Io Capitano di Matteo Garrone, la recensione

“Io non voglio essere un burattino, voglio diventare un bambino come tutti gli altri” Pinocchio (2019)

A Venezia 80 ci sono stati ben due film della sezione ufficiale del Concorso che parlano di immigrazione, questo dà il polso di quanto sia una tematica attuale. Due film che hanno tratto il tema in maniera diversa, che lo guardano da due prospettive diverse e che parlano di due luoghi geografici diversi: l’Est Europa (la cosiddetta “rotta balcanica”) e l’Africa (le rotte orientali che attraversano il Sahara, la Libia e il Mediterraneo). La volontà di Io Capitano, non è quella di fare un indagine a tutto tondo sul fenomeno come fa Green Border, ma raccontare una storia, che lo stesso Garrone ha sentito raccontata dal protagonista in un centro per minori stranieri non accompagnati vicino Caserta, un ragazzino che a soli 15 anni aveva pilotato la nave che l’aveva portato da Tripoli all’Italia perché costretto dai trafficanti, nonostante lui non sapesse nuotare e non avesse mai visto il mare, ed era riuscito nell’intento di arrivare in Italia, senza nessun morto o che la nave affondasse.

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IL RACCONTO DEI RACCONTI di Matteo Garrone (2015)

 

«Per i miei film precedenti sono partito da fatti reali, e li ho trasfigurati fino ai confini di una dimensione quasi fantastica. In questo caso, invece, abbiamo compiuto il percorso inverso: abbiamo preso spunto da situazioni fiabesche per poi ricondurle su un piano realistico e concreto». (Matteo Garrone)

Se la grandezza di un artista si misurasse con la sua capacità di evolvere la propria opera percorrendo territori inesplorati pur rimanendo fedele a una precisa identità autoriale, allora avremmo un vincitore. Il coraggio di spingersi oltre aggrappandosi al rischio, di percorrere l’impervia via tra il popolare e l’elitario, di affrontare il crudo realismo del presente attraverso il chiaroscuro fantastico di un remoto passato: un azzardo da premiare, assolutamente. Un cinema che si staglia prepotente nel panorama italiano, prendendo le distanze dal morboso attaccamento a un hic et nunc che confina troppo spesso lo sguardo entro visioni standardizzate.

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La favola del cinema italiano: ci meritiamo Moretti, Sorrentino e Garrone?

   

Sarà forse una questione di nome. Sarà una questione di diverso appeal. Ma i fatti parlano di un evidente gioia e tripudio per Rossi-Dovizioso-Iannone, che «con la loro impresa tengono alto il nome dell’Italia, orgoglio nazionale almeno per un giorno». Eppure, se a questi nomi si sostituiscono Moretti-Sorrentino-Garrone, quasi cala il silenzio. O peggio, i detrattori escono allo scoperto, come sempre, inopportuni. Non che non si debba andare fieri di un ragazzo che a 36 anni riesce ancora a fare mirabolanti imprese sulle due ruote, ma il trio di registi sono stati da poco annunciati in concorso al prossimo Festival di Cannes, non certo una rassegna di quartiere. Eppure questo non basta. Inoltre, era da 20 anni che a Cannes non venivano presentati 3 film italiani in concorso, ma anche questo, evidentemente, non interessa.

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Festival di Cannes 2015: il programma

cannes 2015

E’ stato appena presentato il programma ufficiale del Festival di Cannes che avrà luogo sulla Croisette dal 13 al 24 Maggio. Sotto lo sguardo sorridente del viso di Ingrid Bergman (protagonista del poster che caratterizza la rassegna), molti importanti registi e titoli attesissimi troveranno il buio della sala sfidandosi verso la concquista dell’ambita palma d’oro, premio che verrà assegnato dalla giuria capitanata dai fratelli Coen.

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PRIMO AMORE di Matteo Garrone (2004)

locandina-primo-amoreSabato 09/11/13, ore 01.20, IRIS

 

Liberamente ispirato al romanzo Il cacciatore di anoressiche di Marco Mariolini e diretto da Matteo Garrone, Primo amore costituisce un fulgido esempio delle vette che il cinema italiano è ancora in grado di raggiungere.

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REALITY di Matteo Garrone (2012)

Reality, tra incubo e fiaba con Matteo Garrone - Panorama 

A distanza di quattro anni dal successo  di critica e di pubblico ottenuto con Gomorra, il regista romano Matteo Garrone, classe 1968, torna a vincere il prestigioso Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes, questa volta con un soggetto originale di graffiante attualità.

Reality, titolo quanto mai esemplificativo, chiaro, limpido ma al contempo portatore di un duplice significato (il reality-show massmediale, illusorio, boccaccesco e la dura realtà che sopporta quotidianamente la gente comune), è una lucida analisi, non priva di una pungente ironia, della deriva esistenziale a cui deve far fronte un pescivendolo napoletano, felicemente sposato e padre di tre figli, nel momento in cui realizza di non aver superato le selezioni per partecipare alla prossima edizione del Grande Fratello.

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