GOLDEN GLOBE 2015 – Tutti i premi

 

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É il trionfo di Boyhood. Alla 72° edizione dei Golden Globe avvenuta questa notte nella classica sede del Beverly Hilton Hotel di Beverly Hills in California, la pellicola di Richard Linklater si aggiudica tre Golden Globe tra cui quello come miglior film drammatico, miglior regista per e miglior attrice non protagonista per Patricia Arquette. L’opera girata nel corso di 12 anni tra il 2002 e il 2014, si spiana così la strada verso la notte degli Oscar del 22 febbraio, coronando un anno perfetto iniziato con la presentazione al Festival di Berlino e proseguito con la straordinaria accoglienza critica e di pubblico che il film ha ricevuto nei mesi seguenti.

Nonostante la vittoria annunciata di Boyhood, la sezione Cinema dei Golden Globe 2015 ha regalato svolte impreviste. Su tutti la sconfitta di Birdman. Il film di Inarritu si porta comunque a casa due premi (miglior attore in un film commedia o musicale per Michael Keaon e miglior sceneggiatura) ma perde la sfida diretta alla regia e a sorpresa non viene premiato come miglior film commedia o musicale, a discapito invece di Grand Budapest Hotel di Wes Anderson.

Sorprese anche in altre categorie dove Amy Adams si aggiudica il Golden Globe come miglior attrice in un film commedia o musicale per Big Eyes. Il russo Leviathan batte il favoritissimo Ida come miglior film straniero. Stupore anche nel Golden Globe al miglior film d’animazione dove Dragon Trainer 2 sorpassa The Lego Movie, il favorito della vigilia. Premiato anche il film Selma – La strada per la libertà che ottiene il Golden Globe per la miglior canzone.

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HUNGER GAMES: IL CANTO DELLA RIVOLTA – PARTE I di Francis Lawrence (2014)

 Ho un mio personale termometro per “misurare” i film più carichi di emozioni: i brividi lungo la schiena. Il fisico reagisce prima ancora che il cervello acquisisca consapevolezza. Di fronte ad Hunger Games – Il canto della rivolta, prima parte del gran finale cinematografico tratto dalla trilogia distopica di Suzanne Collins (la seconda parte uscirà a novembre 2015), i brividi sono stati numerosi e la visione un’autentica sorpresa. Chi scrive è sinceramente poco convinto dei primi due capitoli (Hunger Games e La ragazza di fuoco), che ha trovato deboli, poco originali e in parte già visti, ma ha dovuto ricredersi di fronte a Il canto della rivolta – Parte I: il film di Francis Lawrence ora mostra i denti e ha messo su i muscoli, pronto a fare bella mostra di sé in un film ponderato, maturo e denso di emozioni.

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MAPS TO THE STARS di David Cronenberg (2014)

Più che alle storie di Don DeLillo (già fonte di ispirazione per il precedente Cosmopolis) o di James Ellroy, Maps To The Stars rimanda mirabilmente ai vaporosi universi creati dall’autrice britannica Jackie Collins in romanzi come Seta e diamanti. Il film di David Cronenberg, chiaramente, ne rappresenta una deriva iperbolica e malata: ma negli intrecci del plot, che scannerizzano e distruggono gradualmente i già precari equilibri di una attrice un po’ agée (Julianne Moore) e di una famiglia composta da padre santone (John Cusack), madre apparentemente  inflessibile (Olivia Williams) e child star tredicenne (Evan Bird), si intravede una goduta superficialità che non disturba e che rende formidabile la prima parte del film. I due nuclei sono accomunati dalla presenza disturbante del personaggio interpretato da Mia Wasikowska (figlia disconosciuta della coppia e assistente della diva), dalla residenza in quello che è forse il posto meno attraente di sempre – Hollywood – e dalla visione di spettri legati al passato, che famelicamente divorano ogni loro residuo di serenità.

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Cannes 67. Giorno 6. David Cronenberg delude con “Maps to the stars”, meglio Bennett Miller con “Foxcatcher”

MAPS TO THE STARS di David Cronenberg (2014)

Delude le aspettative il ritorno sulla Croisette di David Cronenberg con Maps to the Starsla sua personale riflessione sull’universo hollywoodiano e su ciò che vi sta dietro. Il regista canadese vuole costruire una satira sul mondo di Hollywood: protagonisti sono i Weiss, una famiglia di grande successo mediatico di cui fa parte anche il giovanissimo Benjie, futura “stella promessa” della Mecca del Cinema.

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IO NON SONO QUI di Todd Haynes (2007)

io non sono quiMartedì 01/04/14, ore 21.15, RAI 5

 

Presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, il film, uno dei più originali ed inventivi biopic che siano mai stati girati, ripercorre le tappe salienti della vita del mitico Bob Dylan, attraverso sette distinti momenti della sua vita.

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LO SGUARDO DI SATANA – CARRIE di Kimberly Peirce (2013)

locandina-carrie“Quasi nessuno scopre mai che le sue azioni feriscono davvero gli altri. La gente non migliora, diventa solo più furba. Quando diventi più furbo, non smetti di strappare le ali alle mosche, cerchi solo di trovare dei motivi migliori per farlo.” (Stephen King, Carrie)

La povertà di idee a cui le superproduzioni made in U.S.A. ci hanno tristemente abituati si accanisce contro il bistrattato genere horror. Veicolo supremo di questo scempio, la pratica del remake: da Freddy Krueger a Jason Vorhees, passando per Leatherface e arrivando ai demoni sumeri di Sam Raimi, le icone del terrore sono state sistematicamente e programmaticamente fatte a pezzi e snaturate da registi inetti, sferrando duri colpi ad un tipo di cinema da tempo sull’orlo del baratro (nonostante alcune eccezioni). Ed ecco arrivare Lo sguardo di Satana – Carrie, rifacimento del film di Brian De Palma (1976) basato sul romanzo di Stephen King.

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DON JON di Joseph Gordon-Levitt (2013)

locandina-don-jonNato a Los Angeles, cresciuto sui set, autore di diversi cortometraggi: come giustamente ha notato il produttore Ram Bergmann, Joseph Gordon-Levitt ha masticato molto più cinema di tanti altri aspiranti filmmakers. Forse per questo appare del tutto a suo agio nei panni di sceneggiatore, protagonista e regista del suo esordio al lungometraggio Don Jon. Circondato dalle sue copertine di Linus, l’appartamento, l’auto aggressiva, la messa domenicale con annesso pranzo in famiglia, Jon Martello vive tranquillamente. Sa di essere bello e piacere alle donne, che non si fa mancare, ma non per questo rinuncia alle gioie della pornografia telematica che, in fondo, preferisce alle ragazze vere. Anche quando incontra la sognatrice Barbara (Scarlett Johansson), bomba sexy intrappolata in fantasticherie romantiche hollwyoodiane, non riesce a fare a meno di visitare quotidianamente Pornhub e compagnia.

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