L’UOMO CON I PUGNI DI FERRO di RZA (2012)
“I film sulle arti marziali mi influenzano da quando avevo nove anni, quando ho visto per la prima volta un film di kung fu e uno di karate, a Staten Island, al cinema St. George. Doppie proiezioni che non dimenticherò mai. Ce n’era uno che si chiamava Fury of the Dragon, con Bruce Lee nel ruolo di Kato, e l’altro era Black Samurai, con Jim Kelly”. Sono pochi gli adulti che riescono a realizzare i propri sogni d’infanzia: Robert “Bobby” Fitzgerald Diggs (alias RZA) dopo aver diretto, co-sceneggiato e interpretato L’uomo con i pugni di ferro (2012) è entrato in questa stretta cerchia. Il film, sceneggiato anche da Eli Roth, vanta un cast stellare e variegato: Russell Crowe, Lucy Liu, Rick Yune, Jamie Chung e Dave Batista.
Nella Cina feudale, un fabbro afro-americano (RZA) viene coinvolto in una faida tra diversi clan. Il villaggio in cui vive, Jungle Village, sprofonda così in una spirale di violenza che coinvolge numerosi soggetti, tutti all’inseguimento di un ricco bottino imperiale.
L’uomo con i pugni di ferro è un film difficile da classificare, miscellanea di ogni qualsivoglia passione del regista/sceneggiatore: split-screen, rallenti e musica hip-hop fanno da sfondo a una pellicola d’azione e avventura ispirata ai classici del Kung fu. Nella vicenda riescono persino a convivere un cowboy inglese, un wrestler prestato al cinema, un rapper/regista/sceneggiatore/attore protagonista e un manipolo di ammiccanti e bellissime prostitute asiatiche. La sensazione è di assistere a un’opera confusa e raffazzonata con un ritmo eccessivamente altalenante per appassionare.
Sono lontane anni luce la maestria, la destrezza e l’ironia con cui Tarantino salta da una citazione all’altra, purtroppo non tutti sono in grado di sfornare un Kill Bill alla prima esperienza. Dispiace perché fino a oggi RZA aveva dimostrato di saper saltare egregiamente da un ambito all’altro: è impossibile però guidare la macchina da presa con due pesanti pugni di ferro.
Voto: 2/4