Sguardi Altrove: A REGULAR WOMAN, la recensione
Primo dei film nel concorso Nuovi sguardi a Sguardi Altrove 2020, A Regular Woman racconta la tragica storia di Hatun “Aynur” Sürücü, una ragazza di origini turche assassinata a Berlino nel 2005 a 23 anni da uno dei suoi fratelli per essersi “ribellata” alle tradizioni di famiglia, un “delitto d’onore” che suscitò in Germania un grande dibattito. La ricostruzione è precisa nei dettagli:costretta a un matrimonio combinato, Aynur torna in famiglia con il suo bambino per sfuggire al marito violento ma, dopo essersene allontanata per inseguire uno stile di vita libero dalle imposizioni ancenstrali, finisce vittima di una sorte ancora più crudele.
La regista americana naturalizzata tedesca Sherry Hornmann già in passato aveva dimostrato sensibilità per temi legati alla condizione femminile: ricordiamo Fiore del deserto, storia della modella somala Waris Dirie, simbolo della lotta contro la pratica dell’infibulazione. In questo caso, lavora a uno sconvolgente caso della comunità turco-tedesca adottando una forma molto simile a quella del docu-drama. Supportato costantemente dalla voce narrante dalla protagonista che racconta la sua storia, A Regular Woman ricorda le ricostruzioni televisive dei fatti di cronaca, tanto da inserirvi qua e là le immagini della vera Aynur e di altri protagonisti della vicenda.
Al centro, il desiderio di libertà della protagonista, che sfugge all’Islam radicale dei suoi famigliari macchiandosi ai loro occhi di “colpe” imperdonabili (vivere da sola, non portare il velo, frequentare un ragazzo tedesco). Il film tenta anche un’analisi del contesto socio-culturale che sta alla base del delitto ma, pur chiarendo il rifiuto a condannare e/o criticare il mondo islamico in toto (vengono anzi sottolineate con forza le differenze e le discrepanze della società musulmana), alla fine l’operazione risulta forte ma un po’ semplicistica. La sceneggiatura è tratta dal libro dei giornalisti Mattias Deiss e Jo Goll.
Voto: 2/4