LA TALPA di Tomas Alfredson (2012)
L’Unione Sovietica è stata una superpotenza sia a livello militare sia a livello scacchistico. Il paese guidato da Chruščëv ha combattuto l’occidente con minacce, deterrenza e sotterfugi. Sulla scacchiera ideata da John le Carré e trasposta cinematograficamente da Tomas Alfredson nessuno affronta a viso aperto il nemico, ma si cerca di vincere anticipando le mosse avversarie. Il modo migliore per raggiungere quest’obiettivo consiste nell’infiltrare La Talpa, una pedina che consegna le strategie della propria squadra alla controparte. All’interno del mitico MI6 (servizio segreto britannico) i pezzi su cui aleggia il sospetto di tradimento sono Colin Firth, Toby Jones, Ciaràn Hinds e David Dencik. Toccherà al neo-pensionato Gary Oldman scoprire chi nasconde una doppia identità. Degna di nota è la partecipazione di Mark Strong, John Hurt, Tom Hardy e Benedict Cumberbatch.
Presentato al pubblico italiano come uno spy movie tradizionale, La talpa è un film di diverso genere. Rispetto al patinato James Bond, il protagonista Smiley (Oldman) è un anti-eroe silenzioso e un po’ attempato, che ha come uniche armi l’intelletto e l’astuzia. Tutti coloro che appaiono in questa pellicola non sparano in mezzo a città stracolme di persone né compiono rocamboleschi inseguimenti su autostrade gremite di pendolari. Sono semplicemente uomini che devono passare inosservati. Le Carré questo lo sa e Alfredson non snatura affatto l’originale clima del libro. I silenzi, le attese e i dialoghi frammentati non sono una semplice trovata autorale, ma rappresentano invece un mondo a noi sconosciuto e qui realisticamente delineato.
Il cast merita un paragrafo tutto suo: Gary Oldman vince e convince nei panni di un agente segreto tradito dalla moglie ed espulso dall’intelligence, che per tutto il film si limita a osservare. Gli occhiali da vista sembrano donargli tutto quello che i costumi non avevano fatto in Harry Potter. Colin Firth torna ai lungometraggi dopo il trionfo del pesante Il discorso del Re, accontentandosi di un semplice ruolo secondario che però interpreta magistralmente. Bisogna inoltre menzionare lo strano ed espressivo volto di Toby Jones e il sempre più convincente Tom Hardy (negli ultimi quattro anni lo abbiamo visto in Bronson, RocknRolla, Inception e Warrior).
Non è la prima volta che il cinema utilizza opere dello scrittore britannico, basti pensare a Chiamata per il morto di Sidney Lumet, Il sarto di Panama interpretato dallo 007 Pierce Brosnan e The Constant Gardener – La cospirazione che valse a Rachel Weisz l’Oscar. Ne La talpa non troviamo chiare spiegazioni frutto di qualche soliloquio illuminante, ma dobbiamo dedurre autonomamente cosa accade. E il senso di pesantezza avvertito nel corso della pellicola non è nient’altro che il realistico svolgersi dei fatti (fare la spia non è un lavoro sporco o spettacolare, ma piuttosto noioso e difficile). La delusione sui volti di coloro che non hanno trovato sparatorie, esplosioni e colluttazioni sarà direttamente proporzionale alla soddisfazione di chi ha assistito ad una sofisticata e complessa sfida scacchistica.