SULLA INFINITEZZA di Roy Andersson – La recensione

SULL'INFINITEZZA (Roy Andersson) • Sale della Comunità

Roy Andersson torna con i suoi tableaux vivant per catturare diversi personaggi e momenti di vita. Tra i protagonisti di questi quadri vediamo Adolf Hitler, un uomo che ha fatto la spesa per cucinare la cena a sua moglie, un prete che ha perso la fede e un esercito che marcia verso un campo di prigionia. La narrazione è guidata dall’affascinante voce di una donna che, presentandoci alcune delle situazioni, le svela, come a dare loro vita.

Dopo la vittoria del Leone d’Oro a Venezia nel 2014 con Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza Andersson presenta la sua nuova incursione nella vita quotidiana, ripetitiva e basata su piccole gioie e dolori, bella e crudele allo stesso tempo. Con Sulla infinitezza l’autore aggiunge un tassello alla sua riflessione sugli individui, colti nella loro routine o in situazioni leggermente più eccezionali (come nel caso del quadro ambientato nel bunker di Hitler durante gli attimi finali della Seconda guerra mondiale).

Il film, di appena un’ora e un quarto, accosta situazioni più divertenti e dalla vena comica, come la scena dal dentista, ad altre più tragiche, tra cui spiccano quella dell’esercito che marcia verso la prigionia e quella dell’uomo in procinto di essere fucilato su un spiaggia, o anche poetiche, come quella dei due amanti in volo sopra la città distrutta.

Il filo conduttore tra tutti questi personaggi e situazioni è la calda voce femminile, la cui funzione è solo apparentemente didascalica: le sue descrizioni dei quadri ci offrono una chiave di lettura per interpretarli, basandoci sulle parole che compongono le sue frasi e quelle che, invece, mancano. Come in un museo, la voce ci suggerisce gli elementi importanti di ciò che abbiamo davanti, ponendo l’accento su dettagli che potrebbero andare persi.

L’unica pecca è la mancanza di una ripresa finale degli amanti, protagonisti della sequenza d’apertura e in quella centrale. Aggiungerli anche sul finale avrebbe chiuso in modo perfetto la sotto-trama più fiabesca tra tutte, forte richiamo all’arte di Chagall.

Dalla visione si esce comunque contenti come quando si finisce di visitare una bella mostra, più arricchiti e ammaliati di quando si era entrati.

Presentato in concorso alla Mostra di Venezia 2019.

Voto: 2,5/4

Francesca Sala