Berlinale 2018: DON’T WORRY di Gus Van Sant e UTØYA 22. JULI di Erik Poppe

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Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot di Gus Van Sant (concorso)

A due anni di distanza dal passo falso de La foresta dei sogni, Gus Van Sant torna dietro la macchina da presa per raccontare la storia di John Callahan (Joaquin Phoenix), un vignettista satirico statunitense costretto a una paralisi dall’età di ventuno anni. Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot è un biopic decisamente lineare e semplice, incentrato del tutto sulla bravura di Joaquin Phoenix che riesce a dare corpo a un personaggio affascinante e funzionale. Il grande assente del progetto però è proprio Gus Van Sant, che non sfrutta l’irriverenza e la scorrettezza delle vignette del suo protagonista per uscire un po’ dagli schemi di un prodotto hollywoodiano sicuramente di buona fattura ma che non regala nulla di più. Il film procede infatti con il pilota automatico e preferisce non rischiare nulla (se non l’ottima trovata di animare le vignette di Callahan) per concludere la sua corsa sui sempre solidi binari della retorica e dei buoni sentimenti. 

Voto: 2/4

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Utøya 22. juli, di Erik Poppe (concorso)

Nell’estate del 2011, sull’isola di Utøya, un gruppo di ragazzi radunati per un campus estivo si trova sotto attacco per mano di un terrorista intenzionato a fare una strage. Un atto inconcepibile, soprattutto per la sempre precisa e felice Norvegia. Erik Poppe decide di mettere in scena il tutto non tanto per descrivere quello che accadde (poiché, appunto, è incomprensibile), quanto per cercare di farci provare un’esperienza (cinematografica) che possa avvicinarsi a quella vissuta dalle vittime. Così, il film si avvale di un unico, estenuante, piano sequenza che segue la fuga dei giovani sotto attacco. Non sappiamo, proprio come loro, cosa stia succedendo, chi e perchè stia sparando; non vediamo il predatore, ne udiamo solo gli spari; non capiamo il perché dei soccorsi tardivi né mai sappiamo se rimarremo in vita. Un film avvolgente e totalizzante, che si avvale di un prologo di rara potenza simbolica capace di ingabbiare il nostro sguardo per tutta la durata.

Voto: 3/4