SPRINGSTEEN & I di Baillie Walsh (2013)
Bruce Springsteen. Un uomo del quale si dice si è detto e si dirà moltissimo. Una rockstar di come non ne fanno più. Una carriera invidiabile da tutti i suoi colelghi. Una discografia amplissima ma che confrontata con i tour, le date e la lunghezza dei suoi show risulterebbe nulla. Un idolo per molti. Cinematograficamente parlando, una miniera d’oro. Aneddoti, storie sulla sua infanzia, backstage dai concerti, sessioni di registrazione ecc. Per un documentario ci sarebbero state ore e ore di pellicola e di interventi. Ma Baillie Walsh non si interessa di tutto ciò.
Prendendo spunto da un’idea nata da Ridley Scott (produttore della pellicola) il regista decide di assemblare video amatoriali registrati dai fans del Boss (questo lo storico soprannome di Bruce Springsteen) nei quali si raccontano impressioni dopo i concerti, motivi per i quali quel musicista divenne IL musicista ai loro occhi, emozioni scaturite dai suoi album, e via dicendo. Al centro del documentario non c’è Bruce Springsteen, ma la risonanza e l’impatto che egli suscita nei cuori di molti.
Questa idea è abbastanza curiosa, infatti la pellicola non annoia, anzi, strappa diversi sorrisi proprio perchè al centro non prevede nessuna ricostruzione storica ma un’improvvisata amatoriale che nasce dalla voglia dei fans di poter dire anche un solo “grazie” al loro pupillo. Se ne vedono di tutti i colori, e sopratutto i fedeli più longevi e che frequentano più spesso i concerti del Boss potranno finalmente capire i retroscena di alcuni tra le più svariate gag improvvisate tra Bruce e alcuni fans durante i concerti (la storia di un ragazzo consolato da Bruce poichè scaricato dalla sua fidanzata proprio qualche ora prima dello show, oppure un amante di Elvis che chiede al Boss di poter cantare con lui una canzone di “The King” e viene accontentato, oppure ancora una ragazza scelta dalla folla per ballare sulle note di Dancing in the Dark) oppure ascoltare le testimonianze di coloro che aspettano ore e ore fuori dagli hotel in giro per il mondo per strappare una foto o un autografo, o ancora il racconto di un artista di strada che invitò il Boss ad imbracciare con lui la chitarra per un duetto. Insomma, materiale insolito e per nulla oggettivo, ovviamente.
Questo però potrebbe anche rappresentare l’altra faccia della medaglia. Infatti i novellini che per curiosità si sono imbattuti nel film (magari perch spinti da alcuni amici) sicuramente non avranno apprezzato per via della mancanza di informazioni che il regista pone in merito al cantante e tanto meno non si saranno emozionanti come coloro che invece hanno potuto immeddesimarsi con gli “attori” in scena.
Chi invece, come il sottoscritto, ha potuto godere più di una volta, di uno show del Boss e dell’instancabile E Street Band, chi ama la sua musica e il suo carisma, si sarà divertito e ne avrà condiviso ogni singolo pensiero, per poi emozionarsi del tutto sul finale, dove vengono regalati in anteprima ed esclusività assoluta, 6 brani tratti dallo show londinese del 2012, appena dopo gli straordinari titoli di coda in cui diverse versioni live di Born To Run sono montate insieme in ordine cronologico fino a formare un unicum.
Cambia l’età, cambiano i componenti della band, cambiano i vestiti indossati. Ma l’energia di quel pezzo e l’euforia sulle facce dei presenti sotto al palco, sono sempre le stesse.
Voto: 2/4 o 3/4 a seconda che siate Springsteeniani o meno.