio diluito e torrenziale sia una conditio sine qua non).

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Far East Film Festival 2023, la recensione di The Sales Girl

The Sales Girl - Film (2021) - MYmovies.it

Per la seconda volta nella sua storia, il Far East Film Festival ha schierato nella sua selezione un film proveniente dalla Mongolia (il primo fu Operation Tatar). Del Paese più isolato al mondo, The Sales Girl ci presenta un’immagine totalmente lontana da quella che visualizziamo abitualmente. Anziché portarci nei suoi orizzonti rurali, semideserti e pastorali, il film di Janchivdorj Sengedorj ci cala in un mondo ormai urbanizzato, una Ulan Bator che somiglia – forse sin troppo – a una città di qualsiasi altra nazione del resto del mondo. 

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Mon Crime – La colpevole sono io di François Ozon, la recensione

Mon Crime - La colpevole sono io - Film (2023) - MYmovies.it

Donne che uccidono gli uomini: è ciò che sta al fondo (e alla superficie) di Mon Crime, ultimo film di François Ozon e adattamento dell’omonima pièce di George Berr e Louis Verneuil, con il quale il regista francese indaga il Me Too traslandolo negli anni ’30. Madeleine, giovane attrice spiantata che cerca di sbarcare il lunario, si ritrova implicata nell’assassinio di un potente produttore e predatore sessuale. Per uscirne si autoaccuserà dell’omicidio e verrà clamorosamente assolta per legittima difesa, con l’aiuto di Pauline, sua compagna di sventure e giovane avvocatessa. Madeleine inizia così un’inaspettata quanto brillante carriera nel mondo del teatro e del cinema, che però riserverà ulteriori colpi di scena.

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Festival di Cannes 2023, il programma

cannes2023

Dalla Croisette spira un vento beneaugurante per lo stato del cinema internazionale, se guardiamo al ricco e succoso programma del Festival di Cannes 2023, che si svolgerà dal 16 al 27 maggio. I grandi nomi ci sono e sono tanti, con Hollywood e l’Italia che giocheranno un ruolo fondamentale in questa 76esima edizione.

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