« Remember, remember,
the fifth of November,
Gunpowder, treason and plot.
I see no reason
why Gunpowder treason
Should ever be forgot! »
Questo l’incipit di una filastrocca per bambini, inventata in memoria del 5 novembre 1605, quando l’idea di alcuni cospiratori cattolici inglesi era quella di far saltare in aria la Camera dei Lord, in cui erano riuniti Re Giacomo I e tutti I membri del parlamento inglese. L’episodio, noto come la congiura delle polveri (“Gunpowder Plot”), ha visto tra i suoi protagonisti Guy Fawkes, ora il più celebre tra i cospiratori, tanto che il suo volto stilizzato è ormai divenuto il simbolo della ribellione, più che dell’anarchia che in molti casi si vorrebbe attribuirgli. Tra il 1982 e il 1985, Alan Moore, autore, fra gli altri, del capolavoro Watchmen, ha pensato, scritto e, con l’aiuto di David Lloyd, illustrato una graphic novel distopica in cui il protagonista è un uomo mascherato da Guy Fawkes, che cerca giustizia in un’Inghilterra postnucleare dove è il Regno Unito a dominare il mondo con un regime totalitario. V per Vendetta, che ha visto la luce nel 1988 grazie alla DC Comics, è a tutti gli effetti un’opera enorme, capace di fondere in un personaggio poetico, romantico, anarchico e desideroso di giustizia, tutti i valori che la società dell’epoca stava vedendo allontanarsi, in un periodo di crisi sociale, prima che economica, che certo non lasciava intravedere alcun bagliore. Londra è sotto controllo da ogni punto di vista, in un evidente e meraviglioso omaggio al 1984 di George Orwell, in cui i cittadini hanno televisioni con un solo canale, i telegiornali sono controllati dal Partito e anche la polizia è corrotta, in una totale assenza di libertà di espressione: è in questo scenario che si muove V, una sorta di supereroe fuggito al campo di sterminio di Larkhill e che ora cerca vendetta contro i responsabili dello sterminio di massa.
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