LE ULTIME COSE di Irene Dionisio (2016)

 

La meschinità umana, la disperazione, la perdita della propria dignità. Le ultime cose di Irene Dionisio indaga questi aspetti racchiudendoli nel microcosmo simbolico del banco dei pegni torinese, attraverso tre storie che si intrecciano o semplicemente si sfiorano: un giovane perito entra a poco a poco negli squallidi meccanismi del monte di pietà, una ragazza trans vi si reca a impegnare il ricordo di un amore finito, un pensionato con problemi di denaro si lascia invischiare nel crudele sottomondo del mercato nero che prolifica intorno al banco.

 

Doveva essere un documentario e invece si è trasformato nel primo lungometraggio di finzione della cineasta trentenne, uno spaccato di umanità miseranda e di marginalità sociale indagato con la pietas di chi è interessato a mostrare senza giudicare e fa della ricerca del realismo la propria cifra stilistica. Peccato che Le ultime cose, presentato alla 73esima Mostra del cinema di Venezia nella Settimana Internazionale della Critica, non riesca a mantenere tutte le promesse fatte all’inizio del film. Le tre storie si sfilacciano nell’assenza di un vero e proprio crescendo narrativo e la pellicola soffre di una certa (inevitabile) acerbità. Promossi gli attori (Fabrizio Falco, Christina Rosamilia, Alfonso Santagata e Roberto De Francesco sono volti intensi, al loro fianco spunta il Salvatore Cantalupo di Gomorra), rimandata con riserva la Dionisio, di cui aspettiamo con una certa curiosità l’opera seconda.

Voto: 2/4