IL FILO NASCOSTO di Paul Thomas Anderson (2018)

Il filo nascosto”, o dell'amore ai tempi dell'autolesionismo consapevole |  Rapporto Confidenziale

Paul Thomas Anderson, che aveva già collaborato con Daniel Day-Lewis ne Il petroliere del 2007, con Il filo nascosto scrive e dirige un dramma ambiguo e romantico, ambientato nella Londra glamour e patinata degli anni ’50. Reynolds Woodcock (Daniel Day-Lewis) e la sorella Cyrill (Lesley Manville) dirigono un prestigioso atelier sartoriale, a cui le dame del jet set, dalle dive del cinema alle nobili eredi, si rivolgono, per attendere in gran stile a tutti gli eventi mondani dell’alta società. Daniel Day-Lewis (che ha dichiarato di essere alla sua ultima performance), crea il ritratto di un irritante, raffinato, nevrotico artista della moda, ossessionato dalla perfezione e dal proprio lavoro.

Scapolo impenitente e corteggiato dalle donne, Reynolds si accontenta di relazioni superficiali, che la solerte sorella (che ha ufficiosamente assunto il ruolo di moglie) è ben contenta di liquidare ai primi segnali di insofferenza. Ma un giorno incontra la giovane cameriera Alma (Vicky Krieps) e se ne invaghisce. Come un moderno Pigmalione, Reynolds inizia a plasmare la sua Musa, che in un primo momento aderisce con gioia al ruolo preconfezionato, fino a quando, stufa di essere trattata come una bella statuina, si anima e si ribella alla gabbia di costrizioni formali e anaffettive in cui l’amante l’ha relegata: e a questo punto il film prende una deriva thriller molto intrigante…

Dramma costruito sul mito di Pigmalione dunque, che a tratti aggiunge delle sfumature curiosamente sado-masochistiche, comunque in linea con la dialettica ad alta tensione manipolatrice e carica di ambiguità, dominante all’interno della coppia. Il rimando a Hitchcock, maestro nel gioco degli inganni, viene abbastanza naturale: soprattutto ripensando a Rebecca – La prima moglie o a Il sospetto (con i ruoli tra i coniugi ribaltati). La capacità di Anderson di creare suspense e condurre la tensione emotiva fino ai limiti estremi, è sottolineata da un’altra magistrale e superba interpretazione di Day-Lewis.

Il titolo originale Phantom Thread (“filo fantasma”) fornisce un ulteriore chiave di lettura: Alma, disfando inesorabilmente il filo nascosto delle ossessioni di Reynolds (cucite negli eleganti abiti di haute couture), riesce a sbloccare il suo amante dalle nevrosi e dai fantasmi del passato e a condurlo a un’inaspettata catarsi liberatoria. Film avvincente e dal finale inquietante, complice anche la colonna sonora di Jonny Greenwood, che contrappunta con ritmo ipnotico questa contorta e affascinante storia d’amore.

Voto: 3,5/4