GLORY – NON C’È TEMPO PER GLI ONESTI di Kristina Grozeva, Petar Valchanov (2016)

 

Sembra davvero una delle cinematografie emergenti del momento quella bulgara, nella quale la coppia registica formata da Kristina Grozeva e Petar Valchanov rientra tra i nomi più rappresentativi. Dopo l’interessante The Lesson (2014), il duo torna a riflettere con amarezza e ironia agrodolce sulla contemporaneità del loro Paese in Glory, già presentato nel concorso del 69esimo Festival di Locarno nel 2016. La storia è quella dell’umile manovale ferroviario Tsanko Petrov (Stefan Denolyubov), che un gesto di rara onestà – trova un’enorme somma di denaro sui binari e la consegna alla polizia – trasforma in eroe popolare (e populista), osannato dal Ministero dei trasporti e dall’ipocrita politica statale.

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Locarno 2016: GLORY di Kristina Grozeva, Petar Valchanov e THE LAST FAMILY di Jan P. Matuszyński

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GLORY (SLAVA) di Kristina Grozeva, Petar Valchanov (2016) – Concorso internazionale

Sembra davvero una delle cinematografie emergenti del momento quella bulgara, nella quale la coppia registica formata da Kristina Grozeva e Petar Valchanov rientra tra i nomi più rappresentativi. Dopo l’interessante The Lesson, uscito anche nelle sale italiane, il duo torna a riflettere con amarezza e ironia agrodolce sulla contemporaneità del loro Paese in Slava (titolo internazionale Glory), presentato nel concorso del 69esimo Festival di Locarno. La storia è quella dell’umile manovale ferroviario Tsanko Petrov (Stefan Denolyubov), che un gesto di rara onestà – trova un’enorme somma di denaro sui binari e la consegna alla polizia – trasforma in eroe popolare (e populista), osannato dal Ministero dei trasporti e dall’ipocrita politica statale. L’addetta stampa Julia (Margita Gosheva), cinica donna in carriera, smarrisce però l’orologio cui Tsanko è ostinatamente affezionato, innescando una piccola odissea in cui l’uomo cerca di riottenere il prezioso oggetto e, soprattutto, la sua dignità. L’evidente simbolismo non intacca la portata realista di questo racconto che pare uscito da una pagina di Gogol e che offre un corrosivo ritratto sociale, forse meno potente di The Lesson, ma alleggerito dal rischio retorica grazie a una vena sarcastica pungente. La notevole presenza scenica di Denolyubov si affianca a quella della Gosheva, impegnata in un ruolo diametralmente opposto a quello del precedente film e che si conferma ottima inteprete. 

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THE LESSON – SCUOLA DI VITA di Kristina Grozeva, Petar Valchanov (2014)

 

Raccontare al cinema la perenne lotta dell’uomo contro le ingiustizie sociali è argomento vecchio quasi quanto la settima arte stessa. Ci prova anche la coppia di registi formata dagli esordienti Kristina Grozeva e Petar Valchanov, esponenti di una cinematografia – quella bulgara – poco conosciuta nei circuiti internazionali. The Lesson, ispirato a un fatto di cronaca reale, racconta la storia di Nadia (Margita Gosheva), insegnante in una scuola media di provincia con un marito inetto e con un passato da alcoolista e una tenera bimba di salute cagionevole.

Quando la loro casa rischia il pignoramento per i troppi debiti, Nadia inizia un’assurda, tenace e a tratti surreale lotta contro il tempo, tra burocrati ottusi, strozzini abietti e un sistema bancario che stritola i cittadini con infallibilità chirurgica. Parallelamente, la donna tenta di impartire una lezione morale ai suoi studenti (uno dei quali si è macchiato di piccoli furti in classe), ma, per ironia della sorte, sarà alla fine lei stessa a mettere in discussione la sua onestà.

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