JUSTICE LEAGUE di Zack Snyder (2017)

Justice League, la DC si traveste da Marvel e il risultato è tragico |  Wired Italia

Dopo la fine di Dawn of Justice e la morte di Superman, Bruce Wayne (Batman, Ben Affleck), a seguito di una imminente catastrofe che sta per abbattersi sul pianeta Terra, decide di creare con la collaborazione di Diana Prince (Wonder Woman, Gal Gadot) una squadra di nuove reclute. I due alleati si mettono alla ricerca del giovane velocista Barry Allen (Flash, Ezra Miller), di Victor Stone (Cyborg, Ray Fisher) e dell’Atlantideo Arthur Curry (Aquaman, Jason Momoa). La minaccia che sta per giungere porta il nome di Steppenwolf, generale dei nuovi Dei del pianeta Apokolips, arrivato nel mondo dei terrestri con il suo esercito di Parademoni, alla ricerca delle tre scatole madri.

Dopo quanto visto in Batman v Superman, in cui Zack Snyder portava agli eccessi il confronto fra i due Dei e dopo le lacune di una sceneggiatura acerba e a tratti noiosa del Wonder Woman di Patty Jenkins, l’universo Dc era chiamato a dare una risposta davvero importante, all’incubo chiamato Avengers. I vendicatori infatti, dalla loro hanno già cinque anni trascorsi e ben due film realizzati (The avengers, Age of Ultron). Inoltre, i rivali Marvel, a livello di box office, sembrano apparentemente non sbagliare un colpo e stanno ancora facendo i conti con gli elevati incassi guadagnati, grazie al nuovo capitolo dei Guardiani della galassia e al nuovo Thor: Ragnarok. Una situazione davvero singolare, se si pensa che la JL è nata nel 1960, tre anni prima dei rivali storici.

Nonostante la gestione della post-produzione abbia subito un cambio nella supervisione (Whedon subentrato allo sfortunato Snyder, che ne rimane sempre il regista), Justice League è da considerarsi a tutti gli effetti una pellicola che viaggia a corrente alternata, cerca di regalare momenti contagiosi e ha come principale scopo quello di arrivare velocemente al suo epilogo. Il pubblico sin dall’inizio conosce la direzione e la piega che il film prenderà, in un contesto dove sono presenti alcune lacune e in cui non si assiste mai all’amalgama perfetto. Ad incominciare dal villain Steppenwolf che non incanta, lasciando nello spettatore la sensazione di essere un personaggio che non sarà ricordato a lungo. Il tutto, forse può essere ricondotto anche al fatto che i momenti di maggiore presenza in cui entra in scena siano contraddistinti da molta confusione (su tutte, le scene dedicate al combattimento, che coincidono anche con i momenti in cui sono presenti elevati effetti grafici).

E pensare che le premesse iniziali fanno presagire la possibilità di assistere a qualcosa di diverso rispetto a quanto visto nei precedenti capitoli targati DC, soprattutto per l’alchimia creata dalla coesione dei rapporti tra i vari componenti della squadra. Ezra Miller, quando chiamato in causa, è divertente e Gal Gadot ruba letteralmente la scena a un Ben Affleck rilegato maggiormente a un ruolo secondario, in preda totale alle sue ossessioni chiamate Superman/Clark Kent e in cerca di un ruolo da leader per il gruppo. La nota dolce risiede, forse, nell’enorme materiale a disposizione, sul quale è possibile creare qualcosa di nuovo, magari già in un futuro ravvicinato (l’uscita di Aquaman è prevista per il 2018). Da segnalare inoltre il debutto di J.K. Simmons nel ruolo del commissario Gordon.

Voto 2/4

Andrea Carnemolla