RESTA CON ME di Baltasar Kormákur (2018)
Alle scorse Giornate del Cinema di Riccione dove venne presentato in anteprima, Resta con me di Baltasar Kormákur era stato definito come una sorta di nuovo Colpa delle stelle, forse in virtù della presenza della stessa attrice (Shailene Woodley) e nell’intento di intercettare un pubblico young adult. Se però il film del regista islandese guarda indubbiamente a quel target specifico nelle sequenze della zuccherosa storia d’amore tra i protagonisti Tami (la Woodley) e Richard (Sam Claflin), il paragone per il resto è decisamente fuori luogo. Ispirato a una drammatica storia vera, Resta con me è un survival movie su una coppia di giovani navigatori in barca a vela che una tempesta costringe alla deriva nel mezzo del Pacifico.
Ed è proprio nelle sequenze catastrofiche che Kormákur (già a suo agio con il genere in Everest) dà il meglio di se stesso, a partire dall’iniziale piano sequenza mozzafiato che trascina immediatamente lo spettatore nel dramma del naufragio, offrendo la sensazione di trovarsi lui stesso tra le onde a un passo dalla morte. La narrazione del film – che si pone sulla scia di omologhi come All Is Lost o Vita di Pi – alterna il racconto dei 41 giorni nell’oceano ai flashback sulla storia di Tami, spirito ribelle alla ricerca di se stessa, e sulla genesi del legame con Richard. Se questi ultimi cedono a una retorica melensa da soap opera, Resta con me mostra grande solidità nelle spettacolari scene marine e nel raccontare lo scorrere del tempo e la bellezza sconfinata e crudele del paesaggio oceanico.
Gran parte del merito va alla splendida interpretazione di una bravissima Shailene Woodley, che si conferma un’attrice da sfruttare ben oltre i confini del teen drama e che qui dà vita a un potente ritratto femminile. Peccato che il radicale e banalissimo twist che ribalta la narrazione a due terzi del film rischi di guastare tutto. Resta tuttavia la capacità di trasmettere autentica angoscia e una grandeur visiva in cui gli straordinari effetti speciali non sono fini a se stessi, ma al servizio di uno stilema classico eppure sempre coinvolgente: la lotta dell’uomo (in questo caso una donna, finalmente) non tanto contro la natura, ma contro se stessi e i propri limiti.
Voto: 2/4