Un colpo di fortuna – Coup de Chance di Woody Allen, la recensione

di Valeria Morini

Spesso nella vita basta un colpo di fortuna. Ancora una volta è il caso a regnare nell’universo cinematografico di Woody Allen, che con Coup de chance porta sullo schermo il suo cinquantesimo film, girato totalmente in francese e presentato in anteprima fuori concorso alla 80esima Mostra di Venezia. Se l’ostracismo hollywoodiano costringe il regista a girare lontano dalla sua New York il tocco alleniano non si è perso affatto. Coup de chance è una vera delizia, una brillante commistione tra commedia, dramma e thriller.

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The Killer di David Fincher, la recensione

“When you say “it’s gonna happen now”. Well when exactly do you mean?” “How Soon is Now”

The Smiths

The Killer era un film che destava parecchia curiosità: per il connubio David Fincher e Michael Fassbender e per il ritorno di Fincher al thriller, genere che lo ha reso famoso e di cui prende gli archetipi per trasformarli in altro.

Il film parla di un sicario che non sbaglia mai. Fincher riesce a mettere in scena un film dove il narrato e il come viene narrato vanno di pari passo. Un protagonista altamente meticoloso, preciso, metodico, per un film dove nulla viene lasciato al caso, ma dove comunque il fato entra.

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Hors-saison di Stéphane Brizé, la recensione

“Mi spaventa il futuro perché non so pensare che cosa ne sarà di me” Un altro mondo (2022)

Carrellate su file di case anonime, scogliere grigie, alberghi con arredamenti kitsch e mare che si staglia verso l’orizzonte. Il nuovo film di Stéphane Brizé è fatto di elementi semplici e comuni, quasi noiosi, ma in cui tutti ci riconosciamo. Uno strato di malinconia come se fosse polvere avvolge tutto il film. Un uomo che non ha la forza di reinventarsi e una donna che non sa ammettere con se stessa che poteva avere di più. Mathieu, attore famoso, si nasconde dopo un insuccesso lavorativo, durante la bassa stagione, in un resort in una piccola città della Francia, dove il tempo sembra fermo e le giornate sembrano tutte uguali. Nel culmine della sua frustrazione, noia e smarrimento per il futuro, ritrova la sua vecchia fiamma Alice che abita lì.

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La teoria del tutto di Timm Kröger, la recensione

Il multiverso è certamente uno dei temi di tendenza del momento nel mondo del cinema, ma nel caso di La teoria del tutto l’approccio a questa forma narrativa è molto diverso. Johannes Leinert è un dottorando in fisica che insieme al suo professore si reca ad un convegno nelle Alpi svizzere. Il relatore principale non si presenta e la circostanza si trasforma in occasione d’incontro con la comunità scientifica e di svago. Mentre Johannes cerca di guadagnare il rispetto del suo professore per la teoria che sta approfondendo per la sua tesi, riguardante il multiverso, incontra e si innamora di Karin, una musicista, ma presto le montagne si fanno teatro di una serie di misteri difficilmente spiegabili.

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Hit Man di Richard Linklater, la recensione

È possibile, con tempo e metodo, modificare la propria personalità in modo da cambiare se stessi?
Gary Johnson, professore di filosofia all’università di New Orleans, collabora occasionalmente con la polizia locale fingendosi un killer su commissione così da permettere l’arresto di chi è disposto a pagare i suoi servizi: Un giorno però dissuade una donna dall’ingaggiarlo per l’omicidio del suo fidanzato violento e se ne innamora.

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Il male non esiste di Ryûsuke Hamaguchi, la recensione

di Tommaso De Rai

Se incontri un cervo ferito insieme al suo genitore, ti potrebbe attaccare.
In Il male non esiste (Evil Does Not Exist) Takumi è il tuttofare di un piccolo paese immerso nei boschi. La comunità di cui fa parte vive in equilibrio con la natura ma è chiamata ad affrontare le criticità della costruzione di un glamping che rischia di destabilizzare questo rapporto.

