INSIDE OUT di Pete Docter e Ronnie del Carmen (2015)
Venti anni fa, si presentarono agli occhi del mondo con il loro primo lungometraggio (Toy Story) lasciando il segno nel cuore e negli occhi di molti, ma soprattutto lanciando una sfida a se stessi: raggiungere l’infinito, anzi, andare oltre.
Lungo una carriera straordinaria, la Pixar ha provato a vincere tale scommesso conducendo il suo pubblico dalle profondità della terra (A Bug’s Life) e del mare (Alla ricerca di Nemo) alle immensità dello spazio (Wall-E), passando attraverso le avventure di un cuoco pasticcione (Ratatouille), una famiglia di supereroi (Gli Incredibili) e provando ad immaginare mondi paralleli popolati da mostri (Monsters & Co.). Ora, dopo due anni di assenza dagli schermi di tutto il mondo (fatto questo particolarmente sorprendente in quanto la casa d’animazione è sempre stata solita rilasciare una pellicola ogni anno), i geni della casa californiana tornano con un ultimo (e forse definitivo) lavoro che in qualche modo sembra riuscire a vincere la sfida di cui sopra.
Infatti cosa c’è di più in(de)finito delle emozioni umane? Dove risiedono? Da dove nascono? Come si comportano? Questi sono i difficilissimi temi affrontati da Inside Out, un progetto ambizioso più che mai, ma capace di lasciare il segno, profondamente, grazie alla sua fantasiosa e originale creatività.