BORG MCENROE di Janus Metz Pedersen (2017)
1980: lo svedese Bjorn Borg (Sverrir Gudnason) è il tennista numero uno del mondo che cerca di entrare nella leggenda tentanto di vincere per la quinta volta consecutiva il celebre torneo di Wimbledon. Sulla sua strada, il suo avversario più accreditato è il giovane americano John McEnroe (Shia Labeouf), considerato una promessa del tennis. Freddo e mentalmente granitico Borg, talentuoso e irascibile McEnroe, i due si sfideranno in uno dei match più spettacolari della storia del tennis. Presentato in anteprima al Toronto Film Festival e passato anche nel programma della Festa del Cinema di Roma dove si è aggiudicato il Premo del Pubblico, Borg McEnroe racconta una delle più intense rivalità nella storia dello sport tra due tra i migliori tennisti di sempre.
Ambientato durante il torneo di Wimbledon nel 1980 dove i due tennisti daranno vita a una entusiasmante finale, con Borg McEnroe il regista Janus Metz Pedersen realizza un drama/biopic sportivo incentrato sul racconto della sfida tra due icone sportive dell’epoca e della loro lotta tecnica e mentale per aggiudicarsi l’ambito torneo inglese di tennis. Confezionato con discreta cura ed eleganza nella messa in scena e da un approccio registico piuttosto convenzionale e classicheggiante, il riferimento principale di Borg McEnroe sembra guardare a un’opera come Rush di Ron Howard, soprattutto nella narrazione del contrasto di caratteri tra i due tennisti.
Assieme al portare avanti la vicenda sportiva, il film si concentra soprattutto sull’imbastire un duello caratteriale tra i due contendenti, opponendo la serietà e la freddezza di Borg all’esuberanza e all’emotività di McEnroe, raccontando di due identità diverse che si trovano a sfiorarsi. Nonostante il fascino dei personaggi coinvolti, il film fatica a uscire da un binario di sceneggiatura ampiamente prevedibile, narrando di due personalità diverse ma complementari alla ricerca della vittoria e della fama e con un passato da predestinati in comune.
A parte però una scrittura che si concentra troppo e forse unicamente nel ribadire l’opposizione di atteggiamenti e caratteri di Borg e McEnroe, il film pare procedere col pilota automatico, non avendo il coraggio di sondare questioni più diverse rispetto a una sceneggiatura troppo bloccata, come il peso delle aspettative e della pressione sportiva. Ma se la coppia Gudnason e LaBeouf fa il proprio, il film fa collezione di psicologie troppo lineari e di una complessiva inutilità di personaggi di contorno e di lungaggini private che poco aggiungono, seppur con la nota di merito alla notevole lunga sequenza dedicata alla celebre finale di Wimbledon.
Voto: 2/4