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Io Capitano di Matteo Garrone, la recensione

“Io non voglio essere un burattino, voglio diventare un bambino come tutti gli altri” Pinocchio (2019)

A Venezia 80 ci sono stati ben due film della sezione ufficiale del Concorso che parlano di immigrazione, questo dà il polso di quanto sia una tematica attuale. Due film che hanno tratto il tema in maniera diversa, che lo guardano da due prospettive diverse e che parlano di due luoghi geografici diversi: l’Est Europa (la cosiddetta “rotta balcanica”) e l’Africa (le rotte orientali che attraversano il Sahara, la Libia e il Mediterraneo). La volontà di Io Capitano, non è quella di fare un indagine a tutto tondo sul fenomeno come fa Green Border, ma raccontare una storia, che lo stesso Garrone ha sentito raccontata dal protagonista in un centro per minori stranieri non accompagnati vicino Caserta, un ragazzino che a soli 15 anni aveva pilotato la nave che l’aveva portato da Tripoli all’Italia perché costretto dai trafficanti, nonostante lui non sapesse nuotare e non avesse mai visto il mare, ed era riuscito nell’intento di arrivare in Italia, senza nessun morto o che la nave affondasse.

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Priscilla di Sofia Coppola, la recensione

“Il mio posto è qui affianco al Re…” Marie Antoniette (2006)

A 20 anni dall’arrivo in sala di Lost in Traslation e dopo il molto sottotono On the Rocks del 2020, Sofia Coppola torna a Venezia con una storia al femminile sull’ex moglie di Elvis Presley: Priscilla.
Il film, che prende spunto dal libro Elvis and Me scritto dalla stessa Priscilla, più che narrare di lei parla soprattutto della sua relazione con il re del rock, seguendo in maniera pedissequa tutti i momenti salienti della loro relazione: il loro incontro, il trasferimento di Priscilla a Graceland, il matrimonio e la nascita della loro figlia, Lisa Marie. Ma anche gli aspetti più turbolenti: le litigate, l’abuso di pillole e i tradimenti. Il film si inoltra così tanto nella loro relazione per finire a parlare anche della loro vita sessuale in maniera morbosa e di cattivo gusto.

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El Conde di Pablo Larraín, la recensione

“Anibal: yo soy asì. Estoy sempre piensando si la cosas estan bien o estan mal. Y por supuesto, siempre opto por el bien” Ema: ”Bueno, entonces hay un problema porque yo soy el MAL” Ema (2019)

Nel mondo che ci presenta Pablo Larraín, il bene ha già perso. È un mondo dove la brama di potere, la crudeltà, la stupidità e la perversione imperversano. Il film inizia in un mondo in bianco e nero dai colori seppia (lo stesso tono usato dal regista per un video musicale del 2013 del gruppo “Eletrodomesticos” della canzone “Detras del Alma”), la scelta è azzeccata perché ci da l’idea di vecchio come il personaggio che lo abita: Augusto Pinochet vampiro. Il generale è un uomo stanco della vita dopo ben 250 anni ad aiutare i peggiori genocidi e le dittature più sanguinolente e a compiere i crimini più efferati. Il vecchio vampiro si sta affamando per morire e arriva la sua famiglia al suo capezzale creando momenti esilaranti.

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La Bête di Bertrand Bonello, la recensione

Nostro personale colpo di fulmine alla Mostra di Venezia numero 80, La bête è la consacrazione definitiva del regista francese Bertrand Bonello, che firma un’opera difficilmente appetibile per il grande pubblico ma che potrebbe imporsi come una pietra miliare del cinema contemporaneo. Cinema larger than life, quello di La bête, già nella durata torrenziale (150 minuti) come nella sublime interpretazione di una Léa Seydoux semplicemente grandiosa. Al suo fianco George MacKay che ha preso il posto della prima scelta, il compianto Gaspard Ulliel, e che si conferma un attore dal talento cristallino.

