Anatomia di una caduta di Justine Triet, la recensione

di Giulia Pugliese

Monica: “Non possiamo sempre capire”. Daniel: ”Ma io devo capire”


Anatomia di una caduta inizia con una caduta di una pallina da una scala, poi si passa a una scena che, anche se non sappiamo nulla dei personaggi, ci sembra molto chiara e che poi ci verrà spiegata e scardinata diverse volte. Il film si basa sulla ricostruzione del suicidio/omicidio del marito di Sandra (l’incredibile Sandra Huller), Samuel (Samuel Theis), ma con il termine caduta ci si riferisce anche alle cadute metaforiche dei personaggi: una moglie insoddisfatta del rapporto con il marito, un marito che cova rancore per il successo della moglie e un senso di colpa nei confronti della disabilità del figlio.

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Festival di Cannes 2023, il programma

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Dalla Croisette spira un vento beneaugurante per lo stato del cinema internazionale, se guardiamo al ricco e succoso programma del Festival di Cannes 2023, che si svolgerà dal 16 al 27 maggio. I grandi nomi ci sono e sono tanti, con Hollywood e l’Italia che giocheranno un ruolo fondamentale in questa 76esima edizione.

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I vincitori del Festival di Cannes 2022: la Palma d’oro a Triangle of Sadness di Ruben Östlund

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Si chiude il Festival di Cannes 2022, quello del ritorno in grande stile dopo due anni di pandemia. A conquistare il massimo premio sulla Croisette è Triangle of Sadness di Ruben Östlund, che bissa la Palma d’oro già vinta per The Square, mentre c’è un po’ di gioia anche per l’Italia, con il Premio della giuria a Le otto montagne con Alessandro Borghi e Luca Marinelli. Immancabili i Dardenne tra i blasonati, con un premio speciale creato apposta per quest’anno, mentre la Corea festeggia con i premi a Park Chan-Wook e a Song Kang-Ho. Ecco tutti i vincitori:

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SCOMPARTIMENTO N. 6 di Juho Kuosmanen, la recensione

Scompartimento N.6 - In viaggio con il destino | Film | Recensione |  Ondacinema

Se vi è un mezzo di trasporto cinematografico per eccellenza, non può che essere il treno, protagonista di non poche opere della storia del cinema (che difatti inizia proprio col treno dei fratelli Lumière), tra le quali figura anche un capolavoro del calibro di La signora scompare di Hitchcock. All’illustre categoria delle “opere ferroviarie” si aggiunge Scompartimento n. 6 del finlandese Juho Kuosmanen, vincitore del Gran Prix Speciale della Giuria all’ultimo Festival di Cannes e presente nelle sale italiane (poche) in questi giorni. Si tratta di un road movie ambientato quasi totalmente su un treno, che riesce a rendere in modo efficace tutto il mistero ed il fascino cinematografico di questo mezzo di trasporto.

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Festival di Cannes 2016: CAFÉ SOCIETY di Woody Allen

 

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«La vita è una commedia scritta da un commediografo molto sadico.»

Con questa citazione dovrebbe cominciare una recensione di Café Society, ultima fatica firmata Woody Allen che ha aperto il Festival di Cannes 2016. Il motivo è molto semplice: il film è un grazioso excursus sociologico-sentimentale ambientato nei trasognanti anni ’30, capace di raccontare gli scherzi del destino attraverso una commedia garbata e puntuale. Allen torna sulla Croisette a un anno di distanza da Irrational Man e lo fa accompagnato da un cast di star: oltre all’alter ego Jesse Eisenberg, nella pellicola ci sono Kristen Stewart, Blake Lively e Steve Carell.

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Festival di Cannes 2016: il programma ufficiale

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Ecco il programma della 69ª edizione del Festival di Cannes 2016, che si terrà sulla Croisette dall’11 al 22 maggio. Ad aprire la kermesse sarà Woody Allen con il suo Café Society, Fuori concorso. Nessun italiano nella selezione ufficiale, che conta tantissimi nomi interessanti, dal ritorno di Nicolas Winding Refn, Jim Jarmusch e Pedro Almodovar ai soliti habitué cannensi come Dolan, Loach e i fratelli Dardenne. 

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IL FIGLIO DI SAUL di Laszlo Nemes (2015)

 

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2015, Il figlio di Saul è firmato da un regista esordiente ungherese che sicuramente tra le sue tanti doti possiede quella del coraggio. Infatti, ce ne vuole in abbondanza per decidere di intraprendere la propria carriera cinematografica con un film ambientato (ancora una volta) in un campo di concentramento e che dunque affronti (ancora una volta) le atrocità umane e belliche.

La domanda che però è lecito porsi è, ma si tratta davvero di un’ennesima volta? Laszlo Nemes decide di imprimere alla sua pellicola uno stile decisamente calzante e coinvolgente. Lo spettatore è immerso nell’ambientazione scenica attraverso un uso frastornante del sonoro e una ripresa in formato 4:3 che da un lato riesce a ricreare un effetto claustrofobico notevole, dall’altro serve al regista per riflettere sul fuori campo diegetico e sul fuori fuoco.

