Cannes 2015: OUR LITTLE SISTER di Hirokazu Kore-Eda
A due anni di distanza dalla sua ultima presenza sulla Croisette (nel 2013 Father and Son si aggiudicò persino un riconoscimento da parte della giuria) torna in concorso il regista nipponico Hirokazu Kore-Eda. Famoso in tutto il mondo per il suo stile sensibile e pacato, capace di smuovere gli animi dei più su tematiche e vicende familiare dal forte impatto emotivo, l’autore non smentisce di voler prendere le mosse proprio da queste caratteristiche, dirigendo una pellicola che vede per protagoniste tre affiatate sorelle che incontrano per la prima volta la loro più giovane sorellastra solo in seguito alla scomparsa del padre. Le credenziali per bissare il successo di Father and Son ci sono tutte, purtroppo però Our Little Sister riesce a raggiungere solo per metà le vette di cui sopra.
Il film in questione infatti è un lavoro prolisso e sfilacciato, che prosegue lungo le sue (eccessive) due ore di durata attraverso il susseguirsi di vicende poco connesse l’una con l’altra e dal fiacco impatto d’insieme. Kore-Eda riesce sicuramente a mettere in risalto la sua personale visione di cinema con uno stile dolce e delicato, intimo ma capace di forti scossoni (il tutto è agevolato anche dalla perfetta alchimia instauratasi tra le quattro attrici protagoniste, perfettamente a loro agio). Tuttavia il lavoro stenta a decollare come dovrebbe, incartandosi a più non posso nei meandri di una sceneggiatura troppo pedante e per nulla incisiva.
Il vero assente del lavoro sembra proprio essere il sentimento umano puro e genuino al quale il cineasta ci ha da sempre abituato. Infatti in Our Little Sister il buonismo e qualche accenno di retorica sono di casa (elementi questi sorprendentemente presenti nell’estetica di un cineasta che aveva fatto del suo marchio di fabbrica il cinismo e la crudezza stilistica) e ciò non può far altro che dispiacere e far rimpiangere il passato.
Voto: 2/4