HUNGRY HEARTS di Saverio Costanzo (2014)
C’era una volta una ragazza italiana di nome Mina (Alba Rorhwacher) che, in trasferta a New York per lavoro, incontra nel bagno di un ristorante cinese Jude (Adam Driver), un poveraccio in preda a un violento attacco di diarrea (per la serie, chi ben comincia è a metà dell’opera). Ovvio che il restare intrappolati insieme in una squallida toilette faccia scattare la scintilla: fidanzamento, lei rimane incinta (inizialmente, non è troppo convinta ma tant’è, l’amore supera ogni ostacolo) e i due si sposano. Nasce il bambino e lei dà di matto: ossessionata dalla pulizia interiore ed esteriore, rischia di far crepare di fame l’infante, nutrendolo esclusivamente con oli vegetali, semi e avocado. Il tapino Jude, sull’orlo di un esaurimento nervoso, chiede l’aiuto di dottori, assistenti sociali, genitrice e chi più ne ha più ne metta. Tragedia in agguato. Ecco la trama dell’ultimo film di Saverio Costanzo, Hungry Hearts, presentato in concorso (!) alla 71ª edizione del Festival di Venezia e tratto dal romanzo Il bambino indaco di Marco Franzoso.