La recensione di THE TROUBLE WITH BEING BORN, al Trieste Science+Fiction Festival

 

Sandra Wollner presenta al Trieste Science+Fiction Festival The Trouble with Being Born, un film esistenziale, complesso, che già dal titolo della pellicola presenta diverse difficoltà di interpretazioni, dato che la protagonista, interpretata da Lena Watson, è un’androide creata artificialmente.

Il robot vive con l’uomo che l’ha programmata e che chiama papà per condividerne i ricordi. Passano le giornate insieme, quando viene attratta nella foresta da un’eco di un ricordo e fugge. Incontra una nuova famiglia e una donna anziana, Anna, che tormentata dal proprio passato, vive isolata nella propria abitazione. La ragazzina androide viene letteralmente cambiata per riportare in vita un caro parente della donna.

L’opera è provocante poiché affronta tematiche articolate con connotati pedofili che riguardano un’androide, quindi una macchina, ma considerata agli occhi del suo creatore la figlia scomparsa. Per l’anziana è invece il fratello da cui non ha notizie da 60 anni: tramite l’automa ha la possibilità di rivederlo per un’ultima volta. L’androide diviene quindi la possibilità per gli uomini di affrontare i terribili fantasmi del passato, senza una vera eventualità di redenzione, ma nemmeno accettazione. I due adulti rimangono intrappolati in un circolo di sofferenze suscitando nello spettatore una profonda tristezza, anche quando le azioni sono le più esecrabili.

Proprio la complessità è quindi la marcia in più della pellicola che merita di essere vista, anche considerando come vi siano delle sequenze molto lunghe, al limite del sopportabile, che forse la regista avrebbe potuto approfondire meglio: esse sono sì chiare ed evidenti, ma rimangono comunque non espresse esplicitamente.

Una giusta nota di merito va sia al reparto trucco che all’attrice protagonista che riescono davvero a rendere l’idea di essere davanti ad una macchina, una ragazza artificiale. In conclusione, siamo davanti a un film particolare e interessante che merita uno sguardo attento.

Voto: 2/4