GHOSTBUSTERS di Paul Feig (2016)

 

“E chi chiamerai?”: una frase che dopo il 1984, anno di uscita del primo Ghostbusters è entrata nella cultura generale, oltre che nel mito. Merito di Ivan Reitman, Harold Ramis, Dan Aykroyd, Bill Murray, Ernie Hudson e Sigourney Weaver, che diedero vita ad un’opera divertente, comica e qualitativamente elevata. A distanza di 32 anni, un reboot al femminile: i dubbi erano parecchi sin dall’annuncio, confermati in maniera decisa dopo la visione.

Le vicende iniziano con Erin (Kristen Wiig), una docente universitaria che ambisce ad una cattedra alla Columbia University. Quando dal suo passato spunta un libro sul paranormale scritto con la sua amica Abby (Melissa McCarthy), viene licenziata. A New York, intanto, iniziano gli avvistamenti di fantasmi, le due amiche decidono quindi di aprire un’attività come acchiappafantasmi.

Non si capisce se sia un reboot o una parodia al femminile, ma non si può dire che il Ghostbusters di Paul Feig sia una delusione: le aspettative relative all’opera erano infatti talmente basse che sono state semplicemente confermate. Resta difficile comprendere come la critica americana abbia potuto apprezzarlo, forse ammaliati dal fascino carismatico di Chris Hemsworth, unica nota lieta del film, capace con autoironia e con una performance esilarante di regalare le uniche sequenze davvero divertenti nei panni del segretario bello e senza cervello. Anche Kate McKinnon, che nasceva proprio nell’anno in cui l’originale di Reitman debuttava nelle sale, è apprezzabile, mentre i toni delle altre acchiappafantasmi sono un mix tra Corpi da reato e Le amiche della sposa, tutt’altro che opere memorabili in cui era già presente Melissa McCarthy, attrice di cui il regista sembra non volersi mai privare.

Una sceneggiatura scialba e quasi demenziale, condita di dialoghi piatti e privi di reale comicità, è la base di un fallimento annunciato, con tanto di una brutta copia della Ecto-1, reso meno amaro, oltre che dalle già citate prestazioni di Hemsworth e della McKinnon, anche da alcune sequenze visive di indubbio impatto, anche se, va detto, non bastano a sopperire la vera assenza di idee. Simpatici camei da parte di tutti i membri del cast originale (ma Bill Murray non era assolutamente contrario?), che hanno il solo risultato di far sorridere, un sorriso dietro al quale si nasconde il ricordo dell’opera originale. Who ya gonna call? The real Ghostbusters. Non certo questa versione che non potrà che far storcere il naso agli appassionati. E forse non solo.

Voto: 1,5/4

Lorenzo Bianchi