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Ferrari di Michael Mann, la recensione

Uno dei registi più americani di sempre, tra i simboli stessi del cinema a stelle e strisce, racconta una storia italiana. Lui è Michael Mann e il film è Ferrari, biopic dedicato al Drake di Maranello che si concentra sulla tragica Mille Miglia del 1957 e sulla complessa vita personale poco dopo la morte prematura del figlio Dino, con Enzo Ferrari diviso tra la moglie Laura e l’amante Lina (da cui ha avuto Piero, riconosciuto anni dopo).

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Dogman di Luc Besson, la recensione

Il ritorno di Luc Besson dopo anni di cinema blockbuster e di controverse vicende personali con accuse di abusi (e relativo proscioglimento) è un film che strizza l’occhio all’età d’oro del regista francese, al noir mélo dei suoi film anni 90 più contenuti nei budget ma divenuti cult, come Léon e Nikita. Dogman, presentato in concorso alla 80esima Mostra di Venezia, è ancora la storia di un antieroe solitario e outsider, ancora un lampo di tenerezza in un universo marcio e violento.

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L’ordine del tempo di Liliana Cavani, la recensione

Dopo oltre vent’anni di lontananza dal cinema, passati a lavorare soprattutto in televisione, torna sul grande schermo Liliana Cavani, che a 90 anni firma L’ordine del tempo, presentato Fuori concorso all’80esima Mostra del cinema di Venezia, con un cast all star. Claudia Gerini, Alessandro Gassmann, Edoardo Leo, Ksenia Rappoport, Valentina Cervi e Francesca Inaudi sono solo alcuni dei nomi protagonisti di quest’opera corale che mescola commedia e (possibile) tragedia, nella storia di un gruppo di amici che si riunisce in una casa sulla spiaggia e, nel mezzo dei festeggiamenti per un compleanno, scopre l’esistenza di un asteroide che potrebbe colpire la Terra, con il rischio della sua distruzione totale.

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Comandante di Edoardo De Angelis, la recensione

La Mostra del cinema di Venezia numero 80 si è aperta nel segno del tricolore: dopo la cancellazione di Challengers di Guadagnino dal programma per lo sciopero di attori e sceneggiatori di Hollywood, a inaugurare il festival è toccato a Comandante di Edoardo De Angelis, emblema perfetto di un’edizione forzatamente poco internazionale almeno dal punto di vista degli ospiti (per il suddetto sciopero) e con una forte componente italiana tanto da avere ben sei titoli nostrani in concorso. produttivo rispetto alla media. Il regista partenopeo de Il vizio della speranza si confronta con la vera storia di Salvatore Todaro, comandante del sottomarino Cappellini durante la Seconda guerra mondiale, militare pluridecorato ma soprattutto fiero uomo di mare che in più occasioni salvò i naufraghi delle stesse navi nemiche che affondava. 

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Mostra di Venezia 2023, il programma

Nonostante la quasi certa assenza di star per lo sciopero degli attori di Hollywood, sarà un’interessante edizione quella numero 80 della Mostra del Cinema di Venezia, il cui programma è stato presentato da Alberto Barbera in conferenza stampa martedì 25 luglio. Salta Challengers di Luca Guadagnino, sostituito da Comandante come film d’apertura, ma troveremo Poor Things di Yorghos Lanthimos, Priscilla di Sofia Coppola, l’opera seconda di Bradley Cooper Maestro (su Leonard Bernstein), Ferrari di Michael MannEl Conde di Pablo Larrain. C’è molto spazio per il cinema europeo, con tanta Francia da Luc Besson a Bonello e Brizé, e tantissima Italia (Pietro Castellitto, Saverio Costanzo, Giorgio Diritti, Stefano Sollima, senza dimenticare il nuovo film di Liliana Cavani fuori concorso e l’esordio di Micaela Ramazzotti in Orizzonti). Ricchissima di cinema americano off Hollywood è la sezione Fuori concorso, con Palace di Roman PolanskiCoup de Chance di Woody Allen, un mediometraggio di Wes Anderson, i nuovi titoli di William Friendkin, Harmony Korine e Richard Linklater). Di seguito, il programma completo.

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