CROCK OF GOLD: A FEW ROUNDS WITH SHANE MACGOWAN di Julien Temple – La recensione
Dopo aver raccontato i Sex Pistols e Joe Strummer, il brillante bad boy del documentario musicale Julien Temple non poteva farsi mancare un excursus sull’altro eroe del punk: con i Pogues, Shane MacGowan ha fuso il genere con la musica tradizionale irlandese scrivendo una pagina epocale della scena londinese degli anni 80. Crock of Gold: A Few Rounds With Shane MacGowan è un doc assolutamente imperdibile per i fan, folle, delizioso e adorabilmente strabordante come il suo protagonista. Esiste in home video e in Italia è stato presentato nel festival in streaming Seeyousound Music Film Festival.
Il racconto di Temple si struttura intorno all’intervista a MacGowan, che ha superato la sessantina (è classe 1957) e non è proprio in formissima: provato da anni di eccessi, da qualche anno il cantante è costretto sulla sedia a rotelle. E l’unico dubbio su Crock of Gold (il titolo indica la pentola piena d’oro di una celebre leggenda irlandese) è proprio l’insistenza, sul sottile confine tra dolcezza e impietosità, sul fisico martoriato da una vita vissuta sempre all’estremo, tra fiumane d’alcool consumato sin dalla più tenera età, tonnellate di sigarette e droghe di ogni tipo. A dispetto della voce biascicata, del corpo ingrassato e consumato e dello sguardo malinconico, quello che emerge è però uno Shane senza dubbio affaticato ma tutt’altro che stanco di vivere o nichilista: è piuttosto uno che ha succhiato ogni momento della sua vita, sempre accompagnato da un’adorabile guasconeria, e oggi paga il prezzo di quella sregolatezza ma, nell’abbraccio alla moglie Victoria Mary Clarke, regala una delle immagini più tenere possibili.
Tra nostalgia, ricordo e una narrazione ironica e densissima che inframmezza l’intervista a filmati di repertorio e animazioni tra il surreale e lo psichedelico, il film ha un’ampia prima parte dedicata all’infanzia irlandese e bucolica di Shane, trascorsa in una fattoria della contea di Tipperary all’interno di una famiglia contadina imbevuta di ideali repubblicani. Il trasferimento a Londra, luogo inizialmente soffocante, porta con sé i problemi famigliari (l’esaurimento della madre), la depressione e un’adolescenza a dir poco turbolenta. Ma finisce anche per trascinare MacGowan nel culmine del movimento punk (ancora pima di diventare famoso, finì sui giornali quando la sua ragazza gli morse a sangue un orecchio mentre pogavano a un concerto dei Clash): anni dopo, riconoscerà che un’avventura come quella con i Pogues e la sua trovata pionieristica di mescolare il punk con suoni e strumenti celtici potevano realizzarsi solo sulla feconda e stimolante scena londinese, in “esilio” dalla natia e amatissima Irlanda.
In Crock of Gold: A Few Rounds With Shane MacGowan, racconto esaustivo su un personaggio che più sopra le righe non si può, ci si diverte parecchio, si passa dal riso alla tristezza e ci sono pure ospiti prestigiosi: Shane scherza con il caro amico (e co-produttore del film) Johnny Depp, che lancia persino una frecciatina a Pirati dei Caraibi, e – giusto per chiarire ulteriormente il sottotesto politico della sua carriera – parla di Storia e poesia con Gerry Adams, leader del movimento repubblicano e figura chiave della storia irlandese e nordirlandese. E poi, ovviamente, ci sono le canzoni: dalla dolcissima Fairytale of New York, che oggi rievoca pensieri tristi (il ricordo di Kirsty MacColl, morta a soli 41 anni), a pezzi indimenticabili come Streams of Whiskey, If I Should Fall From Grace With God, Sally Maclennane, Dirty Old Town e A Pair Of Brown Eyes e tanti altri, tutti da godere sino all’ultima nota.
Voto: 3/4