Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti, la recensione

“Con questo film io voglio ribadire la forza del cinema, l’impatto che può avere un film al cinema sulle persone” Nanni Moretti

Il sol dell’avvenire è un gioco molto raffinato di citazioni e patchwork di topics, dove Nanni Moretti riprende il suo passato, ma delinea anche una nuova strada verso il futuro della sua cinematografia. Quindi non consideratelo solo come il film felliniano di Moretti (please!).

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Cannes 2015: MIA MADRE di Nanni Moretti

 

Sono ormai lontani i tempi in cui l’autarchico Nanni Moretti dissertava con acume e sarcasmo sulla condizione del disilluso universo giovanile, sul vuoto intergenerazionale, sulla perdita di valori morali, sulle idiosincrasie contemporanee, sul pubblico televisivo, sul potere distorto dei media, sull’ipocrisia dilagante, sulle proprie nevrosi, sulla Sachertorte. Con al centro se stesso, sempre e comunque. Il “morettismo” più intransigente ha lasciato spazio, dagli anni 2000 in poi, a una visione cinematografica più distesa e riflessiva, ancora affilata come un rasoio eppure silente nell’insinuarsi sotto l’epidermide dello spettatore senza quello straordinario (ma oggi inevitabilmente desueto) piglio spocchioso di gioventù. La filmografia dello splendido sessantaduenne di Brunico assume sempre più i tratti di un quadro artistico in divenire, ineccepibile nel rendere la consapevolezza e la maturazione di un autore tra i più importanti del panorama cinematografico italiano di oggi.

Un “nuovo corso” che non impedisce a Moretti di racchiudere in ogni singola opera i propri precipui tratti distintivi, solamente levigati dallo scorrere del tempo. Ed ecco che Mia madre, in concorso alla 68esima edizione del Festival di Cannes, nell’essere un punto di arrivo che racchiude e completa un cinema sempre più orientato al rigore, alla riflessione sul dolore e l’inadeguatezza, alla paura di avere paura, non rinuncia ai consueti topoi morettiani (la famiglia borghese intrisa di cultura classica, la crisi d’identità, l’incomprensione, la crisi artistica, l’approccio ateo all’esistenza, la medicina, il ballo).

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La favola del cinema italiano: ci meritiamo Moretti, Sorrentino e Garrone?

   

Sarà forse una questione di nome. Sarà una questione di diverso appeal. Ma i fatti parlano di un evidente gioia e tripudio per Rossi-Dovizioso-Iannone, che «con la loro impresa tengono alto il nome dell’Italia, orgoglio nazionale almeno per un giorno». Eppure, se a questi nomi si sostituiscono Moretti-Sorrentino-Garrone, quasi cala il silenzio. O peggio, i detrattori escono allo scoperto, come sempre, inopportuni. Non che non si debba andare fieri di un ragazzo che a 36 anni riesce ancora a fare mirabolanti imprese sulle due ruote, ma il trio di registi sono stati da poco annunciati in concorso al prossimo Festival di Cannes, non certo una rassegna di quartiere. Eppure questo non basta. Inoltre, era da 20 anni che a Cannes non venivano presentati 3 film italiani in concorso, ma anche questo, evidentemente, non interessa.

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Festival di Cannes 2015: il programma

cannes 2015

E’ stato appena presentato il programma ufficiale del Festival di Cannes che avrà luogo sulla Croisette dal 13 al 24 Maggio. Sotto lo sguardo sorridente del viso di Ingrid Bergman (protagonista del poster che caratterizza la rassegna), molti importanti registi e titoli attesissimi troveranno il buio della sala sfidandosi verso la concquista dell’ambita palma d’oro, premio che verrà assegnato dalla giuria capitanata dai fratelli Coen.

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MIA MADRE di Nanni Moretti (2015)

 

Sono ormai lontani i tempi in cui l’autarchico Nanni Moretti dissertava con acume e sarcasmo sulla condizione del disilluso universo giovanile, sul vuoto intergenerazionale, sulla perdita di valori morali, sulle idiosincrasie contemporanee, sul pubblico televisivo, sul potere distorto dei media, sull’ipocrisia dilagante, sulle proprie nevrosi, sulla Sachertorte. Con al centro se stesso, sempre e comunque. Il “morettismo” più intransigente ha lasciato spazio, dagli anni 2000 in poi, a una visione cinematografica più distesa e riflessiva, ancora affilata come un rasoio eppure silente nell’insinuarsi sotto l’epidermide dello spettatore senza quello straordinario (ma oggi inevitabilmente desueto) piglio spocchioso di gioventù. La filmografia dello splendido sessantaduenne di Brunico assume sempre più i tratti di un quadro artistico in divenire, ineccepibile nel rendere la consapevolezza e la maturazione di un autore tra i più importanti del panorama cinematografico italiano di oggi.

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