DUE GIORNI, UNA NOTTE di Jean-Pierre e Luc Dardenne (2014)
Dopo essere stato presentato in concorso allo scorso Festival del cinema di Cannes, approda sui nostri schermi l’ultimo lavoro dei fratelli Dardenne. Avvalendosi dell’interpretazione di Marion Cotillard, i registi decidono di pedinare (come hanno sempre fatto lungo la loro carriera) le vicende di Sandra che, nell’arco di tempo espresso dal titolo, deve cercare di convincere i suoi colleghi di lavoro a rinunciare ad una parte del loro stipendio per far si che lei possa continuare a lavorare senza essere licenziata. Ad ostacolare il tutto, ovviamente, c’è la feroce e prepotente crisi economica. Due giorni, una notte si avvale di un soggetto potente e stimolante, ma il film convince appieno solo nella prima parte. Infatti, una volta capito il meccanismo, sembra che l’opera vada avanti con il pilota automatico, (ri)presentando sempre le stesse situazioni senza mai uscire dai binari sui quali si colloca. Anche la regia dei Dardenne (sempre devota all’instabilità della camera a mano) sembra meno ipnotica del solito, seppur le sequenze riuscite siano presenti (in primis la scena in macchina con Gloria di Patti Smith nella radio).