THE YOUNG POPE di Paolo Sorrentino, ep. 9-10

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“Alla fine dobbiamo tornare tutti da dove abbiamo cominciato”

È stato sottolineato diverse volte, lo stesso Paolo Sorrentino lo aveva dichiarato: The Young Pope è sicuramente una serie tv, ma prima di tutto è un film, e come tale va giudicato. Si potrebbe anche precisare: più che un film è un viaggio, sia per noi spettatori che per Lenny Belardo, divenuto sempre più Pio XIII. La pazienza di ascoltare ciò che il regista e sceneggiatore napoletano aveva da dire durante queste 10 ore è stata ampiamente ripagata con un’opera ambiziosa, ricca e indelebile, con cui è necessario fare i conti e che – ma questo era chiaro sin dalle prime sequenze – è destinata a dividere.

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THE YOUNG POPE di Paolo Sorrentino, ep. 7-8

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“Il Papa è distratto…”

L’incipit del settimo episodio è metaforicamente e allegoricamente molto interessante: Pio XIII riceve per posta la parte mancante della pipa che conserva gelosamente dal giorno in cui i suoi genitori lo hanno abbandonato all’orfanotrofio di suor Mary. I suoi genitori sono tornati? Lo stanno cercando? Quello che colpisce è quando la pipa viene ricomposta e appoggiata su uno blocco bianco, ricreando un’immagine di magrittiana memoria: Ceci n’est pas une pipe. Ceci n’est pas un Pope. Pio XIII è sempre più in crisi, e il regalo inaspettato è il colpo di grazia al suo tormento, che si fa incessante, mettendo a nudo una fragilità che si contrapone alla sicurezza con cui combatte l’omosessualità nella chiesa e l’aborto, rifiutandosi di finanziare le missioni e mantenendo rapporti tesi con le altre religioni. “Tu sei il dolce Gesù Cristo sceso sulla terra”, gli ricorda suor Mary, nella luce quasi surreale che pervade le inquadrature, in una bellezza formale confermata, che supplisce a qualche vuoto di scenggiatura che inizia ad intravedersi. Eppure, anche nel lutto profondo, non si scompone mai, prega nel profondo silenzio subacqueo della piscina di Castel Gandolfo, in una delle sequenze più significative dei due episodi. Nella crisi, nonostante le accuse di non credere in Dio, Pio XIII rimane saldo nella sua fede, ricordando come il celibato sia fondamentale, in quanto ricorda ai sacerdoti che sono solamente figli di Dio, che mai possono diventare padri, perché non rischino di cadere nella tentazione di sostituirsi all’unico vero Padre.

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THE YOUNG POPE di Paolo Sorrentino, ep. 5-6

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“Sono infelice, come tutti i preti”

I tormenti e i fantasmi del passato continuano a disturbare Pio XIII, sin dalle prime sequenze dell’episodio 5, che vedono  genitori del Papa in viaggio sui canali a Venezia, mentre abbandonano il loro figlio sofferente. Esteticamente impeccabile, con virtuosisimi registici con cui Paolo Sorrentino continua a viziarci, la prima sequenza è la perfetta introduzione allo spirito di melancolica sofferenza  che aleggerà su tutto l’episodio, intriso di flashback e di ricordi, che siano tristi o felici. Pio XIII è sempre più monarca, mentre Lenny Belardo è alla ricerca di una libertà da lui perduta, di un passato che gli ha tolto gli affetti più cari e su cui ora vuole fare chiarezza, per una sofferenza enorme che non gli dà mai tregua. Sorrentino fa convinvere queste due realtà, la doppia personalità di un pontefice spietato e scevro da qualsiasi forma di compassione (“Non c’è più niente da fare con la razza umana”), eccezion fatta per la giovane Esther, cui lui è affezionato e alla quale mostra tutta la sua umanità. Ma la dolcezza dello sguardo di Jude Law nei confronti della giovane donna stride con le sue parole di fronte a Voiello e agli altri cardinali, ai quali, finalmente, pronuncia il tanto desiderato discorso.

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THE YOUNG POPE di Paolo Sorrentino, ep. 3-4

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I primi due episodi circolari (apertura del primo con udienza onirica che dalla pioggia passava al sole e chiusura del secondo con la prima udienza reale che dal sereno portava al temporale) hanno lasciato in consegna un Papa duro, dispotico, monarchico e assolutista, privo di qualsiasi pietà o scrupolo, con il popolo dei fedeli basito di fronte alla Basilica di San Pietro.Da qui riparte il pungente Sorrentino, da qui riprende Pio XIII, in primissimo piano, mentre, calmo e freddo, sostiene di non credere in Dio e di essersi illuminato da solo. 

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THE YOUNG POPE di Paolo Sorrentino, ep.1-2

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 IN ONDA SU SKY ATLANTIC

 Nuntio vobis gaudium magnum. Paolo Sorrentino, almeno per quanto mostrato nei primi due episodi di The Young Pope, esce dal torpore manieristico mostrato con Youth e sembra aver regalato un’altra Grande Bellezza, seppur sul piccolo schermo. Il regista napoletano scrive e dirige una serie tv, come tanti autori stanno facendo (David Lynch e Woody Allen, per citarne due grandi) portando la macchina da presa tra le mura del Vaticano, raccontando di un Papa, Pio XIII (Jude Law), alle prese con i suoi primi giorni di pontificato, poco dopo la tanto attesa fumata bianca. Intenso e provocatorio sin dalle prime battute, Sorrentino dispensa da subito perle di regia e sceneggiatura, con monologhi taglienti e dialoghi forti, incalzanti, in un pilot di rara intensità, colmo di materiale e di una qualità che il cinema nostrano fatica a vedere da anni, forse proprio dal suo ultimo premio Oscar.

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