SILENCE di Martin Scorsese (2016)

 

Silence (2016) - Kritik - FilmKult.ch

Non è un mistero che la Fede e la religione siano temi molto cari a Martin Scorsese, che con L’Ultima Tentazione di Cristo aveva già toccato tematiche tanto delicate quanto a lui familiari. Con Silence, il regista declina queste tematiche in maniera potente e intensa, non deludendo le aspettative. 1643. Due missionari gesuiti portoghesi, padre Sebastian Rodrigues (Andrew Garfield) e padre Francisco Garupe (Adam Driver) partono per il Giappone alla ricerca del loro mentore, padre Christovao Ferreira (Liam Neeson), scomparso dopo essere stato catturato dai persecutori buddisti.

Fede. Crisi. Domande. Silenzio. Silence, appunto, come l’omonimo romanzo di Shusaku Endo (1966), in cui il regista ha detto di essersi riconosciuto più di 20 anni fa, alla prima lettura e al primo desiderio di realizzarne un film. Silenzio, come quello (apparente?) di Dio di fronte alle sofferenze dei martiri in Giappone e di padre Rodrigues, interpretato in maniera intensa da un Andrew Garfield mai così efficace. Cosa vuol dire essere davvero cristiani e testimoni di Dio? È significativo come un’opera così intensa e intrisa di domande, dubbi e scontri tra culture e religioni veda la luce in un periodo tanto buio a livello spirituale, sia a livello interno (crisi di Fede) sia per la maniera con cui vengono dipinti i rapporti quotidiani tra le diverse religioni. Martin Scorsese resta in equilibrio, non giudica e non idealizza, non rende padre Rodrigues la perfetta allegoria di Gesù Cristo – come il gesuita, forse, vorrebbe – ma allo stesso tempo non ha uno sguardo inquisitore su di lui, ritraendolo nella sua umanità desiderosa di elevarsi verso l’Alto. Le vicende si svolgono nell’impeccabile Giappone ricostruito da Dante Ferretti, ma ancora una volta è Thelma Schoonmaker a essere valore aggiunto con un montaggio quantomai significativo e spesso simbolico.

Scorsese pone domande, lascia interrogativi scegliendo accuratamente ogni dialogo e inquadratura in un’opera complessa e impegnativa, intensa e intrisa di spiritualità e di quel silenzio che tutti proviamo, con cui tutti abbiamo fatto o facciamo i conti e a cui si cerca di dare una dimensione e una ragione. 

Voto: 3/4

Lorenzo Bianchi