DUNKIRK di Christopher Nolan (2017)
1940, Seconda guerra mondiale: circa 400.000 uomini dell’esercito inglese si ritrovano bloccati sulla spiaggia di Dunkerque impossibilitati ad andarsene via terra, a seguito dell’invasione dell’esercito nazista. L’unica soluzione per evacuare la zona è attendere le imbarcazioni civili via mare, chiamate a portare in salvo i soldati. Tre anni dopo il precedente Interstellar, il regista Christopher Nolan torna dietro la macchina da presa con Dunkirk, decimo film in carriera e ispirato alla storia vera dell’evacuazione della spiaggia di Dunquerque, che vide coinvolto in un miracoloso salvataggio navale gran parte dell’esercito inglese. Sceneggiato dallo stesso Nolan, Dunkirk si compone di un cast corale composto tra gli altri da Tom Hardy, Kenneth Branagh, Cillian Murphy e l’attore Premio Oscar Mark Rylance.
Girato totalmente in pellicola 70mm e concepito in formato Imax, Nolan realizza per la prima volta in carriera un ambizioso dramma di guerra ambientato durante la Seconda guerra mondiale, cercando un equilibrio tra approccio neoclassico al genere e visione personale. Nolan, soprattutto nelle prime battute del film riesce a restituire la crudezza e la violenza del conflitto, attraverso una messa in scena altamente suggestiva, che prova a restituire una visione iperrealista della guerra e del suo divenire. Sviluppato attraverso un montaggio tripartito di linee narrative tra terraferma, mare e cielo come molteplice visione della battaglia attraverso più fronti, Dunkirk si fa forza di una regia notevole e di un robusto comparto tecnico, come l’insistito ma evocativo tappeto sonoro firmato da Hans Zimmer che accompagna il film e che riesce anche a regalare sequenze potenti e ispirate come quelle aeree dedicate alla battaglie nei cieli.
E al netto dell’intenzione non troppo innovativa di ampliare i punti di vista sulla guerra e ridarne la brutalità su grande schermo, l’idea più interessante di Dunkirk pare quella di non mostrare quasi mai e trattare come accenno invisibile e senza volto il nemico, elemento che il film considera in modo altalenante e non sviluppa troppo, ma che come idea di regia/racconto riesce a trasformare in minaccia tangibile e in punto d’osservazione qualcosa di volutamente non filmato. Ma Dunkirk pare però percorrere alcuni problemi strutturali del cinema di Nolan, cioè quella di un’opera vagamente ossessionata dalla sua ambizione e dalle sue possibilità da spostare anche la misura delle cose e dei valori di chi guarda. Nolan dimostra ancora difficoltà a trattare il materiale umano della vicenda, rendendo Dunkirk più freddo e anafettivo di quanto non dovrebbe pur raccontando una storia di coraggio ed eroismo civile e militare che però, tolto lo stupore tecnico, sembra rimanere un po’ lì, rimarcando la difficoltà di Nolan ad ottenere un proprio sguardo o un’identità (sarebbe stato notevole se si fosse proseguito con l’elemento del nemico invisibile), e soprattutto a dare un senso altro alle proprie immagini e al proprio immaginario.
Voto: 2,5/4