ALTERED CARBON, la recensione della prima stagione
Anno 2384, il concetto di morte sembra ormai essere superato. La coscienza e tutte le funzioni della vita umana si possono trovare all’interno di una pila, che può essere spostata da un corpo all’altro, chiamato “custodia”. Ci si trova di fronte all’immortalità, in un mondo in cui solo i Mat (Matusalemme) guardano con superiorità le vite dei comuni esseri umani e nutrono particolari servigi, avendo la possibilità di cambiare continuamente le loro custodie. In uno scenario in cui a far da padrone sono prostituzione e corruzione, Takeshi Kovacs (Joel Kinnaman) viene risvegliato dal suo sonno da un ricco Mat di nome Laurens Bancroft (James Purefoy), per poter risolvere il suo misterioso caso di omicidio.
Altered Carbon non nasconde proprio nulla e ha la forza di raccontare e dare tutte le risposte che lo spettatore cerca, in una serie in cui la crudeltà e il sangue sono fortemente presenti in tutto il corso del suo svolgimento. Un racconto cruento, che inizialmente faceva fatica a trovare chi potesse o volesse scommettere sulla produzione della serie basata sul romanzo di Richard Morgan, intitolato Bad City. I sentimenti e le emozioni umane sembrano non fare più parte del nuovo distopico universo creato e prodotto dalla serie Netflix. Una nuova realtà che può rivelare delle sorprese, non sempre dal gusto dolce, perché Takeshi non solo dovrà capire chi o come è morto Laurens Bancroft, ma dovrà comprendere anche, perché il nuovo corpo sembri attirare così tanto l’attenzione delle persone. Una realizzazione capace di regalare una splendida fotografia in perfetto stile Blade Runner, accompagnata dal lato poliziesco e noir ammirato già in Minority Report: Altered Carbon è un’opera capace di dare le giuste luci delle ribalta ai personaggi principali (buona interpretazione di Joel Kinnaman) ma ha anche il dono di far emergere anche quelli secondari, come ad esempio l’apprezzato barista Edgar Allan Poe dell’hotel “Raven” (Chris Conner).
Nove episodi dopo un incipit positivo non fanno che definire Altered Carbon un prodotto sicuramente interessante, con una base su cui sviluppare la produzione dei restanti due capitoli della trilogia. Eppure non tutto sembra filare liscio come dovrebbe, presentando delle lacune di una scrittura che a volte risulta essere disorganizzata, soprattutto nella parte finale in cui il ritmo è concitato. Nonostante tutto, la prima esperienza del colosso dello streaming nel campo del cyberpunk rimane, a tutti gli effetti, una serie affascinante e una vera gioia per gli occhi dello spettatore.
Voto 2,5/4
Andrea Carnemolla