Barbie di Greta Gerwig, la recensione del film con Margot Robbie e Ryan Gosling

Inutile girarci intorno: Barbie è il film più atteso, chiacchierato, popolare del 2023. E, dopo l’uscita (che in Italia non ci ha consentito di vivere il tormentone mondiale del Barbenheimer, con Oppenheimer fatto slittare nelle nostre sale al 23 agosto), anche il più divisivo. Da una parte chi plaude al film di Greta Gerwig con Margot Robbie e Ryan Gosling, un prodotto sorretto da quella che è semplicemente la più grande e sfacciata operazione di marketing degli ultimi anni, dall’altra chi critica il femminismo del film come una presa di posizione radicale e superficiale. Resta il fatto che quello della Gerwig è probabilmente l’unico film su Barbie che poteva essere fatto.

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BLADE RUNNER 2049 di Denis Villeneuve (2017)

5 buoni motivi per vedere Blade Runner 2049 | Rolling Stone Italia

In tempi di franchise cinematografici sfruttati sino all’isterilimento, reboot eretici e remake che gridano vendetta in un progressivo appiattimento dell’inventiva hollywoodiana, quella di un seguito dell’immortale Blade Runner 35 anni dopo, con Ridley Scott alla produzione e Denis Villeneuve chiamato a raccogliere il testimone in cabina di regia, sembrava una scommessa azzardatissima, persa in partenza. Preceduto da un’attesa lancinante, il sequel di uno dei più grandi film di fantascienza di sempre (nato a sua volta da un romanzo di Philip K. Dick) si rivela invece una piacevole sorpresa, un’opera di maestosa complessità che riscrive le regole per riaggiornare saghe e classici del passato per il pubblico contemporaneo. Ambientato un trentennio dopo gli eventi del primo film, Blade Runner 2049 vede protagonista un nuovo cacciatore di replicanti, K (un Ryan Gosling di stupefacente bravura), alla ricerca di Rick Deckard (Harrison Ford) e alle prese con una scoperta clamorosa che potrebbe cambiare per sempre i rapporti tra umani e androidi e i destini di un mondo in disfacimento.

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SOLO DIO PERDONA di Nicolas Winding Refn (2013)

only-god-forgives-posterSolo Dio perdona ha nettamente diviso la critica all’ultimo Festival di Cannes, dove è stato presentato in concorso, e adesso si prepara a far discutere anche il pubblico italiano. Per questo vi proponiamo due recensioni, differenti nel giudizio.

 

UN TAVOLO A CUI MANCA UNA GAMBA (scritta da Andrea Pesoli)

 

 

Epici protagonisti solitari. Questa potrebbe essere la chiave di lettura di tutto il cinema firmato da Nicolas Winding Refn. Il cineasta danese ha fin qui messo in scena storie di vario genere accomunate però dagli indimenticabili personaggi principali: solo per citare gli ultimi tre esempi, restano impressi il Charles Bronson di Tom Hardy, il One Eye di Mads Mikkelsen e il Driver di Ryan Gosling. Con il suo ultimo film Solo Dio perdona (presentato in concorso a Cannes), Refn però stupisce tutti: nonostante l’attore copertina sia ancora il divo Gosling, il vero protagonista è il semisconosciuto interprete tailandese Vithaya Pansringarm. Completano il cast Kristin Scott Thomas, Yayaying Rhatha Phongam e Tom Burke.

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COME UN TUONO di Derek Cianfrance (2012)

 

La coppia Cianfrance-Gosling è tornata. Dopo il successo ottenuto con Blue Valentine, il regista e sceneggiatore statunitense, classe 1974, Derek Cianfrance, nel suo terzo lungometraggio, ha radunato un cast di prim’ordine per mettere in scena un affresco di ampio respiro che ha l’ambizione di muoversi nel solco di un ineluttabile destino entro cui sono costretti a muoversi i protagonisti, attraverso la contrapposizione dicotomica tra legalità e trasgressione. Il crimine come ultimo, disperato appiglio ad un’esistenza ai margini, il cuore di tenebra della legge, le colpe dei padri che ricadono sui figli, sono le direttrici lungo le quali il film spazia, rischiando però di restare intrappolato in una struttura ad incastro fin troppo rigida.

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GANGSTER SQUAD di Ruben Fleischer (2013)

Doveva essere uno dei titoli di punta del 2012, Gangster Squad, ritorno in grande stile del poliziesco-noir e del gangster movie diretto da Ruben Fleischer (Benvenuti a Zombieland) e con un cast all star comprendente Josh Brolin, Sean Penn, Ryan Gosling, Nick Nolte, Giovanni Ribisi e Emma Stone.
Doveva, appunto: l’episodio della strage in una sala cinematografica di Aurora, Colorado, alla prima di Il ritorno del cavaliere oscuro, ne ha fatto slittare l’uscita per l’affinità del tutto casuale tra il tragico fatto e una scena del film, tagliata per il timore di urtare la sensibilità degli spettatori (e giocarsi così potenziali incassi). Una scelta opinabile, soprattutto perché inserita all’interno dell’ormai abusato dibattito sulla pericolosità e il rischio di emulazione connessi alla rappresentazione della violenza sul grande schermo: tesi che ha peraltro rivelato tutta la sua sterilità ai successivi (ennesimi) episodi di eccidi da parte di squilibrati in Usa. Detto questo, alla visione del film di Fleischer viene oggi da pensare che tanta disperazione, provata da noi spettatori all’annuncio del rinvio, fu un sentimento decisamente mal riposto.

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