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Il superpagellone di Cannes 2015

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La 68esima edizione del Festival di Cannes si è conclusa con la Palma d’Oro a Dheepan di Jacques Audiard. Cliccate qui per conoscere tutti i premi assegnati, mentre di seguito potete trovare il nostro superpagellone del festival. Il film più amato viene curiosamente dal Fuori concorso ed è Inside Out, il nuovo capolavoro Pixar. Tra le pellicole in competizione, il nostro film del cuore è senz’altro The Assassin di Hou Hsiano-hsien.

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Cannes 2015, i premi: la Palma d’Oro va a DHEEPAN di Jacques Audiard

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Anche la 68esima edizione del Festival di Cannes è giunta al termine. La giuria guidata dai fratelli Coen ha tributato la Palma d’Oro Dheepan di Jacques Audiard.

Una cerimonia decisamente sui generis quella che ha sancito la chiusura del Festival e ha attribuito i riconoscimenti. Anche una manifestazione dedicata al cinema d’autore come Cannes è ormai sempre più influenzata dallo spettacolo degli Oscar e ha visto la presenza di numerosi intermezzi musicali e filmati di repertorio delle edizioni passate. Non sono mancate ovviamente le delusioni per le scelte della giuria: in particolare, molti tifavano per The Assassin di Hou Hsiao-Hsien, premiato “solo” per la regia.

Di seguito tutti i premi della kermesse (e qui i nostri film del cuore).

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Cannes 2015: MIA MADRE di Nanni Moretti

 

Sono ormai lontani i tempi in cui l’autarchico Nanni Moretti dissertava con acume e sarcasmo sulla condizione del disilluso universo giovanile, sul vuoto intergenerazionale, sulla perdita di valori morali, sulle idiosincrasie contemporanee, sul pubblico televisivo, sul potere distorto dei media, sull’ipocrisia dilagante, sulle proprie nevrosi, sulla Sachertorte. Con al centro se stesso, sempre e comunque. Il “morettismo” più intransigente ha lasciato spazio, dagli anni 2000 in poi, a una visione cinematografica più distesa e riflessiva, ancora affilata come un rasoio eppure silente nell’insinuarsi sotto l’epidermide dello spettatore senza quello straordinario (ma oggi inevitabilmente desueto) piglio spocchioso di gioventù. La filmografia dello splendido sessantaduenne di Brunico assume sempre più i tratti di un quadro artistico in divenire, ineccepibile nel rendere la consapevolezza e la maturazione di un autore tra i più importanti del panorama cinematografico italiano di oggi.

Un “nuovo corso” che non impedisce a Moretti di racchiudere in ogni singola opera i propri precipui tratti distintivi, solamente levigati dallo scorrere del tempo. Ed ecco che Mia madre, in concorso alla 68esima edizione del Festival di Cannes, nell’essere un punto di arrivo che racchiude e completa un cinema sempre più orientato al rigore, alla riflessione sul dolore e l’inadeguatezza, alla paura di avere paura, non rinuncia ai consueti topoi morettiani (la famiglia borghese intrisa di cultura classica, la crisi d’identità, l’incomprensione, la crisi artistica, l’approccio ateo all’esistenza, la medicina, il ballo).

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Cannes 2015: IRRATIONAL MAN di Woody Allen

 

Presentata fuori concorso all’ultima edizione del Festival di Cannes, Irrational Man è la nuova commedia del prolifico Woody Allen, qui alla sua seconda collaborazione consecutiva con l’attrice Emma Stone.

Sin dai primissimi minuti dell’opera, è possibile intuire come il film si inserisca a cavallo tra le consolidate tendenze stilistiche e contenutistiche del cineasta, e una certa voglia di rinnovarsi. I titoli di testa infatti non sono accompagnati come di consueto dalla solita musica jazz o da camera degli anni Trenta, il protagonista (uno straordinario Joaquin Phoenix che sicuramente segna una carta a favore della riuscita del film) non cerca di imitare i tic e le fattezze alleniane, e lo snodo centrale dell’opera segna un’evoluzione dei contenuti tematici a cui il regista ci ha da sempre abituati.

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Cannes 2015: SAUL FIA di Laszlo Nemes

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2015, Saul Fia è, ad oggi, il titolo più interessante visto sulla Croisette. Il regista è un esordiente ungherese che sicuramente tra le sue tanti doti possiede quella del coraggio. Infatti ce ne vuole in abbondanza per decidere di intraprendere la propria carriera cinematografica con un film ambientato (ancora una volta) in un campo di concentramento e che dunque affronti (ancora una volta) le atrocità umane e belliche.

La domanda che però è lecito porsi è, ma si tratta davvero di un’ennesima volta? Laszlo Nemes (questo il nome del regista) decide di imprimere alla sua pellicola uno stile decisamente calzante e coinvolgente. Lo spettatore è immerso nell’ambientazione scenica attraverso un uso frastornante del sonoro e una ripresa in formato 4:3 che da un lato riesce a ricreare un effetto claustrofobico notevole, dall’altro serve al regista per riflettere sul fuori campo diegetico e sul fuori fuoco.

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