Patrizia Rappazzo racconta Sguardi Altrove, intervista alla direttrice artistica del festival

 

Il 23 ottobre si apre Sguardi Altrove Film Festival, la manifestazione dedicata al cinema a regia femminile che quest’anno si svolge prevalmente online pur senza farsi mancare degli eventi in presenza a Milano (qui il calendario giorno per giorno). Per farci raccontare questa edizione inedita e rivoluzionaria ai tempi del Covid, con una riflessione sul futuro dei festival e sulle difficoltà delle donne nel mondo del cinema, abbiamo parlato con la direttrice artistica Patrizia Rappazzo.

L’edizione è stata rinviata a ottobre a causa della pandemia. Come si è tradotta questa difficoltà in termini di organizzazione e budget e cosa vi ha spinto a continuare e a organizzare eventi in presenza oltre allo streaming?

Questa 27esima edizione è già stata definita “coraggiosa”. Effettivamente c’è voluto tanto coraggio perché abbiamo avuto molte difficoltà. L’edizione doveva essere a marzo, poi è stata spostata giugno e quindi a ottobre. Abbiamo detto: facciamola. Abbiamo perso uno sponsor con cui avevamo un contratto di 40mila euro e che si è ritirato, un’azienda che si era appena affiancata a noi e che ha deciso di non sostenere più il cinema delle donne. Il progetto è stato rimodulato in digitale, la grande disfatta si è trasformata in resilienza. Ci siamo inventati un’edizione completamente nuova, “rifacendo il look” a tutta la parte visiva, alla comunicazione. Abbiamo pensato a un’edizione principalmente studiata per il digitale che, se fossimo stati fortunati, poteva anche transitare in sala. I contenuti erano stati chiusi, avevamo già pagato i contratti dei film e abbiamo dovuto chiedere le autorizzazioni per passare dalla sala al digitale e riformulare i contratti. Abbiamo lavorato tutta l’estate. Ci sono sezioni completamente nuove come #(s)confinamentifemminili dedicata alle filmmaker che hanno raccontato il loro vissuto durante il lockdown, e un focus a cura di Cinzia Masotina che ha raccolto quanto prodotto dalle scuole di cinema (la Luchino Visconti di Milano, il Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo e la Zelig School di Bolzano). Abbiamo organizzato una serie di talk a livello nazionale e internazionale, con riflessioni sui mestieri del cinema oltreoceano, una conversazione dedicata a cura di Barbara Tarricone che ha curato anche l’omaggio a Claudia Gerini (si discuterà del mestiere del cinema oltreoceano e sul post MeToo), un incontro dedicato al cinema e alla televisione coordinato da Marta Stella. È un festival dinamico, in linea coi tempi, vitale, che da una situazione di difficoltà ha sviluppato un pensiero creativo notevole. È venuta fuori un’edizione che non esito a definire straordinaria.

Malgrado le difficoltà e il blocco che sta attraversando il settore cinematografico, Sguardi altrove è riuscito comunque a organizzarsi con un programma ricco. Quali sono i punti di forza dell’edizione? Vogliamo parlare brevemente dei focus?

In concorso (Nuovi sguardi) abbiamo 8 titoli in anteprima italiana, film molto forti che attraversano i temi emergenti dell’Agenda 2030: i diritti delle donne, l’uguaglianza, l’esigenza di protestare. Sono titoli diretti da donne, in buona parte opere prime e seconde. Nel concorso dei cortometraggi abbiamo 17 titoli internazionali, tutti in anteprima italiana: una vetrina che fa il punto della situazione sui temi più scottanti della contemporaneità e che raccoglie un titolo a regia maschile. Su Mymovies ci saranno anche pillole con interviste che accompagneranno tutti i film. E poi abbiamo i focus tematici, anch’essi in linea con le riflessioni sulla contemporaneità come ci chiede il nostro pubblico, abituato ad ampliare una riflessione sull’oggi attraverso il cinema. I Focus sono “Donne e Tecnologia. Donne in codice” a cura di Sabina Berra (che prevede la proiezione di I am human sulla riflessione di un mondo robotico e un talk sul ruolo delle donne nelle nuove tecnologie), e “Donne, Ambiente e Diritti Umani”, con un pacchetto di titoli straordinari diretti da donne, un progetto di Art for the World sostenuto dalle Nazioni Unite e un talk a cura di Emma Chiaia sul ruolo delle donne nella revisione delle politiche ambientali. L’altro focus è quello sulla pandemia di cui ho parlato prima (“Creatività Pandemica”) che si riallaccia alle opere prodotte durante il Covid. Abbiamo poi due omaggi, uno a Lorenza Mazzetti, pioniera del free cinema britannico di recente scomparsa, con un titolo di grande forza (Perché sono un genio) firmato da Steve Della Casa, e uno a Claudia Gerini, con la proiezione del film Anna Rosenberg. Due fuori concorso notevoli sono il corto Being My Mom di Jasmine Trinca e Devoti tutti, un progetto di Bernadette Wegenstein che ha voluto riprendere le immagini surreali, al limite del paganesimo, della festa di Sant’Agata a Catania, con la voce narrante della Santa che è stata una femminista d’antan. Il film d’apertura è Love Sarah, commedia drammatica dai toni semiseri. La sezione Nuovi Sguardi è curata da Marta Stella, Sabina Berra, la sottoscritta e Cinzia Masotina; Sguardi (S)confinati da Silvia Muntoni e Tiziana Cantarella; Frame Italia da Cinzia Masotina e dalla sottoscritta. Ci tengo a fare i nomi e a dare valore al lavoro di tutte le persone dello staff ma anche della segreteria organizzativa, di quelli che si sono occupati della comunicazione online e dei social. Voglio ringraziare anche le istituzioni che sono ancora con noi e i nostri media partner.

