STILL LIFE di Uberto Pasolini (2013)
Un’opera molto interessante quella di Uberto Pasolini, noto produttore italiano qua alla sua seconda regia. Proprio come il suo esordio dietro alla macchina da presa, Machan, anche in Still Life Pasolini dimostra di essere interessato a storie di vita quotidiana ma comunque non comuni. La sua attenzione è catturata da personaggi molto umili che però vivono delle esperienze piuttosto inusuali.
In Machan si raccontava della nazionale, o presunta tale, di pallamano dello Sri Lanka, in Still Life la pellicola vede al centro un uomo solo con una bizzarra professione, gestire i funerali di persone sole come lui e che dunque non avrebbero nessuno che organizzerebbe la cerimonia per loro una volta passati ad altra vita. Ma la continuità cinematografica del regista la si nota anche dalla messa in scena. Se in Machan il regista aveva avuto il merito di costruire un’opera dai caratteri più esilaranti che tragici senza però mai abbandonare la serialità della questione, questa volta Pasolini opta per uno stile più delicato, lento nei suoi tempi ma non prolisso, che non esaspera più del dovuto il pathos e la drammaticità delle vicende, calibrando sempre il suo sguardo anche con lievi tocchi di ironia. Il regista inoltre si concentra molto sulla direzione degli attori che lo ricompensano più che degnamente, primo fra tutti Eddie Marsan a cui finalmente e meritatamente viene ritagliata una parte da primario. Verso la fine però purtroppo si condensano tutti gli errori di questa pellicola che cresce bene ma poi si banalizza un po’ sia per la scelta narrativa che per l’inquadratura finale piuttosto semplice e retorica.
Comunque sia i minuti precedenti non si cancellano e non si dimenticano. Sicuramente non è l’enorme capolavoro che in monti hanno annunciato al Lido durante lo scorso festival del cinema di Venezia dove il film venne presentato nella sezione Orizzonti, ma rimane un’opera più che sufficiente, delicata e spiazzante.
Voto: 2,5/4