Lady Oscar: 50 anni + 1 di lealtà e coraggio. L’omaggio di Lucca Comics

Michela Cantarella

Un talk con curiosità, aneddoti e la proiezione dei primi due episodi”: ai fan di Lady Oscar intervenuti al Lucca Comics 2023 non è servito altro. Un appuntamento per tutti gli appassionati degli anime anni ’80 e ’90, in cui parlare degli amati cartoni visti da bambini e, soprattutto, dell’eroina di Versailles: what else?

Lady Oscar, infatti, continua a fare strage di cuori anche dopo aver scavallato la cinquantunesima primavera. Meno sfortunata di Candy “candido fiore”, più grintosa di Georgie “dai biondi capelli dorati”, Oscar incarna il prototipo della donna che non deve chiedere mai ed è una testimonial del girl power. Insomma, una paladina dello “Io sono mia e mi gestisco io” già nel Settecento. Non è una pallina in balia degli eventi come vorrebbe la teoria del piano inclinato di Aldo, Giovanni e Giacomo, ma si lancia nella mischia in tutti e 40 gli episodi dell’anime.

Cresciuta dal padre come un maschio (ricordiamo l’imperdonabile “Ma, ahimè, sei nata tu” che oggi le procurerebbe un abbonamento vita natural durante dallo psicoterapeuta), Oscar non sta lì a pettinare le bambole: a 14 anni diventa capitano delle guardie reali, con tutto quel che segue.

Affronta cavalieri neri, cattura rivoltosi, duella con la spada in quasi ogni puntata, salva Maria Antonietta dalle congiure di corte, coordina l’attacco alla Bastiglia. Come se non bastasse, è anche bellissima: occhi azzurri in cui si specchia l’arcobaleno, capelli lunghi, biondi e naturalmente mossi senza bisogno di arricciacapelli, una taglia 40 e due gambe chilometriche. Tutte caratteristiche che ce la farebbero odiare, se non fosse per la sua personalità, i suoi ideali e la sua lealtà in ogni situazione.

Come dimenticare, infatti, la puntata in cui salta da cavallo per salvare Maria Antonietta in sella a un cavallo imbizzarrito, ferendosi, e tuttavia trova anche il tempo per difendere André, accettando di prendere il suo posto sul patibolo a causa dell’accaduto? Oppure quella in cui sventa l’attentato al futuro Re di Francia durante una battuta di caccia? O ancora, quella in cui balla con la Regina per tutta la sera, per proteggerla dai pettegolezzi riguardo la sua relazione con il Conte di Fersen evitando così uno scandalo?

Nata dalla penna della mangaka Riyoko Ikeda, madamigella Oscar sbarca in Italia nel lontano 1982 e miete consensi da allora, soprattutto tra le ex ragazzine di allora, ormai mamme, che ogni volta in cui viene trasmesso si tuffano come se fosse la prima volta in quel mondo rivoluzionario, dove intrighi di corte, storia, vicissitudini amorose e sacrificio si intrecciano.

Sì, perché in tutto questo bailamme di avventure, Oscar trova anche il tempo di innamorarsi: prima del Conte di Fersen, che la relega senza pietà nella friendzone dopo che lei si mette in ghingheri per lui vestendosi da donna e che per questo si guadagna di diritto il titolo di tontolone di corte; e poi, finalmente, di André, attendente e amico d’infanzia, che esce trionfalmente dalla succitata friendzone in cui abitava da più di 35 episodi, seppur con un occhio in meno, e vive finalmente la sua notte d’amore con Oscar.

Peccato che succeda solo il giorno prima di essere colpito a morte da un proiettile (che tempismo, eh?). La puntata “Addio André” dal titolone spoiler causa, infatti, nel 90% dei casi lacrimoni e pianti a volontà anche alla centesima visione, soprattutto a causa dello strazio di Oscar. La quale però si strazierà per poco, dato che morirà il giorno seguente durante l’attacco alla Bastiglia, lasciando a noi il tempo di piangere ancora un po’.

A differenza del manga giapponese Versailles no bara da cui è tratto, che presenta anche scene più comiche e in cui il ruolo di Oscar è secondario, l’anime è incentrato sulla figura di Oscar ed è universalmente noto in Italia per entrambe le sigle storiche: la prima, cantata dai cavalieri del Re; la seconda, col titolo “Una spada per Lady Oscar”, da Cristina d’Avena. Oltre che per le censure nei dialoghi e per alcune scene tagliate. Un esempio? Quella in cui la giovane Rosalie si getta davanti alla carrozza di Oscar chiedendo l’elemosina. Nella versione originale, infatti, la ragazza, scambiando Oscar per un uomo, le si era offerta ricevendo in risposta una grassa risata.

A dispetto di scene tagliate, censure nei dialoghi e ridoppiaggi, però, Lady Oscar resta un personaggio unico, dal quale attingere grinta e carattere anche dopo 51 anni. Un mito che ci fa sognare e commuovere e a cui il to be continued (la famosa scritta つづくfinale, che si pronuncia tsuzuku ma che ogni ragazzino degli anni ‘80/’90 chiama “ci-ci-vu”) di ogni puntata non riesce dare conclusione.