COCO di Lee Unkrich (2017)
Non è mai semplice parlare di morte, soprattutto se si cerca di farlo anche con menti delicate come quelle infantili, tanto sensibili e fragili che rendono necessaria la massima attenzione quando si toccano determinati argomenti. L’animazione è una delle vie prescelte – si pensi a una favola macabra e romantica come La Sposa Cadavere – ed ecco che Pixar inserisce nel suo immenso mosaico un altro tassello prezioso, capace di andare oltre ogni previsione: Coco.
Le vicende si svolgono in Messico, dove il giovane Miguel coltiva da sempre il sogno di diventare un grande musicista, seguendo le orme di Ernesto de la Cruz, vera e propria icona musicale del suo paese. Tuttavia, il suo sogno viene ostacolato in maniera categorica da tutta la sua famiglia, a causa di un evento passato che ha cancellato per sempre la parola musica dall’albero genealogico Rivera. Il giovane non si dà per vinto, e il Dia de los muertos è il momento giusto per rincorrere il suo sogno.
“To the people across time who supported and ispired us”. Questa la dedica al termine dei titoli di coda: perché è di questo che parla Coco, ossia del ricordo come unico modo per mantenere in vita eternamente una persona cara, anche se defunta, perché è da qui che passa l’immortalità, che nulla ha a che vedere con la fama e con il successo, anzi, è proprio nella memoria e nell’affetto dei propri cari che si trova la strada per poter tornare nel mondo dei vivi, anche solo per una notte. In un trionfo di colori e di musiche, Coco riesce a ridefinire il significato di meraviglia, per gli occhi e per l’anima, arrivando a toccare corde profonde e sapientemente riuscendo a smuoverle facendo leva sulle nostre emozioni, sui nostri ricordi e su quelli dei nostri cari, che rivivono in un miracolo visivo che non potrà mai essere compreso fino in fondo da un bambino, che pure troverà le sue ragioni per amare quest’opera, raccontata in maniera semplice (ma mai banale) e in cui non mancano i momenti comici. Non ci sarebbe da stupirsi dopo aver visto un capolavoro come Inside Out, eppure è qui che Pixar vince, ancora: stupisce. Sempre. E questa volta lo fa attraverso gli occhi di un ragazzino coraggioso e della sua avventura in cui si troverà ad affrontare tematiche complesse che partono dal dramma della perdita di una persona cara, ma non solo, arrivando a ridefinire il senso dei propri sogni e di cosa significhi una famiglia, riuscendo senza retorica a restituire dei valori limpidi, emozioni vere, che non possono non culminare in un pianto liberatorio.
Voto: 4/4
Lorenzo Bianchi