Mary e lo spirito di mezzanotte, la recensione del film di Enzo D’Alò

Nome per eccellenza dell’animazione italiana, Enzo D’Alò incontra Roddy Doyle, scrittore irlandese noto per “The Commitments” o “Una stella di nome Henry”. Il regista napoletano, da sempre aperto all’adattamento delle fonti più disparate (da Rodari a Sepulveda, da Ende a Collodi), ci trasporta nelle atmosfere irlandesi con Mary e lo spirito di mezzanotte, una fiaba per bambini e adulti presentata in anteprima italiana al Lucca Comics & Games 2023.

Siamo in un’Irlanda contemporanea e in una famiglia simile a tante altre, in un coming of age che si sviluppa intorno alla figura di Mary, preadolescente con il sogno di frequentare una prestigiosa scuola estiva di cucina, fieramente insolente come si può essere a quell’età (“Sono solo sincera”, è l’autodifesa per rivendicare con orgoglio la propria visione libera). Se quasi tutti gli adulti che la circondano faticano a capirla, nonna Emer è l’unica a sostenere con entusiasmo il suo desiderio di diventare chef. Quando la nonna si ammala, una misteriosa ragazza di nome Tansey appare all’improvviso per aiutare Mary.

Accarezzato da una colonna sonora di ispirazione irlandese e dalle canzoni originali cantate da Matilda De Angelis, sulle prime il film di D’Alò appare in tutto e per tutto un prodotto per bambini e ragazzini. Spensierata e allegra, la storia di Mary è quella di una ragazzina ribelle e sognatrice, un racconto di formazione in cui si possono riconoscere milioni di coetanee. L’orizzonte in cui si muove Mary e lo spirito di mezzanotte, tuttavia, presto prende pieghe tutt’altro che scontate perché la tematica di fondo si rivela molto più profonda e complessa di quanto non si sospettasse all’inizio. Il nucleo della pellicola animata è l’elaborazione di un lutto, o meglio, la preparazione a una perdita.

Il percorso di crescita della protagonista si intreccia con l’attesa della morte, con una storia di fantasmi e malattia che mette in scena la tragedia dell’addio a una persona cara e l’inevitabile scorrere del tempo nel cerchio della vita. Ed è sorprendente la leggerezza con cui il film riesce a parlare di una tematica così ardua senza scadere nel banale e nel retorico, così come ha la capacità di raccontare con la medesima intensità tanto il dolore di Mary (per cui la perdita sarà un rito di passaggio fondamentale verso l’età adulta) quanto quello della madre Scarlett.

In una terra attaccata alle tradizioni come l’Irlanda, ammantata di una sorta di magia ancestrale, il ritorno al passato non come nostalgia ma come consapevolezza delle proprie radici è rappresentata dal personaggio di Tansey. Vediamo così sullo schermo quattro generazioni di donne, una linea matriarcale che attraversa la Storia e i suoi drammi. Mary e lo spirito di mezzanotte ci parla della memoria come àncora fondamentale (pensiamo al ruolo chiave del colcannon, piatto povero della tradizione irish) e commuove enormemente senza risultare stucchevole.

Di questa co-produzione internazionale in cui D’Alò collabora in sede di sceneggiatura con Dave Ingham e che mette insieme forze e capitali di diverse nazioni quali Irlanda, Italia, Germania, Lettonia, Lussemburgo, Regno Unito ed Estonia, è ammirevole lo sforzo nel realizzare un prodotto così coraggioso quanto a tematiche. Per quanto riguarda il comparto tecnico, a partire dall’animazione, il livello resta ancora lontano dai big (major hollywoodiane, ma anche Studio Ghibli e Cartoon Saloon), ma il film può avere un’ottima valenza didattica come opera da mostrare nelle scuole.

Voto: 2,5/4