DARK SKIES di Scott Stewart (2013)

dark-skies-poster-locandina1Anche questa volta il fronte horror non ci regala sorprese, ma piuttosto una variazione su tema.

Il classico nucleo famigliare americano con villetta e bei bambini, che è tanto tornato di moda nelle ultime stagioni –dagli innumerevoli Paranormal Activity a Insidious, che comincia anch’esso ad assumere la forma di un vero e proprio seriale – viene tormentato e insidiato anche in Dark Skies. Ma questa volta non sono demoni, spiriti inquieti o entità soprannaturali a prendere di mira la bella famigliola. Anche se i dispetti notturni restano quelli di repertorio: luci intermittenti, strani rumori, il cane che si inquieta, i bambini che accennano a strane presenze e si aggirano sonnambuli per la casa. La causa delle pene della famiglia Barrett però viene da un altro pianeta: sono i Grigi, umanoidi spaziali spilungoni, che stalkerano i poverini, accanendosi con particolare sadismo sul figlio minore, Sammy.

 

Prima di rivelare l’identità dei cattivi, Dark Skies gioca con qualche clichè dell’horror – Sandman, l’uomo nero, demoniache presenze – non mancando di buttarci dentro lo scienziato pazzerello di turno, l’alienologo Edwin Pollard che da anni porta avanti ricerche su bambini scomparsi. Rapiti, a suo dire, dagli ufo grigi.

La confezione è dignitosa, specie rispetto ad altri sottoprodotti del genere, ma davvero non si riesce a trovare un solo elemento di interesse nella pellicola: pochi spaventi, troppi deja-vu (oltre ai momenti horror, la preoccupazione che si traduce in tensione coniugale, i genitori che alle prime avvisaglie di stranezze pensano che Sammy stia impazzendo).

Solita solfa in salsa fantascientifica e una domanda che regna sulla noia: quo usque tandem abutere, productores, patientia nostra?

 

Voto: 2/4