Remake Disney in live action: perché voler “dare vita” a opere immortali?
Aveva iniziato Tim Burton, nel 2010, con una sua personale rivisitazione di Alice in Wonderland. Siamo nel 2017 e Bill Condon – con Stephen Chbosky alla sceneggiatura, da (non) dimenticare – presenta in sala La Bella e la Bestia. 7 anni. 7 anni in cui ci si è divertiti a riproporre i capolavori d’animazione Disney in versione live action e, ad oggi, non se ne è ancora capita totalmente la necessità, alla luce della qualità delle opere in causa, anche se, in realtà, è un discorso che si potrebbe fare ad ampio raggio, con il cinema in generale, vista la quantità di reboot presenti o in produzione. Certo, ci sono eccezioni, come la Cenerentola di Kenneth Branagh, cui il regista ha dato un taglio personale proponendo una favola classica e godibile, senza snaturare personaggi e riuscendo anche a dar vita a sequenze di discreta fattura (la fuga allo scoccare della mezzanotte, ad esempio). Non va inoltre dimenticato Jon Favreau, che ha raggiunto l’apice negli adattamenti, con una versione visivamente incantevole e coinvolgente del Libro della Giungla, premiato anche agli ultimi Oscar.