Il peggioramento della situazione a Milano potrebbe avere effetti negativi sugli eventi in presenza?

Abbiamo anticipato gli orari delle serate e faremo in modo di chiudere velocemente. Stiamo facendo una comunicazione battente per riempire la sala, che ha 80-90 posti. Ci auguriamo di riempirla, ma è chiaro che lo streaming sarà il cuore pulsante della manifestazione. Saranno online anche le dirette delle tre serate in presenza, il 23 ottobre all’Anteo, il 26 al Franco Parenti e la premiazione del 30 all’Anteo. Facciamo in modo di finire per le 22, qualora la serata del 30 dovesse slittare i film premiati andranno direttamente in streaming. Ricordo che prima della premiazione ci sarà un collegamento con Maria Sole Tognazzi e un episodio della serie Sky Petra.

Lo streaming è una modalità che permette il coinvolgimento di spettatori che normalmente non parteciperebbero. Pensate di utilizzarlo anche nelle prossime edizioni?

Assolutamente, la delocalizzazione ci permette di ampliare il pubblico a livello internazionale e questa è una cosa veramente interessante. Noi abbiamo già dei trascorsi con lo streaming, i film vincitori erano andati su Mymovies per tre edizioni. Ora lo streaming è diventato la location virtuale del festival. Magari non faremo tutto il festival online, perché il rapporto con la sala è qualcosa di completamente diverso. Lo streaming inoltre consente la possibilità di far votare il pubblico. Per esempio, la sezione Frame Italia prevede anche il Premio del pubblico. Questo sarà un festival partecipato e diffuso: “partecipato” perché consente le votazioni, le dirette streaming e le scelte individuali (è possibile costruire la propria agenda, i film sono visibili per 24 ore), e “diffuso” perché si svolge in due luoghi della cultura italiana – il Palazzo del cinema e il Parenti – ma anche oltre la sala. Abbiamo anche il Premio Talent Under 35 del comune di Rho che ridistribuirà una selezione dei corti.

Finalmente, negli ultimi anni, i festival hanno cominciato a ospitare quote importanti di film diretti da registe. Pensate che un giorno non ci sarà più “bisogno” di Sguardi altrove o il festival avrà sempre una ragione d’essere?

Guardi, questa è la mia 27esima edizione del Festival. Quando abbiamo iniziato c’erano pochissime registe italiane, poi pian piano il numero si è ampliato. A livello internazionale abbiamo scoperto dei talenti, abbiamo contribuito a dare visibilità al cinema delle donne. Ma la strada è ancora veramente lunghissima. È una questione culturale, anche negli Stati Uniti: c’è una disparità di trattamenti economici con gli uomini, le donne sono sottopagate, accantonate, mortificate per la loro bellezza o per l’età che avanza. Se poi ampliamo il discorso al lavoro delle donne o al femminicidio, la situazione è ancora molto difficile. Lunga vita al nostro festival di cinema di qualità, diretto e in buona parte scritto dalle donne. È un cammino di successo per le donne a livello internazionale, anche per la conquista dei loro diritti. È un augurio che in questa situazione allucinante mi sento di dare, risottolineando la determinazione di tutte noi che ci siamo messe a lavorare e abbiamo detto: “Ce la facciamo”.