COGAN – KILLING THEM SOFTLY di Andrew Dominik (2012)

Sdraiato nella sua Jacuzzi stracolma di schiuma con il telecomando in mano e il sigaro in bocca, l’ingenuo Tony Montana-Al Pacino affermava: “lo sai che significa capitalismo? Fregare la gente”; mentre una distratta Elvira Hancock-Michelle Pfeiffer rispondeva acida al suo uomo: “Se c’è un vero capitalista, quello sei tu”. Questo vecchio dialogo (scritto da Oliver Stone e girato da Brian De Palma) rende al meglio ciò che Andrew Dominik ha sviluppato in Cogan – Killing them softly, pellicola tratta dall’omonimo romanzo di George V. Higgins e che vanta un cast stellare capeggiato da Brad Pitt.

 

 

Due sbandati compiono una rapina durante una partita di poker organizzata dalla mafia. Nonostante i due cerchino di far ricadere la colpa su un terzo uomo, i malavitosi fregati ingaggiano un killer (Pitt) affinché si sbarazzi di loro.

 Il romanzo criminale lascia periodicamente spazio alle voci fuori campo dei protagonisti sia del tracollo finanziario sia delle elezioni presidenziali 2008. Tra un discorso di Barack Obama e una dichiarazione di George W. Bush, la narrazione si sviluppa in una periferia statunitense mai così degradata. La crisi ha colpito tutti, persino le famiglie mafiose dilaniate da lotte intestine e costrette a racimolare dollari dal gioco d’azzardo. Il nucleo è esploso e così anche le sue metastasi delinquenziali.

 

Dopo il sottovalutato L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, Dominik lascia il far west e cerca di raccontarci le difficoltà dei giorni nostri attraverso le vicende di coloro che mirano soltanto al profitto senza vergognarsene. I frenetici dialoghi sommati alla violenza più efferata danno il giusto ritmo alla pellicola. Disturba però il continuo richiamo all’attualità politica: lo spettatore avrebbe colto il brillante accostamento, anche se le voci illustri trasmesse dalle televisioni avessero occupato uno spazio minore.

Brad Pitt, per l’ennesima volta, dimostra di essere uno dei più versatili attori di Hollywood, anche se l’interpretazione di Jesse James che gli valse la Coppa Volpi resta inarrivabile. Il suo rapporto con il regista australiano è simbiotico al punto tale da aver accettato il ruolo dopo uno scambio di sms. Ray Liotta, James Gandolfini, Scott McNair e Ben Mendelsonn completano un gruppo d’interpreti tutti in stato di grazia.

L’austerità economica lascia spazio alla sobrietà di metodi che coinvolge persino i sicari: non si uccide più sadicamente a bruciapelo, il “lavoro” oggi vien fatto dolcemente, preferibilmente da lontano per evitare imbarazzanti sceneggiate. I tempi sono cambiati.

 

 

 

Voto: 2,5/4